Tutti i lavoratori hanno una dignità, anche quelli del Ce.fo.p.
La parola “fine” è corta, ha solo quattro lettere: due vocali, due consonanti che fanno due sillabe. Indica un periodo temporale ben preciso: è un punto, con un a capo (si spera). Eppure per gli impiegati del Ce.fo.p. è una parola diluita nel tempo e negli spazi di un conto corrente perennemente in rosso. Da dodici mesi senza stipendio, di mestiere ormai fanno i manifestanti. Le mani che questuavano sotto Palazzo d’Orleans sono diventate dapprima pugni per sfogare nella violenza la disperazione e adesso sono giunte, in preghiera, nella speranza di poter conservare almeno il loro posto di lavoro.
Il Ce.fo.p., per chi non lo conoscesse, è un ente di formazione fino a qualche tempo fa accreditato con la Regione Siciliana. Conta circa 1100 impiegati – anche se il numero preciso degli assunti è un mistero – ed è uno dei più grandi centri di formazione in Italia.
Qualche giorno fa è arrivato alle sede dell’ente un fax dalla Regione Siciliana per l’avvio della cassa integrazione in deroga, ma ancora non vi è nessuna comunicazione certa. La possibilità della cassa integrazione è stata accolta con stupore, amarezza, sollievo. Le sedi tuttavia non sono deserte: tutti giorni insegnanti, tutor e direttori si recano nelle scuole ma non svolgono nessuna attività. I corsi sono stati sospesi perché non rifinanziati dalla Regione. Continua »
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