Riapre la Vucciria
Le recenti vicende di sofisticazione delle carni che hanno portato a Palermo alla denuncia cinquanta macellai, si aggiungono ad una fitta serie di alimenti che hanno allarmato noi consumatori negli ultimi anni: dai cetrioli tossici alla mucca pazza. E questi sono solo alcuni dei casi in cui gli inquinanti creano danni macroscopici e facilmente riconducibili al cibo ingerito; esistono come sappiamo migliaia di occasioni di inquinamento di cui non possiamo percepire immediatamente la pericolosità, che mettono a grande rischio quotidianamente la nostra salute.
Il punto centrale è che il cibo e la sua produzione sono al servizio di un sistema economico ormai al collasso, in cui il cibo è diventato un prodotto alla stessa stregua di un televisore o di una automobile. Deve essere bello ed economico.
Tempo fa mi ero occupato su questo blog della distribuzione degli alimenti ed avevo parlato dei GAS, gruppi di acquisto solidale, come strumenti in grado di riequilibrare il rapporto tra acquirenti e produttori. Questi sistemi, in alcuni casi molto efficaci, nascono in Emilia ed in piccoli centri, prevedono un forte coinvolgimento ed un grande impegno da parte dei fruitori, tempo ed impegno che complice anche la logistica (traffico, distanze ecc.) è più complesso trovare nelle grandi città.
I GAS aggregano la domanda e consentono, grazie alla cooperazione tra i consumatori, di abbattere i costi a monte.
Un altro percorso certamente più efficace, soprattutto per chi abita in città, è quello di aggregare l’offerta, ovvero di creare dalla collaborazione tra produttori un paniere di prodotti completo per rispondere alle esigenze delle famiglie.
Il sistema nasce in Giappone circa trenta anni fa, ed ha varie declinazioni di successo in Italia ed Europa. In pratica agricoltori ed allevatori propongono alle famiglie quello che producono, consegnando direttamente nelle loro case una quantità adeguata di frutta, verdure, carne, uova, formaggi.
Il sistema consente di abbattere i costi, riducendo le intermediazioni e semplificando la logistica; e consente di fornire prodotti di alta qualità ad un prezzo equo remunerando il giusto il produttore.
Le scelte del consumatore sono quindi vincolate da quello che è disponibile nelle aziende, che forniscono prodotti di stagione appena raccolti. Ma soprattutto, chi aderisce al sistema garantisce a se ed alla propria famiglia scelte alimentari sane in linea con i reali fabbisogni del proprio organismo.
Ad esempio, nella settimana di maturazione delle albicocche queste costeranno meno e saranno più fresche e genuine che se consumate dopo un mese di cella frigorifera. Il sistema si basa su un reciproco rapporto di fiducia: mi consegni quello che hai (tenendo comunque conto di alcune mie esigenze chiave) ed io ho la certezza che mi darai prodotti di qualità assortiti nel giusto modo per darmi un adeguato apporto di vitamine, proteine e carboidrati, liberi da pesticidi ed inquinanti.
Questo, se vogliamo, è quanto accadeva nelle famiglie contadine, quando la sera il contadino rientrava e si cucinava quello che l’orto e la campagna avevano donato.
Questo percorso riduce solo apparentemente la nostra possibilità di scelta. Certo non sarà nell’ordine del giorno mangiare le fragole a dicembre, ma ci garantisce l’opportunità di recuperare cibi con il loro sapore ormai dimenticato, e soprattutto ci consegna quella varietà di prodotti che l’agricoltura intensiva e fuori stagione ha costretto ad eliminare dalle nostre tavole.
La nascita di mia figlia ha esasperato la mia ossessione per un’alimentazione sana e di qualità, così ho iniziato ad aggregare amici per contattare insieme aziende biologiche e condividere le spese di consegna. Parmigiano, pasta, verdure, pesce. La svolta è avvenuta con l’incontro di Sandro Drago, un ricercatore che rientrato dagli Stati Uniti ha fondato una società di ricerca che tra le altre cose si occupa di tracciabilità genetica degli alimenti. Con lui abbiamo deciso di implementare la comune esigenza di cibi di qualità acquistati direttamente presso i produttori (anche lui ha una nutrica per casa), garantiti da controlli ed analisi di laboratorio inerenti la loro qualità e la loro tracciabilità.
Progressivamente abbiamo messo a disposizione questa nostra esperienza ai nostri amici; nasce dal desiderio di condividere questa esperienza con altri Vucciria.it, che intende proporre una alternativa sul mercato alimentare, in cui il mercato torna ad essere quello che dovrebbe essere, e cioè un momento di incontro tra produttori e consumatori, un luogo di confronto e scambio di idee e di prodotti della terra, e non un luogo in cui passivamente adeguiamo i nostri consumi alle regole del moderno sistema distributivo.
Vucciria adesso aggrega alcune famiglie con una dotazione standard di verdura, carne, formaggio, frutta. L’idea è, nel breve, consentire a queste famiglie di scambiarsi ricette e consigli alimentari. In questa fase la formula è quella di una sperimentazione (stiamo testando il modello un po’ più allargato, utilizzando il web come strumento per fare circolare le informazioni); speriamo di potere ampliare Vucciria nei prossimi mesi, compatibilmente con la disponibilità di prodotti e con la capacità che avremo di gestire la logistica, coinvolgendo nuovi produttori ed aggiungendo altre famiglie (pensiamo di poterne integrare altre 50 circa).
Si tratta a nostro avviso di una rivoluzione silenziosa, un nuovo modo di rapportarsi all’alimentazione ed alla natura. Il progetto remunera il lavoro di tutti, non è quindi su base volontaria come avviene di solito per i GAS, sarà pagato chi produce, ma anche chi consegna e chi prepara le confezioni ecc. ecc. Siamo convinti infatti che attraverso una onesta remunerazione del lavoro si possa dare avvio ad una struttura efficiente in grado di garantirsi la solidità e quindi quella autonomia necessaria per mantenere elevata la qualità dei prodotti e del servizio, che poi è stata l’esigenza da cui ha preso vita quasi per gioco questa esperienza.
Forse questo è un modo nuovo di relazionarsi con l’economia del territorio e magari riusciremo in questo modo a lanciare nuovi modelli di cooperazione e consumo; oppure no, ed avremo raggiunto “solo” il risultato di dare ai nostri figli alimenti di alto valore nutritivo, in armonia tra uomo e natura.
Comunque la mettiate è già un successo.
Benissimo,complimenti
Giovanni, pensi che un incentivo e un riconoscimento ai produttori di qualità possa essere rappresentato dal dare loro pubblicità in modo trasparente in tutte quelle aggregazioni e imprese che vogliano promuovere una spesa alimentare biologica o quantomeno naturale?
Come dire, pizzichiamo i buoni?
No. Non credo. Io penso che chi produce dovrebbe limitarsi a produrre ed avere un contratto di servizio onesto con chi cura altri aspetti della filiera come la vendita e la distribuzione.
Il problema di approccio (per esempio anche del PSR) e che si è pensato di creare o ipotizzare imprenditori agricoli che fossero anche esperti di marketing, comunicazione, ricerca ecc. ecc. In pratica un contadino in Sicilia deve possedere le competenze che altrove appartengono a 4/5 comparti differenti. Non può funzionare.
In altri sistemi (vedi Israele) chi produce deve produrre bene, mentre chi commercializza deve commercializzare bene. E la forza di entrambi proviene dalla qualità del lavoro che ciascuno compie.
Credo semmai che i produttori potrebbero essere soci o partenr strutturati delle società o piattaforme di commercializzazione, ma questo è lasciato alla loro voglia o propensione all’investimento ed alla cooperazione, che non può essere coercitiva e che in sicilia ad oggi mi pare poco perseguibile visto il diffuso individualismo.
La pubblicità data ad un produttore secondo me snatura il focus del suo lavoro. Che deve essere migliorare al meglio quello che produce in funzione di chi lo consumerà.
Io ho distribuito prodotti tipici siciliani in Germania nel 2009. Ho smesso perchè i produttori mi fregavano mandando merce diversa da quella ordinata. Se avessi avuto partner onesti e corretti avrei continuato. Quindi la questione non era pubblicizzare i produttori (buoni o cattivi) ma trovare quelli che potevano aiutarmi a mantenere gli impegni, e posso garantirti che se li avessi trovati non li avrei cambiati per nulla al mondo.
Come corresponsabilizzare e motivare allora i soggetti della filiera corta: produttori, distributori e consumatori?
Con un progetto ed una visione comuni, con una condivisione di obiettivi ed una equipartizione di responsabilità e ritorni economici.
Mentre oggi ciascuno guarda solo al suo interesse. Non ha alcuna responsabilità se non rispeto al suo cliente diretto. Ed infine incassa la fetta più grossa l’intermediario.