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mercoledì 13 nov
  • E comu arrinesci si cunta

    I proverbi nostrani, si sa, quando non sono sfacciatamente consolatori, spesso si contraddicono e si annullano a vicenda. Ce n’è uno, tuttavia, che rivela un tratto – per una volta non gattopardesco – del nostro popolo. Da ultimo è apparso anche in alcune cartoline turistiche: «2012 Comu arrinesci si cunta!».

    Lasciando a Davide Enia le mille implicazioni (se non altro grammaticali) di questo detto, tre cose mi arrivano.

    La prima: l’invito a vivere nonostante le incertezze della vita («Cu nesci, arrinesci»). Non sappiamo mai cosa sta per accadere, e se ciò sarà gioioso o terribile, ma lo si viva!

    La seconda: l’impotenza umana e l’inevitabilità del tutto, mascherate allegramente da leggera spensieratezza. Si fa presto a dirsi pronti ad accettare quel che verrà; in realtà, male che vada, siamo già pronti a ritornare greci e ad intonare i lamenti di rito.

    La terza, soprattutto: ‘u Cuntu. La certezza che, qualunque sia la nostra fortuna, ci sarà comunque qualcuno che la racconterà. Non è «m’u cunti» o «’tu cuntu», ma «si cunta». Si racconterà. Lo racconteranno i figli della nostra gente, anche se questa scomparisse di colpo.

    Questo, forse, può salvarci più di ogni altra cosa: il pensiero che esiste qualcuno ci racconta quello che siamo stati e ci descrive quello che siamo. E la certezza che qualcuno ci racconterà per quello che saremo stati.

    Ospiti
  • 5 commenti a “E comu arrinesci si cunta”

    1. …aggiungerei altri due detti che ben si sposano con le nostre “peculiarità”:
      “‘u’ pisci fete ‘ra testa”…
      e “i picciriddi e i pazzi Iddio li aiuta”…
      Ma siamo sicuri che basteranno?!?

    2. …ma poi non era “comu finisci si cunta”? Il significato che attribuisco io a questa frase è un mix tra i tuoi punti #1 e #2: lasciamo succedere (vivere nonostante le incertezze) ciò che deve succedere (‘impotenza umana e l’inevitabilità del tutto’ spesso però riferito a qualcosa di sottinteso, una speranza, un traguardo), ne riparleremo a tempo debito…

    3. preferisco “nzoccu nasci vattiamu”, è più gioioso.
      Poi, in fondo, in fondo, ma chi mi cunti u cuntu?

    4. ci sarebbe pure “Chiddu (o ‘nzuoccu) chi veni ni pigghiamu” mi pare che si adatti.
      🙂

    5. ciao

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