Là fuori
Nutro una sensazione. Che giorno dopo giorno cresce in sospetto, minaccia di lievitare in constatazione ed esplodere in dato di fatto.
Sta tramontando il mito del «mai senza sole, senza mare e senza panelle».
Del «mai lontano da qui».
Sento sempre più palermitani della mia generazione (ma anche più giovani) che sussurrano di voler andare a vivere altrove. «Là fuori», si sospira, e si intende un là-fuori-là fuori. Altrove. Forse nemmeno in Italia.
Ne chiacchieravamo anche venti anni fa, ma allora si scherzava. Poi non lo si faceva. Era un vezzo, puro gusto di grattarsi le rogne tra adolescenti, una fantasticheria seguita da una risata, da un «ma sì», o dall’inevitabile «ci vediamo domani».
Adesso non ne sono più tanto sicuro. Ormai raccolgo tra gli amici più sfoghi che vagheggi, e incrocio sguardi determinati – di pietra, stupefatti – durante il discorrere. Qualche volta mi imbatto in occhi lucidi. Leggo smorfie di rammarico e futuri tremolanti, sprimacciati sul tavolo di un bar, disegnati con inchiostro indelebile. Rimarcati dal coraggio. Imbrattati dall’incertezza, in egual misura.
Un giorno sapremo se siamo una nuova generazione di emigranti. Fra non molto, azzardo. E spero che terremo ben a mente chi ringraziare per tutto questo. Sarà una lunga lista, è vero, ma chi parte ha buona memoria.
Io sono là fuori e precisamente là n’capo. Oggi sono a casa mia per le ferie. Maledetti! Mi sarebbe piaciuto restare qui dentro. Maledetti!
Cu’ niesce arriniesce
Cu niesce è costretto a niescere…
Sta diventando – se già non lo è quasi – inevitabile.
Sfatiamo il mito che al nord è meglio… non è tutto oro quello che luccica… a favore dei pro ci sono i contro… io sono al nord da 20 anni… il prossimo fenomeno migrativo sarà vedrà migliaia di giovani fuori nazione, ”saltando”direttamente il nord Italia…
….ma chi parte ha buona memoria….perchè è difficile dimenticare il momento della partenza.
Inevitabile, grazie alla nostra capacità di non curarci di ‘loro’, ma guardare e passare! Palermo sempre nel cuore, ma in tasca soldi esteri…
Caro Giacomo, c’è ancora anche qualche scellerato come me che si rifiuta di arrendersi e fresco fresco di laurea tenta di avviare una attività dal nulla, con l’unico obiettivo di far crescere questa terra senza lasciarla in mano alle capre.
Chi può deve rischiare.
Giulione: be’, anch’io sono ancora qui, dopotutto. Sono d’accordo con te.
Io ho fatto il salto triplo senza passare dal via…
vivo a Praga da 2 anni e mezzo ormai e mai scelta più azzeccata, si ci sono pro e contro come ovunque ma i pro rispetto a Palermo sono cosi tanti che non rimpiango sole, mare e panelle.
E poi basta organizzarsi
sole e mare non sono esclusiva siciliana e panelle.. basta fare un salto a Fiumicino ormai
Molto meglio al nord che qui dove la parola lavoro è un vocabolo sconosciuto.
Io sono appena tornato da 10 giorni di vacanza là fuori e mi sono reso conto di come stiamo veramente messi male. Non parlo di problematiche di sistema che magari non sono imputabili sempre al singolo, ma parlo di quello che riguarda la collettività o meglio la società civile. In aereo sempre vucciria, la città sporca in una maniera indescrivibile, oggi all’agenzia delle entrate anche la fila con i numeretti è affidata al caso la gente si infila e fa di tutto.
Molti problemi li abbiamo da tempo, altri siamo bravissimi a causarceli da soli.
Andare via è un pò come alzare la braccia e ammettere di arrendersi. Triste ma vero.
A Pelermo mancanza di serietà e senso di responsabilità quasi nullo. Il Dovere, l’Etica, la Collettività cosa sono?
Per me è giusto abbamdonare questa città, tutto questa nazione, in mano ai miserabili. Chi l’ha detto che non si può far a meno della propria città? Questo attaccamento è pura e semplice configurazione emotiva, abitudini conficcate nella mente. Per molti di noi andar via senza voltari indietro è l’ultimo impulso vitale prima che della morte civile. A chi resta e ha la capacità di creare dal nulla e sul nulla un’attività che resta e cresce vanno i miei complimenti.
Io credo che fra qualche giorno non sarà più conveniente emigrare al nord o al limite espatriare perchè la recessione è globale.
Vi dirò di più. Dal mio piccolo osservatorio sto assistendo ad un discreto ritorno alle origini agricole di molte famiglie siciliane e forse è questa la via d’uscita.
Non è solo una questione di lavoro, ma di qualità della vita. Anni fa avrei avuto la possibilità di tornare ma le differenze della qualità dei servizi pubblici me lo hanno sconsigliato. L’assurdo è con non solo i servizi locali sono pessimi ma anche quelli con struttura nazionale sono delle bolge dantesche e non c’è cazzillo o panella che può compensare.
Io credo che stia giá succedendo da anni, mi sembra surreale che si parli di questo come di qualcosa ”prossimo ad accadere”.
La mia generazione nata a cavallo tra ultimissimi anni 70 e primissimi 80(fascia 76/80)é emigrata in percentuali altissime. La maggior parte dei miei amici e conoscenti si sono stanziati nel nord Italia, molti altri, come me, sono voluti andare direttamente all’estero. Chiaramente ognuno in base alle proprie esigenze, professione, lingue parlate, desideri, attitudini. Personalmente sperimento forti emicranie quando sento definire Milano ”metropoli europea” e penso alla sua ridicola e vecchia metropolitana a tre linee, ed all’indicazione di cartone ”Cadorna” ritagliata a forma di freccia e scritta a mano, vista una volta, sicché mi sono sempre tenuta ben alla larga da una cittá che mi sembra competere solo con il sud italia in una eterna guerra tra poveri.
Ma sicuramente se cercate tra la vostre conoscenze ce n’é per tutti i gusti e nei posti piú lontani.
Siamo una generazione di figli i cui genitori usano tranquillamente skype, sono sempre aggiornati sui voli delle rispettive low cost e sanno anche approfittare del lato interessante che offre loro l’esperienza dei loro figli,viaggiando spesso per andare a trovarli.Soffrono certo, ma per lo piú hanno finito per condividere e hanno imparato a cogliere il lato positivo della cosa.Possiamo dire che si sono abitutati.
Siamo una generazione di migranti,giá. Non credo che dobbiamo ancora chiedercelo. Mi stupisce e mi fa paura che la cittá non se ne stia rendendo conto. Perché é la fascia dei trentenni..quella che in una cittá normale dovrebbe essere la piú dinamica per la crescita, fresca di preparazioni accademiche ma giá rodata e non alle prime esperienze lavorative, gente sulla cui istruzione si é investito.
Sono d’accordo con Giacomo che se le cose non cambiano il fenomeno continuerá a crescere..ma la veritá é che giá esiste, é fortissimo ed é assestato. Il punto é che molti di noi non si iscrivono all’Aire e cosí non ci sono tutti i dati alla mano. Forse dovremmo aggiornare velocemente la nostra residenza in massa..ci sarebbero un po’ di sorprese….
@grazie, Meg. Il punto è anche un altro per quanto mi riguarda… Ho 43 anni e quando parlo di miei coetanei… vedi, la storia è diversa. Avere trent’anni o più di quaranta può sembrare uno scarto non significativo, ma lo è. A più di 40 non si pensa più in termini di avventura o di mordere il mondo, ma di “rifarsi una vita”. Io non posso che essere felice di apprendere che i trentenni abbiano fatto quel passo in più che li emancipa, anche psicologicamente, dalla città di origine. Ma credo che sia necessario pazientare ancora un po’ perché la generazione precedente entri nello stesso ordine di idee senza soffrire e senza amaro in bocca. A margine: non ho citato i cinquantenni. Ce ne sono, che cominciano trovarsi all’angolo, e costretti a scegliere.
dopodomani parto… finite le ferie…
a Milano per 1000euro di stipendio e 400 di affitto.
costa tanto voler lavorare…
Là fuori, purtroppo, è l’unica alternativa che mi rimane se voglio farmi una vita. 8 anni dal diploma, passati a lottare per travoare un lavoro, per farmi una vita qui.. ma devo arrendermi. Piango ogni volta che ci penso. perchè devo per forza andare via da questa città maledetta??
Sono una persona che vive da sei anni in questa città, sei anni nei quali ho visto un quotidiano (e, ormai ne sono convinto, irreversibile) peggioramento della qualità della vita. Spessissimo nel corso della giornata mi scontro con comportamenti ingiustificabili agli occhi di un “polentone” come me, ed ormai la misura è colma… L’unica regola qui è quella di essere più “scaltro” del tuo prossimo, e vale per strada ma anche al supermercato, o alle poste o in qualsiasi altro luogo o situazione che ti metta in relazione con altre persone. Io non ci sto più.
Andare via….via da quì.
Ormai per me e la mia famiglia è diventato il progetto di vita.Scusatemi se a 59 anni, alle soglie del pensionamento ( manovre e manovrine permettendo, il prossimo anno supererò anche quota 100!) penso che l’unico modo per avere una qualità di vita quanto meno decente sia solo quello di andaresene: andare in un piccolo Centro, a misura d’uomo ( ne esistono ancora, ma non quì da noi, nella nostra amata Sicilia, nella mia carissima Palermo che tanto adoro!.
Vorrei finalmente incontrare lo sguardo di miei concittadini che non i guardano storto a prescindere, che non mi odiano perchè solamente esisto!Che peccato, però! Lasciare una così splendida città per colpa dei miei stessi cittadini che hanno dimenticato i più basilari elementi di convivenza, di buona educazione.Ricordo una Palermo bella, solare, pulita: adesso sporcizia, delinquenza , noncuranza delle cose e delle persone.Non mi piace più.Ho torto a pensare di voler andar via anche per fare un cenno ( amichevole ) di saluto al vicino di caso od all’estraneo che incontro per caso per strada?Non mi piace più…
E’ meglio adarsene definitivamente.
Io le panelle non le mangio.Il mare lo trovo ovunque (Sardegna, Toscana e Calabria per citarne tre posti.Quando sarò lontano dalla Sicilia sarò la persona più felice del mondo.La Sicilia non mi mancherà mai è poi mai.
Io sono andato via nel 2006, avevo appena 25 anni, vinsi il concorso…, l’idea di tornare oggi mi spaventerebbe, ora per certe cose non ho più la forma mentis per riuscire a sopportarle….faccio a meno delle panelle a qualcosa si deve pur rinunciare…