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domenica 17 nov
  • È il Massimo

    C’ero stato anni fa, e mai per ascoltare musica. Che poi sarebbe il suo esito naturale.
    Nascosto in un palchetto scricchiolante, ci ho visto Francis Ford Coppola girare una scena di avvelenamento da cannoli, con Eli Wallach che faceva la fine del topo, durante un galope della Cavalleria Rusticana. Il parterre era ancora divelto: un campo di battaglia di ristrutturazioni tardive ricoperto da un sudario di cellophane.
    Ci sono tornato da alunno stagionato, in visita con un corso regionale da accompagnatore turistico (ottomila lire al giorno di indennità). Anche quella volta non ho sentito una nota: solo le nostre voci che si nutrivano dell’acustica nella rotonda di mezzogiorno, abitata da fantasmi ottocenteschi di fumatori di sigaro. Qualche sera fa, il mio battesimo con la sinfonica. Questo articolo cela un conflitto d’interesse. È il mio personalissimo grazie a Floriana Tessitore, addetto stampa e incomparabile conoscitrice della materia che divulga: la musica (e credetemi, non è cosa comune che un addetto stampa sappia veramente di ciò che scrive e di cui parla). La ringrazio per avermi schiodato dal mio eremo e avermi trascinato nel seguente scenario: il Teatro Massimo, l’orchestra del Teatro Massimo, due giovanissimi israeliani virtuosi (Omer Meir Wellber, direttore, Yaron Kohlberg, pianista) e Dvorak, e Beethoven e la quinta come conclusione. Non sembrava di stare a Palermo. Sembrava di stare a PALERMO.
    Che Dio mantenga in salute il nostro teatro, e lo difenda dalla sua città così come la stanno riducendo.

    Palermo
  • 6 commenti a “È il Massimo”

    1. A Palermo ci sono tanti posti dove hai la sensazione di non essere a Palermo. Sono luoghi magici, di perfetta armonia con la natura. Sono luoghi paesaggistici o creati da geni. Personaggi che hanno dimostrato di amare Palermo tanto da lasciarvi impressa la loro anima. Il teatro Massimo è uno di questi luoghi. Un posto incantato, un posto dove entri attraverso una lunga scalinata che ti lascia alle spalle una Palermo disordinata, confusa, abbandonata e dilaniata da un dolore che la attorciglia nelle viscere e non la fa vivere.
      Palermo è una scelta. Vivere Palermo lo è ancora di più.
      Amarla e viverla oppure odiarla e morire.
      Ed è quando accadono questi incontri con la magia di Palermo che ti rendi conto che ti ha preso e non puoi più liberartene. Potrai viaggiare, trasferirti in città ordinate, a misura d’uomo ed “europee”, ma rimarrai trascinato in un vortice di inspiegabile nostalgia.

    2. Un’amica che è andata, mi ha riferito che il teatro era affollato, perlopiù, di persone con i capelli grigi.

    3. Silvia, il pubblico è fatto da chi va! Io c’ero… ho 23 anni! E con me altri 6!!! Nessuno di noi ha i capelli bianchi! Senza polemica, però è facile dire “ci vanno solo i vecchi” stando a casa. Io, invece, potrei dirlo, ma non lo faccio perchè mi sembra riduttivo. Vieni più spesso in teatro anche tu!

    4. @silvia
      le conosciamo bene le cose riferite da amici degli amici…

    5. @Angela,
      grazie per aver detto meglio di quanto potessi mai immaginare di scrivere ciò che provo per Palermo, e per quello che provo adesso che mi sono trasferito a Bologna.
      Giacomo, grazie a te, sempre, per i momenti di poesia che ci regali in questi tuoi pensieri intimi a tutti noi.

    6. Almeno una volta l’anno riesco a vivere quell’atmosfera meravigliosa: qualche settimana fa è stata la TOSCA. Sublime!
      Ho 39 anni e non ho i capelli grigi ed invito tutti a provare, vi innamorerete….
      Credetemi, questa è e deve essere Palermo.

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