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martedì 5 nov
  • “Fango” a Palermo

    Per fango si intende comunemente una miscela composta da materiale solido finemente disperso e da una quantità relativamente piccola di liquido, derivata principalmente, ma non necessariamente, da sedimentazione. A Palermo non è un semplice nome comune di cosa, ma un’aggettivo di innegabile connotazione negativa che viene sovente indirizzato a una svariata e variopinta categoria sociale di scarsa nobiltà d’animo. Non si conoscono le origini dell’attribuire questa parola al presunto meritevole, tuttavia, l’evocatività di questa parola fuga ogni possibile dubbio sul perché del suo uso negativo. Potrebbe a tutto tondo sostituire altri termini sinonimi come “deiezione”, “rifiuto” o “massa fecale di svariata natura umana e non”. In senso figurato, il termine si usa per definire uno stato di abiezione morale o disonore (ad esempio nelle espressioni: cadere nel fango o coprire di fango).

    Ma il palermitano va oltre..dunque un farabutto non ha infangato il suo nome…ma “è un fango”…la quintessenza dell’aberrazione,la personificazione dell’esecrabile,una fusione della persona stessa con la disgustosa materia fangosa che da vita ad un nuovo essere turpe e spregevole.

    Più vicino a questa interpretazione il pensiero di Leopardi nel periodo di conversione dal bello al vero: «E fango è il mondo» (Giacomo Leopardi…) una delle tante sue elucubrazioni. E sebbene qualcuno abbia usato il termine fango,depurandolo dal significato dell’uso comune, come oggetto di comunione con l’universo come Jovanotti («E rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango») giova precisare che tale artista non ha natali presso il palermitano dove molto diversamente sarebbe stata interpretata questa strofa…

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  • 12 commenti a ““Fango” a Palermo”

    1. Beh..uno studio quasi accademico..:-),hai dato corposità al suo significato..potevi inserire anche lo studio etimologico del termine correlato “fanghitudine”.hihihihi!

    2. Per chi come me non è di Palermo (o Siciliano più in generale) devo dire che la spiegazione è molto chiara!
      Complimenti per la precisione e la dovizia di particolari.

    3. …il palermitano capisce le mille sfumature della “materia”…

    4. ah ah ah, spettacolo di testo! snocciolare in ogni sua forma ogni possibile significato “astratto” di una parola se vogliamo sì di uso comune, ma che poco è presente nel nostro vocabolario.. da noi si chiama paciòc, quando è usata per indicare.. Il fango.. :-))

      il fondersi con il cielo in quanto massima espressione dell’elevarsi e al fango come espressione degli antipodi del primo.. è bellissima. una metafora della vita. torno ai miei alti e bassi. curiosa di leggere la prossima discernazione, ancor più di sapere su cosa sarà incentrata..!!

    5. ho fatto un anno di militare a Palermo e conosco bene il valore del termine, pur essendo napoletano. In effetti l’espressione di tipo dispregiativo l’ho sempre colta nel senso in cui l’hai ottimamente descritta. Mi piace molto il palermitano perchè come il mio dialetto è molto espressivo e certi termini trovano forza solo esprimendoli in dialetto per l’appunto. 🙂

    6. Fango uguale feccia uguale mancanza di principi uguale persone use a -contaminare- ed -essere contaminate-…,
      Domanda da non siciliana …..come si fa…. a non essere neanche sfiorati dal fango? Il fango si insidia ,ti sporca tuo malgrado e quando credi di esserne scampato te lo trovi sotto le scarpe….

    7. un comico palermitano diceva dei politici che erano impastati di Fango e merda.Aveva ragione!!!

    8. Nel fango si sintetizza la forza della terra e la purezza dell’acqua! Se lo si vede così, potrebbe essere anche un complimento…:)

    9. ricordo a scuola..”dai..non fare il fango!”

    10. troppo forte! non posso che pensare al film “gli intoccabili” doppiato in palermitano da sasa salvaggio cercatelo in you tube, come lo illustra lui la parola fango è quasi indescrivibile..

    11. Concordo con Fratello Marcello ed il suo pensiero ed aggiungo che, con l’acqua mescolata alla terra si costruiscono muri e palazzi, ma quando questo composto non ha sussistenza ecco esce il fango e quest’ultimo non si costruisce niente, perché un muro fatto di fango prima o poi viene giù! Le persone paragonate al fango quindi sono persone inutili, persone su cui non si ci può fare affidamento. In alta Italia si usa anche il termine zecche paragonandoli ad insetti parassiti che succhiando il sangue e vivono alle spalle degli altri, forse con questo paragone si rafforza ancor più l’idea dell’inutilità di certa persone. Purtroppo questa società spesso alleva veri e propri eserciti di persone inuti, facendoli studiare in università creando: filosofi, commentatori e ben pesanti, senza pensare al danno sociale a breve e a lungo termine che queste persone di fango creeranno a noi tutti, sciogliendosi al primo acquazzone…

    12. uhauhauhauha! sto morendo dal ridere! che fantasia!

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