Ittassi vuci!!
Per quanto mi riguarda, ittassi vuci, non è solo l’azione del gridare ma un vero e proprio stato d’animo.
Tutto comincia con un pantalone sparito…
Una settimana fa il pantalone era dentro l’armadio… Io l’ho visto… Vado a prenderlo, mi dico, ma niente… Cerco, ricerco, ricontrollo… Boh… Niente da fare, non si trova… Da qui l’affermazione ITTASSIVUCI che racchiude in sé la rabbia del momento non esternata, del resto, con chi litigo, con l’armadio????
E meno male, penso, che la casa è piccola: 47 metri quadrati, al momento, per quattro persone… Mah…
Torno però allo stato d’animo, sì perché secondo me, per noi palermitani, una parola, un’espressione non ha mai solo il senso letterale ma si estende, si espande, riunisce, coinvolge, ecco perché ittassivuci, diventa un’unica parola espressione di ben altro.
Faccio una premessa: io grido da quando sono nata, penso, e tendo ad infastidirmi specialmente quando ritengo che non ci sia linearità nelle azioni, questa cosa del gridare mi ha fatto conquistare in famiglia l’appellativo di “muzzicata dalle api” (altro termine che indica il fatto che qualcuno appena punto abbia uno scatto istintivo per il dolore, ma da noi per estensione indica un soggetto sempre agitato).
Premesso ciò comincio a pensare a questo forte desiderio di ittari vuci e traggo la conclusione che il pantalone fu solo la causa scatenante e che il concetto va oltre… Sì perché io ittassi vuci per vari motivi: quando non trovo la soluzione ad un problema perché talvolta non ce n’è; quando la gente si lamenta e non fa nulla per cambiare; quando mi si ripetono le stesse argomentazioni, quando si generalizza.. E poi per motivi più pratici tipo quando in auto assisto alle “prodezze” di altri automobilisti; quando dopo vari messaggi scritti ad un paio di maestre attendo ancora la risposta; quando l’operatrice ecologica dopo dieci giorni di assenza impiega due ore per pulire cento metri di strada, perché una delle due ore è destinata alla conversazione telefonica; quando la vicina di casa, talvolta, abbandona il sacco dell’immondizia per strada, controllando di non essere vista o quando scoppia la fognatura, a causa della pioggia del 14 ottobre, e con essa pure la strada e il marciapiede e non si vede nessuno di quelli che dovrebbero ripristinare.
Fortunatamente oltre a ittari vuci io parlo, scrivo, segnalo, quindi evito di trattenere ciò che penso.
Il concetto però rimane perché non sempre parlando, scrivendo, spiegando o segnalando si riescono a risolvere i problemi e quindi ho proprio la sensazione che sarò destinata a ittarivuci a vita…
P.S. Assimilabile a Ittassi vuci ci sarebbe pure ‘Un mi po’ paciri (non riesco a darmi pace), Facissi ‘u fuoddi (Farei il pazzo), Mi rassi lignati o Mi sbatissi ‘a tiesta o’ muru (mi darei bastonate o sbatterei la testa contro il muro), comunque tutte espressioni indicanti l’impotenza di fronte a qualcosa di apparentemente inspiegabile…
E il pantalone che fina ha fatto?
“fine” scusate!
Alessandra…quanto ti capisco! Pure io… è un periodo che “ittassi vuci ra matina a sira”!!
Il fatto è che ci arrabbiamo, ci disperiamo, ma non cambia nulla o non facciamo niente affinchè le cose possano cambiare…Bel post!
@XTIGRE Ho abbandonato la ricerca, verrà fuori prima o poi!
@Manuela Sono felice di non essere la sola! 😉
Brava Alessandra!
Hai elencato modi di dire ricorrenti. Spesso infatti si citano frasi desuete o utilizzate più che altro in provincia, ma stavolta…sono tutte espressioni autenticamente palermitane.
Brava Alessandra!…Arriera!
@Francesco grazie, ma ne ho dimenticato uno: “c’è di muoriri” 🙂
“mi viennu i sdillini”