Movimenti dal basso e movimenti dall’alto
La politica è la principale industria dell’Isola, molti ci campano e molti di più ci vorrebbero campare pronti a saltare sul carro del vincitore di turno oppure a fiutare nuove tendenze da intestarsi. Persino concetti sacri come la legalità o l’impegno antimafia vengono usati strumentalmente per fini elettorali e per costruire carriere politiche. Ciò che altrove (mi riferisco soprattutto all’estero) provocherebbe civile indignazione, da noi, purtroppo, provoca al massimo invidia e così parassiti, incapaci e corrotti sopravvivono grazie al concorso esterno di chi si rassegna a votare sempre il meno peggio. Poi c’è il marketing politico, la costruzione a tavolino del consenso e c’è la straordinaria diffusione delle tecnologie digitali. Gli esempi dall’estero (Tunisia, Egitto, Spagna, Usa ecc.) offrono nuovi spunti e fioccano, in aria di elezioni, i movimenti, visto che la tendenza è bottom-up, dal basso.
Come riconoscere allora i veri movimenti dal basso da quelli calati dall’alto da politici di professione con l’immancabile supporto di giornali che, invece di raccontare la realtà per com’è, la descrivono per come vorrebbero che fosse, secondo la loro personale e interessata visione del potere? Continua »
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