Giornalisti, uffici stampa e questioni irrisolte
Per più giorni ha tenuto banco nelle cronache siciliane il caso dei ventuno giornalisti dell’ufficio stampa del governatore che accettano supinamente di cassare le critiche negative dalla loro rassegna stampa quotidiana. Giornali di carta e online, blog e network hanno sceverato molti aspetti e conseguenze di quanto è accaduto. Mi faccio una domanda: è compatibile la posizione di questi signori con la carta dei doveri dei giornalisti? Far parte di un ufficio stampa significa eseguire gli ordini del proprio datore di lavoro. La cosa risalta ancor di più se questi è un esponente politico che detiene il massimo di potere nell’ambito territoriale di competenza. Dove è andata a finire l’immagine del giornalista sotto forma di cane che morde il potere? Nel calderone delle cose che non vanno metterei anche i casi di certi giornalisti adusi programmaticamente a travisare o a ignorare fatti e notizie, proni soltanto dinanzi al verbo della propria parte politica. Queste sono solo due delle questioni in campo. Ce ne sono altre, ad esempio lo sfruttamento dei precari, l’emergere di nuove figure di lavoratori nel settore della comunicazione (web), gli eccessi del corporativismo, le motivazione del persistere di uno sbarramento chiamato ordine dei giornalisti, eccetera. C’è tanta carne al fuoco, non è maturo il tempo per dare un’occhiata all’ordinamento di questa fondamentale professione?
Penso che la risposta alla tua domanda sia Sì, assolutamente sì.
Andrebbe distinta se non altro la figura dell’addetto stampa da quella del giornalista. Nel senso che chi lavora in ufficio stampa è un fornitore di notizie, mentre un giornalista dovrebbe essere un cercatore di notizie. Poi gli strumenti di lavoro e le competenze sono simili, più o meno.
Detto questo, è ovvio che chi lavora in ufficio stampa dipenda dalla propria fonte e quindi non potrà (sarebbe quasi corretto dire non “dovrà”) mordere la mano che lo nutre. Se questo pare fare a pugni con la deontologia professionale… vuol dire che la deontologia è sbagliata oppure che non può essere applicata agli addetti stampa. Ergo, sarebbe opportuno distinguere le due figure.
Concordo con Panduri: i due ruoli sono assolutamente diversi.
Perchè, come tutti sanno, differenti possono essere i modi di divulgare la stessa notizia.
Secondo me, addirittura, non dovrebbe essere consentito ad un giornalista di svolgere il compito di addetto stampa e viceversa: o fai l’uno o l’altro.
Altrimenti, rimarrebbe sempre il dubbio di una certa…imparzialità.
Ad esempio: Fede è un giornalista o l’addetto stampa di Berlusconi?
Sono d’accordo. I doveri dell’addetto stampa sono incompatibili con la deontologia del giornalista. Le due figure andrebbero distinte, apportando apposite modifiche all’ordinamento del giornalista. Il giornalismo alla Fede invece dovrebbe sanzionarsi pesantemente, fino alla espulsione dall’Ordine.