Palermo, alzati e cammina
A suon di musica. Ne parlavo ieri con un amico e collega. Il suo capo gli aveva sussurrato la linea editoriale del momento: basta notizie sulla città che boccheggia, che annaspa, che si dispera, che fa debiti, che uccide e si uccide. Almeno per il momento. Esiste un’altra Palermo. Quella che va a vedere Sting, che si gode i riflettori e i tufi spazzolati del Castello a mare, che “sbagna” le panchine a forma di pan d’arancio (bianco, però) sul “molo turistico” della Cala, fresco di tappeto erboso, vicino eppure distante dal suo più prosaico dirimpettaio, il mago del “pani c’a meusa”. Questa Palermo di cui nessuno sospettava l’esistenza in morte è risorta dall’Averno grazie a un miracolo lesto: è bastato un fine settimana. Lo ha scritto pure un blasonato quotidiano, in “nazionale”: Sting canta la rinascita di Palermo. E se tanto poco basta, se il potere taumaturgico della musica e della brezza serale può farci tirare un sospiro di sollievo, propongo un esperimento medianico. Evochiamo lo spirito di Mozart, tutti insieme, una notte, a Romagnolo. Hai visto mai che, a suon di Dies Irae, non si risani il centro storico, e si materializzi una metropolitana, e tutto torni pulito, per le strade e nel Palazzo. Così: con un glissato d’arpa e una svirgolata d’archi.
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