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martedì 19 nov
  • L’emiro con la nuca rivolta verso Palermo

    Da qualche giorno il “Berlusconi del Qatar” (perché fondatore e finanziatore della famosissima emittente televisiva Al Jazeera) è in visita a Palermo; è arrivato con un jet privato (l’ultima volta invece preferiva il suo mega yacht) ed ora alloggia probabilmente nell’albergo più bello di Palermo, ad un metro dal mare.
    Ha “dovuto” prendere un intero piano dell’albergo di lusso, e dalle sue terrazze ha una vista impareggiabile del nostro mare.
    Sì, perché probabilmente passerà le sue giornate a fissare l’orizzonte che si perde, coccolato tra i comfort di una struttura ricettiva che cura anche il minimo particolare.
    L’emiro è già alla sua terza visita palermitana; una triste statistica dice però che molti dei turisti che hanno la fortuna di conoscere Palermo, ahimé non fanno più ritorno una seconda volta…
    Ma l’emiro non è di questo avviso.
    Chissà cosa spinge un turista a non tornare nella nostra città: io che la amo, so cosa questa ha da offrire, e so cosa invece è costretta a nascondere, e neanche troppo bene.
    Fatto sta che l’emiro con molta probabilità, difficilmente avrà mai abbandonato le sue gabbie d’oro per scoprire Palermo.
    Effettivamente porgerà la sua regale nuca alla nostra bella città, rivolgendo piuttosto il suo sguardo su un mare che in tutto il mondo è blu! (anche se modestamente il nostro è forse uno dei più belli…).
    Ma questo non mi scoraggia: se l’emiro effettivamente ha scelto Palermo per la terza volta un motivo ci sarà! Poteva scegliere qualsiasi città offrisse un albergo di lusso; è invece ha proprio scelto Palermo.
    La verità è che questa città da sempre è stata ammirata da tutti i popoli del mondo che ne sono rimasti entusiasti. Non avrebbe senso qui citare tutti gli scrittori e gli intellettuali che hanno descritto Palermo in questa sua alterna storia.
    Piuttosto è il caso di citare un viaggiatore, che per vicinanza geografica è possibile associare all’emiro di cui sopra.
    Ibn Hawqal, viaggiatore mussulmano dell’epoca arabo-normanna, descriveva così la nostra città:

    «[Palermo] è circondata da numerosi corsi d’acqua che scendono da ovest ad est; la loro corrente è capace di far girare dei mulini che sono difatti attivi in diverse località. Lungo i corsi d’acqua, dalla sorgente fino alla foce, si stendono terreni paludosi coperti di cespugli, dove cresce la canna di Persia, ed esistono giardini
    da frutta e campi di zucche. In questi terreni si raccoglie soprattutto il papiro, con il quale si fabbricano rotoli dove scrivere.
    Attorno all’abitato vi sono delle sorgenti meno conosciute, dalle
    quali si trae grande utilità, come quella del Qadus, a sud, e la
    Grande Fontana e la Piccola Fontana, situate all’angolo della
    montagna che incombe sulla città. Esse sono la più grande sorgente del paese. Tutte queste acque sono utilizzate per
    l’irrigazione dei giardini. La maggior parte dei corsi d’acqua nei terreni a nord della città sono usate per l’irrigazione dei giardini, a mezzo di norie.
    Gli abitanti vi possiedono un gran numero di giardini, di grande
    capacità produttiva; essi sono posti a una certa distanza
    dall’acqua e non sono quindi irrigati naturalmente come accade
    in Siria».

    Se come dimostra questa splendida descrizione della Palermo che fu, il nostro rapporto coi “turchi” è antichissimo, ancora oggi la storia della nostra terra si intreccia con quella di questi lontani estimatori.
    La loro curiosità per la nostra terra è pareggiata dalla nostra curiosità per i loro denari.
    Così balza alla cronaca la visita di un emiro, come anche l’interessamento di un facoltoso sceicco, tale Al Hokair, per la nostra amatissima squadra di calcio, o gli splendidi orologi d’oro, donati ai nostri potenti in una recente visita.
    Ma penso che possa essere paradigmatica un’altra esperienza che la nostra terra ha recentemente fatto con il mondo mediorientale: Caltanissetta era stata messa a lucido per l’arrivo, alquanto inatteso, dell’illustre sultano di Abu Dhabi; in realtà un errore nella traslitterazione del nome di battesimo (“Sultan”) aveva incoronato un semplice uomo d’affari.
    Egli, con molto stupore, era previsto come protagonista di un incontro formale con l’amministrazione, nella prospettiva di un possibile investimento in città.
    Sarà stato tanto lo stupore di così attenta ospitalità, che ritornato in patria, quel fortunato visitatore, avrà raccontato ai suoi quanto è magica questa terra, in cui anche il più umile degli ospiti è considerato un re.
    Ancora una volta siamo terra di conquista, ma ancora una volta abbiamo conquistato chi da questa terra è passato

    Ospiti
  • 5 commenti a “L’emiro con la nuca rivolta verso Palermo”

    1. Secondo me deve è venuto per comprare il parquet al Leroy Merlin per il Teatro Massimo.
      🙂

    2. le pensi davvero o è uno sfogo letterario?
      capirai, l’emiro per quanto viaggia non è come il solito turista..non deve scegliere qui o lì e bruciarsi l’unica o una delle poche vacanze all’anno..e per quanto lussuoso sia l’albergo..

      però lo ammetto, un bel modo di trastullarsi

    3. forse ha scelto l’albergo e nn la città.

    4. Se mi ricordo bene era invece il Sultano dell’Oman (il solo sultano che esistà)a essere venuto a Palermo col suo yacht in 2008.
      Senza mettere piedi a terra ma regalando tra l’altro un apparecchio per T.A.C. a l’Ospedale dei Bambini che….è stato rubato

    5. Prendo a caso questo post che avrebbe meritato più’ fortuna se l’autore non si fosse tanto dilungato,per dimostrare come un evento un po’ fuori dall ‘ordinario viene praticamente lasciato cadere nell’indifferenza generale.
      Da sempre si parla di necessità’ di capitali,ed in questo caso l’illustre ospite ha tanti di quei petrodollari che potrebbe ricoprire tutta la Conca d’Oro con biglietti da cento,a più’ strati.
      Noi abbiamo la grande fortuna di godere di un clima mediterraneo,che fin’ora e’ rimasto fuori dal mirino del l’agenzia delle entrate(si’,perché’ potrebbe anche venire il giorno in cui qualcuno scopre questo privilegio e ci mette su ‘ una bella imposta di soggiorno!).
      Loro,gli arabi,sono costretti a vivere in un paese dove si toccano i 50 gradi .
      Qui troverebbero il paradiso in terra.

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