C’era una volta…la festa dei morti
Ieri, mentre ero imbottigliata nel solito traffico di rientro, passando con l’auto davanti ad una ludoteca nei pressi di casa mia, ho visto dei bimbi di diversa età giocare all’interno del cortile della suddetta ludoteca, tutti mascherati, con cappelli da strega ali di pipistrello, volti truccati a simulare un pallore cadaverico, tipo zombie, denti da vampiro in bella vista … e sopra le loro teste campeggiava un grosso striscione con su scritto “FESTA DI HALLOWEEN”. Attorno a loro zucche sulle quali erano disegnati lineamenti grotteschi, ragni di plastica e giovani donne festanti (forse le baby sitter), anch’esse adeguatamente abbigliate per l’occasione: un’allegro “sabba” di streghe variopinte. Guardai la scena in realtà distrattamente abbozzando un sorriso e pensai che fosse “normale”.
Recandomi subito dopo al supermercato di corsa prima di tornare a casa, mentre giravo per gli scaffali, noto che tra gli espositori spiccano zucche arancioni di plastica, tetri pipistrelli di plastica, ragnatele su cui sono adagiati orribili ragni pelosi…ma non ci faccio caso più di tanto e tra me torno a pensare che sia “normale”. Continuo il mio giro, tra surgelati, detersivi e mi accorgo che relegata ad un angolino sommesso del supermercato fanno capolino una decina ma forse meno di piccole cassettine di legno con dentro cinque o sei fruttini di pasta reale, adagiate sulla paglietta colorata e rivestite con del cellophane. Accanto delle buste trasparenti con i “Tetù”e delle tristissime “pupe di zucchero” con la sagoma di Hello Kitty. Mi sono fermata guarddando con una punta di tristezza quei “fruttini sbiaditi” e mi è passata davanti la mia infanzia, quando mio padre preparava “‘U Cannistru ”. Sulla “ritagghina” (cioè quella sorta di “paglia” formata da sottili striscioline di carta velina colorata) sistemavano i frutti di pasta reale: la martorana! Noi in famiglia prediligevamo le forme classiche: il mandarino, il limone, il fico d’india; ma anche quelle più originali come ‘u panuzzu c’a meusa, la triglia, il piatto di maccheroni. Nel “cannistru” prendevano posto anche Tetù, i biscotti bianchi e neri dalla forma irregolare ricoperti di glassa, un po’ di “scacciu” e poi a troneggiare su tutto la pupa di zucchero, ”‘a pupaccena”, che allora (…non molto tempo fa), quando ero bambina io, aveva le fattezze di San Giorgio a cavallo, o di un Paladino, o di una principesa…ma mi ricordo anche qualche Puffo!
Si sistemava tutto sul tavolo della sala da pranzo, la notte tra l’1 e il 2 novembre, quando noi bambini già dormivamo, insieme ai doni che, come ci veniva raccontato, venivano lasciati ai bambini dai parenti defunti. Non so descrivere l’emozione che provavo la mattina al risveglio: aprivo gli occhi e sentivo il mio cuore battere fortissimo, un misto tra paura e felicità, mi giravo lentamente restando ancora sotto le coperte e il mio corpo era pervaso da brividi: sapevo che oltre la porta che mi divideva della sala da pranzo c’erano quei giocattoli e quei dolciumi tanto attesi! Mi alzavo in punta di piedi e sentivo mio fratello fare lo stesso. I miei genitori bisbigliavano
«Si sono alzati» e nella stanza ancora in penombra riconoscevamo le sagome dei nostri doni: una macchinina, una bambola, un piccolo servizio da thè in ceramica per bambole, una pistola giocattolo a piombini. Poi, tutti sul lettone a fare festa a fare vedere a papà e mamma “cosa avevano portato i morti” (come se loro non lo sapessero…). Ci si alzava e si andava al cimitero a trovare i nonni di papà e mamma e gli zii.
Strada facendo si vedevano le vetrine delle pasticcerie con esposizione di frutti di pasta reale semplicemente magnifiche. Un tripudio di colori, niente a che vedere col monocromatico Halloween. Questa era la festa dei morti. E prima di questa c’era quella Tutti i Santi: niente zucche, niente streghe, niente vampiri.
Forse è vero che bisogna stare a passo coi tempi e a volte, soprattutto i commercianti, si adeguano per seguire le regole che detta il mercato: se si vendono più zucche di cioccolato che martorana…
Non ho nulla contro la festa di Halloween che per i bambini può essere anche divertente e sono sempre stata a favore delle integrazioni culturali, solo ho notato che negli ultimi anni questa festa ha messo in sordina le nostre tradizioni legate alla ricorrenza del 2 novembre.
Credo sia più giusto che i nostri bambini conoscano prima le nostre tradizioni…potrebbero pure piacergli! Ad un bambino si può con dolcezza insegnare il rispetto per i defunti, trasmettere loro il ricordo delle persone che ci hanno lasciato e penso che la ricorrenza del 2 novembre sia una bella occasione per fare questo. Mi fu detto una volta: «I bambini si impressionano se gli dici che i morti gli portano i regali». Ora, fermo restando che ci sono modi e modi per dire le cose, io non ho subito alcuno “shock” quando da bimba mi fu spiegato che i nostri defunti continuavano a pensarci e a volerci bene e ci portavano dei doni…poi col tempo ho capito che si trattava di qualcosa di più simbolico che reale, così come ho capito che Babbo Natale non esiste! Sono certa che se un bambino dei nostri giorni non si spaventa di zucche mostruose, maschere sanguinolenti, vampiri e cose del genere … perché dovrebbe avere paura della Festa dei Morti?
Questo è il mio pensiero in merito e mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri.
Facendo la fila alla cassa, davanti a me una signora di mezza età col nipotino di circa otto anni che tra le mani teneva la sua zucca di cioccolato rivestita di stagnola colorata di arancione, uguale a tutte le altre.
Io ho pagato le mie cose…e la mia cassettina di fruttini sbiaditi, carica di ricordi ed emozioni.
🙁 già… è davvero triste.
Grazie per questo post che mi riporta alla mia infanzia.
In quanto alle tradizioni importate (halloween e similari), scimmiottatele pure, ma portate avanti le nostre. Le nostre tradizioni fanno parte della nostra cultura, insegnatele ai vostri figli affinchè non se ne perda memoria.
Giusto in questi giorni facevo le stesse considerazioni anche perchè non sono riuscita a trovare una PUPACCENA tradizionale senza incappare in WINNIE the POOh (o come dici tu in HeLLO KITTY… 🙁
La prima volta che mio padre preparò un opulentissimo CANNESTRO fu ben 32 anni fa per festeggiare la nascita della mia piccola sorellina…
Mio padre disse a me e a mia sorella maggiore che la mia piccola sorellina aveva deciso di nascere giusto il giorno dei morti per farsi proteggere da tutti i nostri cari che la guardavano e la guardano da lassù…
Io e mia sorella maggiore non abbiamo visto niente di terribile ed angosciante in quelle parole… anzi…
da allora ogni anno questa ricorrenza mi ricorda uno dei giorni più felici della mia vita…
ed è per questo che cerco ogni anno di riprodurre quell’evento, ma come dici tu sta diventando sempre più complicato…
secondo me l’importante è non arrendersi…
🙂
Bel Post…
Io capisco che gli adulti abbiano nostalgia della festa dei morti old style, ma provate a vederla con gli occhi di un bambino: andare al cimitero non gli piace o possono anche avere paura, certi biscotti o dolci che per noi adulti sono una bontà loro a volte non li vogliono neanche assaggiare…secondo me la festa dei morti all’antica era una festa per soli adulti. Halloween per loro è bellissima perchè è una festa coloratissima e ci si veste tutti in maschera…
leggendo il tuo articolo ho sentito un misto di commozione nostalgia e per questo ti ringrazio. contemporaneamente rammarico perche’ stiamo permettendo ad una SCIOCCA INUTILE FESTA DI HALLOWEEN DI PRENDERE IL POSTO al ricordo dei nostri cari defunti che coinvolgeva in maniera festosa noi bambini
Io stamattina una moffoletta me la sono mangiata…
Dopo aver letto il post sono andato a curiosare sulla tua biografia e sono rimasto meravigliato; mi sarei aspettato di leggere “classe 1950” o circa e invece sei appena una trentenne! Permettimi ma sei “Antica”! Ma chi vuoi che segua più queste tradizioni? Forse ancora in qualche rione popolare puoi trovare queste tradizioni ma ormai Halloween ha preso il sopravvento (giusto o sbagliato che sia). Quoto daniele comunque: vuoi mettere l’allegria di una festa colorata contro le scemenze tutte palermitane (perchè altrove è soltanto un giorno dove si ricordano i cari estinti e non ci si strafoga di dolciumi) del parente morto che porta i doni ai bambini lasciandoli in un misto di angoscia e curiosità?
Probabilmente anche le popolazioni pre-celtiche in Irlanda facevano discorsi di questo tipo 😉
La nostalgia è bella, è dolce/amara e ci fa sentire bene, ma putroppo (?) la linea cronologica va in avanti, che ci piaccia oppure no.
E prima che qualcuno ribatta con la storia del consumismo di importazione, consiglierei di rileggere con la mente aperta le ultime righe di Rob qui sopra.
Ultima considerazione, che per me è la più importante: trovo ridicola questa diatriba halloween vs festa dei morti, soprattutto perchè si tratta di due feste diverse, con modalità e spirito diversi, e soprattutto in due date DIVERSE. I “miei” bambini hanno festeggiato halloween il pomeriggio del 31 (altri lo fanno la mattina del giorno dopo), OGGI festeggiano i morti.
E lo fanno con dei fruttini di martorana bellissimi, lucentissimi e -soprattutto- molto buoni e genuini, perchè fatti in casa (da nonni/zie/vicini di pienerottolo/etc)
Cara Manuela, quelli del supermercato sono sempre stati sbiaditi e abbastanza tristini, anche quando eravamo piccoli noi…
bravissima Manuela, ben detto davvero 🙂
Volevo intato ringraziare Rosalio per avermi dato spazio in questo Blog: ne sono onorata :).
Rispondo a rob lo snob: E’ probabile che tu abbia ragione: sarò un po’ antica, o forse sono solo un po’ nostalgica. Ma come ben saprai, l’usanza nata in Irlanda e Gran Bretagna di travestirsi e chiedere porta a porta il giorno del primo novembre, risale al Medio Evo…quindi credo che abbiamo importato una vecchia tradizione di un altro Paese…tanto vale “rispolverare” anche le nostre di tradizioni. In altri paesi non cancellano le loro usanze o le definiscano obsolete, ma le tramandano. Noi non possiamo farlo?
Halloween è l’ennesimo atto di colonialismo culturale americano che noi subiamo allegramente.
Lasciatemi dire che festeggiare Halloween in Italia (ed in Sicilia in modo particolare) è una scemenza totale.
Faccio i miei complimenti all’autrice per il bellissimo articolo..condivido in pieno ciò che scrivi e mi hai fatto anche tanto commuovere.
Per Daniele: non credo che difendere le nostre ricorrenze significhi essere Antichi..ti assicuro che io non lo sono affatto…mi piace guardare i bimbi in maschera il giorno di Halloween che chiedono “dolcetto o scherzetto” ma credo che si potrebbe allo stesso modo cercare di mantenere delle belle tradizioni che appartengono alla nostra terra e che non capisco come tu possa chiamare “scemenze”…amare e difendere le proprie radici non è mai da scemi..assecondare a tutti i costi le mode imposte dal consumismo forse lo è…
Mi correggo..la mia risposta era indirizzata a Rob lo snob
io ho le moffolette a lievitare…..le mie figlie (ormai non + bimbe) hanno trovato i loro regali ai piedi del letto…… regali della nonna chiaramente, il cimitero lo evitiamo da sempre…..preferiamo ricordare nelle piccole cose di ogni giorno…..però devo dire che a parte i travestimenti oggi le figliole preferiscono la festa “vecchia” a quella nuova…… chissà magari tra qualche anno, quando festeggeranno halloween in discoteca…..per ora da 11 anni manteniamo viva la vecchjia tradizione
segnalo questo approfondimento
http://www.pupidizuccaro.com/2009/07/12/pupi-cannibali/
@rob lo snob
per favore chiarisci se dici sul serio o stai parlando ironicamente.
@Marco
interessantissimo link! grazie!
beh, rob lo snob forse ha dimenticato che Halloween è un po’ una festa stupida dove ci si abbuffa di dolciumi e che fa del macabro la propria ragion d’essere… se non ti piace Palermo, o la ‘palermitanità’ sei pur libero di lasciare questo blog, o di lasciare la città, se già non lo avessi fatto… e chi ti parla è un ‘antico’ venticinquenne…
@fietstekoop: Mi piace molto ciò che dici e la cosa mi incoraggia: avrei dovuto intitolare il Post”c’èra una volta la festa dei morti… e c’è ancora”, la cosa non può che farmi piacere. Volevo infatti sapere qual’era il pensiero degli altri in merito. Non era mia intenzione mettere in competizione le due feste… che si possano integrare tra loro, sono d’accordissimo! Per quanto riguarda i fruttini sbiaditi, forse quando li vedevo al supermercato da bambina non ci facevo tanto caso anche percè mio padre comprava quelli bellissimi in pasticceria.Da adulta ti fanno un altro effetto specie se li vedi inseriti in un contesto in cui sono altre le cose messe in risalto (le zucche…e compagnia bella). Allora ti appaiono più sbiaditi di quanto lo siano realmente! 🙂
cera la pupacena
Scusate ma…….qualcuno parlava di tradizioni celtiche d’Irlanda.
Bene,ho vissuto tre anni in Irlanda e lì le persone avevano le nostre stesse opinioni,e cioè che questa “festa” era solo e soltanto una idiozia tutta americana,una cazzata d’importazione.
E tutti noi a credere alle tradizioni celtiche,lo zio Umberto ci ha rincoglionito il cervello!!
quindi contro le tradizioni niente arancine a santa lucia…ma quale paura dei morti, se i ragazzini a 7 anni divorano storie di cimiteri e vampiri..almeno con le tradizioni si rendeva armonica la coesistenza di vivi e morti, si abituava al ricordo, si ripercorrevano le storie familiari,si creava un tessuto di raccordo. Continuiamo a dare i ragazzi in pasto al mostro del futuro che li continua a fagocitare sradicandoli da qualsiasi pensiero che abbia durata…e storia.
Condivido quanto scritto da fietstekoop: è diventata già da troppo tempo una cosa ridicola e sterile questa battaglia tra Halloween vs. Festa dei Morti / loro tradizioni vs. nostre tradizioni. Abbiamo sempre così tanto bisogno di ricordarci chi sono i brutti e i belli? i buoni e i cattivi? i “sabba” orribili contro le nostre bellissime e pittoresche pupe? basta, lo sappiamo, lo abbiamo capito, semu i megghiu -_-
vabbè, ammetto di non aver letto per mancanza di tempo tutti i comments a questo post, e quindi spero di non ripetere dei concetti già espressi. “la festa dei morti” che si festeggia in sicilia per quanto mi riguarda è una festa antropologicamente eccezionale! si crea un connubbio particolarissimo all’interno della nostra comunità, in cui i bambini (attraverso i doni) entrano in contatto coi nostri defunti, facendo dunque parte tutti insieme di un’unica gigantesca comunità di vivi e morti. semplicemente eccezionale. chiaramente il dannato colonialismo culturale in cui siamo piombati non ci fa apprezzare e difendere, (sì, difendere, perché una cosa è mischiare le culture, un’altra cosa è farsi colonizzare!)questa nostra stupenda tradizione.
p.s.:ieri a mio figlio “i morti gli hanno portato i regali”. almeno a casa mia la tradizione resiste e continua.
che nostalgia….abbasso la globalizzazione!!!!
ma perchè molte delle feste cristiane non sono feste che hanno soppiantato antiche feste pagane o di altre religioni?
anche questo si può considerare un “atto di colonialismo…”
A casa mia,ci intimavano di andare a letto la sera dell’uno e di non spiare dentro la stanza dove “i morti” avrebbero portato i regali,la pena: “vi grattano i piedi”.Andavamo a letto ansiosissimi,non certo per la paura ma per il desiderio di svegliarci presto per andare a cercare i regali che cambiavano posto tutte le volte.Anch’io ho mantenuto la tradizione per i miei figli,ormai grandi.Non ci sono più regali da cercare ma il canestro non manca mai,lo mando ogni anno anche a mia figlia che vive a Verona per motivi di studio!
Fatemi capire: si alle moschee e no ad Halloween? le nostre tradizioni sono più o meno importanti a convenienza?
Concordo con l’autrice. Anche io sono un “antico” 32enne che adora le tradizioni, questo grazie anche alla mia famiglia che mantiene vive le nostre origini! Complimenti, un posto pieno di emozioni e ricordi
….naturalmente volevo dire post pieno di emozioni e ricordi…..
se rivivere momenti felici di trenta e più anni fà è ritenuto da “antichi”, sono felice di essere tale. nella mia memoria di piccolo palermitano, mi vengono in mente le super mega bancarelle dei pupari: le ricordo enormi, infinite e luccicanti. erano tutte rivestite di carta dorata e luci, ed i pupi erano piccoli capodimonte di zucchero. arrivato il giorno dei morti, non avevo mai il coraggio di romperli. li giravo e li rigiravo per rompere piccoli pezzi dal retro in maniera tale da non rovinare quei capolavori…..
ahahaha daniele, lascia stare…
Se questa è una ‘festa’ andiamo proprio bene !! Ma lo dico in generale, perchè mi sono reso conto che le persone ‘ricordano’ ‘solo’ i propri defunti in questo giorno, rendendo particolarmente felici i fiorai e tutto il commercio che ruota attorno. Io direi una cosa… Andate/mo ad onorare i Vs/Ns cari quando avete tempo/possibilità/e soprattutto quando ve la sentite. No l’1 o il 2 novembre… Io non ci vado apposta in questi giorni !
Per quanto riguarda i bambini cosa si può dire… Come si fa a colpevolizzarli quando sono schiavi (e lo specchio) di questa becera televisione / società / genitori, ecc… Per loro è un divertimento sia che possa arrivare dalle zucche o dai fruttini… indirizzarli su questa o quella strada non è compito loro…
‘Cannestri’ o simili da me non ce ne sono, ma anche se ci fosse un equivalente mi lascerebbe completamente indifferente..
Anch’io, da quarantenne nostalgico, guardavo con sospetto all’intrusione indebita di una insignificante festa celtica nelle nostre consolidate, profumate, colorate tradizioni della Fiera e della Tavola dei morti.
Ma mi sono commosso quando ho saputo che mio figlio, di 5 anni, dopo aver festeggiato con zucche e streghette, aveva con orgoglio risposto alla maestra che l’ultimo giocattolo l’aveva ricevuto da nonno Pietro, il nonno che non aveva mai conosciuto.
Ah, dimenticavo: quann’era nicu, nella “tavola dei morti”, oltre a quanto già citato, non potevano mancare “murtidda e azzeruoli”.
Fozzza Paliemmu
“Talè chi mi misiru i Morti,
‘u pupu cu l’anchi torti,
‘a atta ch’abballava,
‘u surci chi sunava.
Passa la zita cu ‘a vesta di sita,
passa ‘u baruni cu ‘i cavusi a pinnuluni”
W a muffulietta!!!
Globalizzazione del piffero. Purtroppo l’umanità si massificherà, verranno a morire tutte le tradizioni dei vari popoli e sarà tutto un monocromato hallowen…
Non sono palermitana nè siciliana ma ho vissuto a Palermo per 18 anni. La festa dei morti a casa mia, essendo noi “continentali”, non veniva vissuta come nelle altre case palermitane(regali, cannistru, etc.) pur se sentita lo stesso, data anche la difficoltà di raggiungere fisicamente i cimiteri dei nostri cari. A me però, al di là di tutto, la festa dei morti, come viene o veniva vissuta a Palermo, ha lasciato nel tempo un grande rispetto per la morte(e per la vita…) e l’idea, probabilmente troppo romantica, che la morte possa essere vista anche come una festa e quindi meno temibile. Mio figlio, qui nel continente, il suo regalo dei morti lo avrà ( e sarà l’unico, ribaltando così le carte!), così avrò anche modo di parlargli di chi non c’è più, nella timida speranza di trasmettergli l’idea che anche una cosa molto brutta può essere vista e affrontata in un altro modo. Per questo e non solo, ringrazio Palermo e le sue tradizioni. Buona Festa dei Morti.
Bene, non conoscevo questa tua vena storica, brava al tuo cospetto impallidisco. Dovresti seguire il mio esempio e scivere qualcosa magari sulle tradizioni siciliane. Ne prenoto già da adesso 20 copie per omaggiarle ai miei amici e fare loro rivivere i tempi che oggi non esistono quasi più. Voglio dirti una cosa, quando sono stato in Perù per scrivere il mio libro sugli Incas subito dopo i monumenti rimasti, sono stato colpito da una bevanda locale chiamata “Inka Cola” fabbricata per arginare il consumo della coca cola e la pubblicità recitava: “Inka Cola es nuestra”. In bocca al lupo
A me piace Halloween, per me è come un secondo carnevale, indosso lo stesso costume. Una festa discreta.
Cara Daniela, grazie per il tuo bellissimo articolo. Vivo lontano dalla Sicilia da più di quaranta anni ma ricordo con nostalgia tutte le cose di cui hai parlato, la trepidazione con ci si andava a letto la sera prima della festa dei Morti e l’emozione al mattino nell’aprire gli occhi e trovare nella stanza, addirittura sul letto i piccoli regali che i Morti ci avevano portato. Doni semplici, dietro cui c’era il lavoro degli artigiani che li avevano realizzati e non le stamperie di plastica che li riproducono, tutti eguali, a milioni. Ricordo ancora il mio piccolo fucile a tappo, si caricava con un tappo di sughero che veniva spinto da una molla azionando il grilletto, ma che non poteva neanche per caso colpire e fare male perchè era legato al fucile con una cordicella di spago. Ricordo i pupi di zucchero che poi non mangiavamo neanche tanto erano belli da guardare, e la frutta di martorana che allora si mangiava soltanto una o due volte all’anno e che perciò era ancora più buona, ricordo che la mangiavo insieme con il pane per farne durare più a lungo il sapore. I nostri figli avranno altri ricordi, se li avranno, ma saranno ricordi meno dolci, meno pieni di nostalgia, troppo eguali a quelli che si vedono di continuo solo accendendo lo schermo di una televisione……