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  • Scatti chiacchierati

    Chi sa di mafia può dirlo meglio di me. Tra i sedicenti uomini d’onore, le parole che si usano per illustrare un comportamento, per motivarlo e soppesarlo, hanno la stessa importanza del comportamento in sé. Il mafioso dà forma all’umanità che lo circonda e alle relazioni nelle quali s’imbatte sfruttando due diversi livelli di linguaggio: differenti definizioni da cruciverba umano e sociale. C’è quello riservato al consorzio civile (in cui il mafioso sopravvive con istinto metamorfico) e quello stabilito dall’associazione cui si pregia di appartenere: il gergo dei criminali.
    Chi ha letto di mafia (soprattutto la trascrizione dei verbali dei collaboratori di giustizia) sa che tra “amico” e “cosa nostra” c’è differenza. E non è questione di sfumature. Un amico è persona disponibile, non organica alla criminalità organizzata ma incline a godere della compagnia e dell’amicizia degli uomini che la compongono. Può anche trattarsi di un individuo inconsapevole – o consapevole a metà – della caratura delle sue frequentazioni. Della vicinanza con i mafiosi lo inebria il profumo del potere, la baldanza di poter navigare senza bussola né ostacoli in una città labirintica, condotto da un Caronte che tutto sa e nulla teme. L’amico è come un bambino che annusa roba golosa e se ne nutre, senza chiedersi se sia impastata con la merda o col sangue. Di contro, il “cosa nostra” – inteso come apposizione per definire un soggetto – è “cosa loro”. È l’affiliato, l’organico alla mafia, il soldato o il capintesta. La storia di Palermo è piena di “amici” tanti quanti sono i “cosa nostra”. E in alcune occasioni i mafiosi sembrano nutrire una predilezione per i personaggi celebri, quando si tratta di intessere la loro rete di amicizie. In questo, ha gioco un fondo di sicula vanità che intreccia la visibilità al potere, la prudenza al gusto per l’esibizione, l’oscurità degli affari all’irresistibile attrazione per la gloria riflessa. Mi torna in mente l’amara vicenda di Franco Franchi, indagato per frequentazioni antiche, forse pegni di gratitudine rimasti in sospeso a vita. Ma Franchi era un uomo di vicolo, aveva origini e radici nei rioni dove allignano gli amici e le “cose nostre”, difficili da buttarsi “dietro il cozzo”. Franchi ne uscì prosciolto, ma ne morì. C’è una Palermo alla quale, talvolta, non puoi voltare le spalle: questo non giustifica certo le presunte frequentazioni scomode o di comodo, ma getta sulla faccenda una luce di disincantato raziocinio. Nel caso di Fabrizio Miccoli il ragionamento non mi torna. Miccoli è un trapiantato a Palermo. Miccoli non patisce la fame. Miccoli è un eroe dei bambini. Saperlo amico del figlio di “Scintilluni” – come si evince da una serie pubblicata di scatti – protagonista, più che comparsa, della vita del rampollo (non so dire se incensurato o meno) di un presunto estortore ex latitante, non rende un buon servizio a nessuno. Né alla squadra, né ai tifosi, né alla memoria ancora ferita di questa città. Nulla di penalmente rilevante, a quanto pare, né sta a me valutarlo. Eppure Miccoli, così facendo, oltre a emulare Maradona, si allinea a questa brutta Italia di frequentazioni chiacchierate, nella quale di nulla si deve mai rendere conto, in primo luogo a se stessi. E, almeno io, non me lo sarei mai aspettato.

    Palermo
  • 6 commenti a “Scatti chiacchierati”

    1. Se la sua foto è abbastanza attuale, mi permetta di dirle che è ancora giovane. Purtroppo il mondo che ci circonda non gode di netti colori per distinguere chiaramente ciò che è consigliabile da ciò che non lo è. Il nostro è un mondo grigio, sfumato, avvolto in una nebbia omertosa. Ma, quello che è triste ma che in fondo anche mi consola, è il fatto che questo mondo non è chiuso solo nella nostra città o nella nostra isola. La nebbia omertosa avvolge tutto e tutti. Volendo restare nella nostra nazione, i recenti fatti di cronaca politica, giudiziaria, sociale ne sono una larga testimonianza! Non le pare? Una citoyenne

    2. Sono completamente d’accordo con Cacciatore e Vassily Sortino (commento delle 23,34 del 14/9 sul post di Wikivas-Miccoli e Scintilla etc.)e altri come Attila. Un personaggio che sceglie la popolarita’ ha degli obblighi, non è piu’ libero di frequentare chi vuole, sennò deve ritornare nell’anonimato (questo deve valere per tutti: politici, calciatori, attori, cantanti e altri) e chi può fare terra bruciata attorno a lui? Il pubblico (sovrano, come dice la Ventura)onesto, dico io, si siamo noi che innalziamo i personaggi o li facciamo cadere. E questo il nostro “potere” e non importa quanti gol ha fatto o quanto è forte un personaggio!
      Non dobbiamo preoccuparci di una squadra di calcio, ma della nostra Citta’ che deve essere ripulita da certi personaggi che contribuiscono a sporcarla, in ogni senso.
      I nostri figli meritano una Citta’ nuova e quindi un futuro pulito.
      Dobbiamo dire basta alla cultura dell’apparire.
      Dobbiamo portare avanti la cultura dell’essere onesti in tutti i sensi.

    3. http://www.livesicilia.it/2011/09/13/miccoli-e-il-figlio-del-boss-adesso-ci-vuole-equilibrio/
      il sempre ottimo puglisi espone un punto di vista che mi sento di condividere completamente…

    4. Punti di vista, certo. L’importante è che l’equilibrio non diventi equilibrismo e la dissonanza – sebbene utile, coraggiosa e sacrosanta, per carità – maniera.

    5. Una cosa non comprendo….
      Ok, le colpe dei padri mai devono ricadere sui figli..ma c’è un però, detto che il ragazzo è incensurato e possiede o gestisce due punti vendita di moto e ci siamo pure…dura da credere la “limpidezza”
      Ma è l’atteggiamento che non comprendo.
      Cioè, hai un padre latitante (che fugge dalla giustizia, che si ammuccia, che se la sfilittia se nota qualche cosa che non quadra, che scappa, che ha pendenze NOTEVOLISSIME con la giustizia) e tu che fai?
      Fai finta di nulla? Anzi con aria spocchiosa ti fai foto a destra ed a sinistra, ti pavoneggi?
      No no no…non ci siamo caro MIccoli.

    6. ma avete visto il video? secondo me scintilla era innamorato pazzo! nel prossimo wikiwasellina voglio conto e ragione della (ormai) malcelata relazione miccoli-lauricella

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