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sabato 21 dic
  • Quaderno di Palermo 25

    Mi capita spesso in questa ferma città sorprendente, che gli amici mi propongano di andare al cinema con loro perché da soli “non ce la fanno”. All’inizio questa proposta mi sembrava strana, per non dire stramba, abituato com’ero nelle diverse città europee dove ho vissuto, a frequentare le sale cinematografiche da solo, o in compagnia, perché no: il punto è che non mi sono mai chiesto se al cinema bisognasse andarci con qualcuno. Certo, questo atteggiamento mi ha fatto riflettere ancora una volta sulla condotta dei palermitani, in questo caso sul loro rapporto con la famigerata solitudine.

    Che la nostra società sia fondata sulla coppia, sulla famiglia, su un gruppo corporativo dove ogni individuo cerca di proteggersi, non è una novità. Se da una parte le “corporazioni” -e con questa parola intendo dire tutte le forme di vita tutelata (famiglia, chiesa, esercito) nelle quali una persona realizza la propria vita- servono a diffendersi dagli altri, da quella concorrenza tanto spietata sia da chi la fa quanto da chi pretende combatterla con le stesse armi, dall’altra una delle funzioni del matrimonio è di far sì che il proprio partner si salvaguardi da sé stesso, senza dimenticare ovviamente anche la protezione/proiezione pubblica che lo status di coppia suscita. E quando dico “da sé stesso” alludo al fatto che ognuno di noi ha paura del mostro che serba dentro la sua psiche. Quindi niente come la demonizzante solitudine per far affiorare tutto quello che nell’intera giornata, mentre ci dedichiamo per esempio al nostro mestiere e non pensiamo a noi, cerchiamo di trattenere tante volte con un grande sforzo. Perché non è facile avere a che fare sia con le connaturali contraddizioni, sia con le opprimenti incapacità e infine con le proprie paure: l’essere umano impiega la maggior parte del tempo della sua vita a cercare compagnia, cioè ad “avvolgersi di persone” che con la loro presenza e le loro chiacchiere possano in qualche maniera attutire quella voce solitaria che benché muta si fa udire importunamente in ogni parte del cosmos che giace dentro di noi. Perciò appena usciamo dal nostro ritmo quotidiano dove non abbiamo avuto neanche un secondo, non soltanto per pensare ma innanzitutto per essere con noi, perciò ci diamo da fare per evitare il faccia a faccia con noi stessi rivolgendosi, rincorrendo gli altri. Proprio come se cercassimo di riempire quel tempo disponibile che abbiamo intorno e non ci riuscissimo a farlo da soli per la paura di cadere nel proprio vuoto.

    Il palermitano, gentile come nessun altro sa esserlo sulla superficie della terra, è però contemporaneamente scontroso verso sé stesso e verso il mondo (non possiamo dimenticare il suo genotipo isolano). Sì, il cittadino palermitano è pieno di incertezze e quindi, quando per esempio si trova da solo, ricorre al telefonino per fuggire da sé stesso (evita l’incontro col suo vuoto “svuotandosi” con gli altri). O prende la macchina per “fare una passeggiata” con tutti i suoi concittadini che il sabato pomeriggio o la domenica mattina non vogliono rimanere a casa e sopportarsi. O, come dicevamo all’inizio, si rivolge agli amici o ai familiari con l’intenzione di andare a vedere un film con loro. Ma non si tratta in questo caso tanto di paura di sé stessi quanto di paura degli altri, perché a Palermo vedere un film in una sala cinematografica o fare altre cose da solo semplicemente non è ben visto.

    Colposamente.

    Ospiti
  • 21 commenti a “Quaderno di Palermo 25”

    1. Pensare a una fazzolettata di amici come a un “gruppo corporativo” mi fa già sentire in colpa. Finirà che quando mi siedo da pipparedduy con mio “fratello” sergio, la sua compagna e giovanni chiappisi, mi guarderò in giro per vedere se c’è qualcuno della Digos coi microfoni direzionali messo lì a carpire le nostre maldicenze sul direttore. Io al cinema da solo non ci vado di norma. Ma ci sono anche andato. Che cambia? Che quando vado in compagnia il film lo commento, lo sfotto, lo discuto, me ne lamento, in una parola condivido. Da quando la condivisikone è una sorta di peccato sociale per cui l’Uomo deve temprarsi nella solitudine, non deve prendere la macchina per fare una passeggiata e guai a scambiare due parole sul tempo alla fermata dfell’autobus? Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera. Quasimodo con questi versi e il suo ermetismo, vinse il Nobel. Noi non lo vinceremo mai.Ma una briscola in cinque da ridursi con una sincope per le risate, non ha prezzo. Per tutto il resto c’è Eduardo a ricordarci che uscire da casa è pericolosissimo. Scusami amico mio, non ti sebntire sfottuto. Io sono un gran babbione e il tuo scritto (che naturalmente è una cosa seria e sul quale si può discutere con ponderata scienza) ha stimolato la mia ineluttabile deriva babbiona. Senza offesa.

    2. aggiungo: sei mai andato al cinema con una signorina con la quale progetti un inciucio sentimentale ma ancora non glielo hai detto? Che ne prendi di wueste cose antiche come i gomiti che si sforano, le labbra che si avvicinano al suo orecchio per un commento scemo e strumentale, gli sguardi di traverso nel buio per vedere nei suoi occhi il film che gira al contrario, come in una macchina del tempo dove i tuoi pensieri diventano bolle di sapone piene di arcobaleni e ti senti emozionato. Ma quando sei solo quando mai ti emozioni? Opure pensi che le emozioni siano una manifestazione decadente dell’Homo Fragile? Perfino quando ci facciamo una sega pensiamo a qualcuno, a una situazione in cui difficilmente la nostra immaginazione ci relega in un contesto solitario. Diceva Einstein “Immagination is more important than Knowledge”, l’immaginazione è più importante della conoscenza. E questo fa anche la differenza tra una sega e l’amarsi. Insomma, un sentimento senza “l’altro”, fose anche un altro sè stesso, è improponibile. Secondo me.

    3. E proprio vero che noi siciliani non amiamo quando ci raccontano delle nostre mancanze, e i commenti quassù ne sono l esempio.

      Penso che l articolo si riferisse a questa necessità, che diventa un limite.
      A Palermo hai bisogno degli altri per fare qualcosa, non si sa vivere la nostra individualità, gli amici diventano spesso un mezzo, non un fine.

      Bellissimo articolo, difficile da digerire.
      Soprattutto per chi si ritrova in questa posizione e non ha mai pensato che è più un’ imposizione culturale, che altro.

      Anche io in passato, magari volevo fare qualcosa, ma avevo bisogno della compagnia. Vivere sola, viaggiare, osservare da dentro altre culture mi ha fatto riflettere e ora godo dell usufruire della mia piena indipendenza come essere umano.

      🙂

      Buona giornata

    4. Colpito e affondato!
      Noi palermitani siamo proprio così…
      Lo dice una persona che per anni è passata per ‘strana’ perchè amava viaggiare da sola, andare al cinema da sola etc…
      E’ bastato allornarsi qualche migliaio di km per scoprire che essere strani è tutta un’altra cosa.

    5. Nelle sale cinematografiche con i posti numerati è quasi impossibile stare da soli. Cassiere caritatevoli provvedono sempre a piazzarti accanto a qualcuno o in mezzo a qualcuno. Cinema quasi vuoti ma affollati nella zona centrale, la “migliore”. Pochi, ma tutti insieme, anche se non appassionatamente. Nulla di male, a patto di non trovarsi accanto ad una comitiva ( dopo due è comitiva ). Molte volte, tra questi che vanno al cinema “insieme”, c’è qualcuno che il film l’ha già visto, e farà in modo di dimostrare a tutti di averlo già visto. Sussurri che non sono sussurri, che anticipano le scene. Tipo:
      ” Guarda questa scena che viene adesso, è bellissima”
      E durante la scena raccomandata continuano a dire : ” Guarda guarda, ora ora…”
      Ed alla fine della scena : “Era bella, vero ? E ora senti, senti c’è la battuta più divertente del film”. E poi, dopo aver ascoltato : “Divertente, vero ?”
      D’accordo, questi contatti si possono facilmente eliminare, cambiando posto, poco prima dell’inizio del film.
      Però è un peccato, perchè in effetti i posti assegnati dalla cassiere, tra quelli disponibili, sono sempre i migliori. E poi al cinema, se si è soli, spesso fa anche freddo.

    6. ho sempre amato andare al cinema da sola, possibilmente nelle proiezioni pomeridiane, le più intime, le proiezioni per chi ama il cinema in solitudine. per me andare al cinema era come leggere un libro, appartarsi in una storia, e non ho mai pensato di leggere dei libri in compagnia.
      ora non vado più al cinema, il rumore di fondo mi ha fatto passare la voglia. la forzata condivisione di un momento, il bip bip dei telefonini, mi ha distratta da quella passione.

    7. grazie Stalker … hai aperto un tema che mi sta a cuore….il rumore di fondo … bip bip dei telefonini … maleducati Ci invadono … non ce scapo … perché a casa ti aspettano ancora di più maleducati … sky …mediaset … commercialisandosi anche Rai … rimane qualche libro … ma torniamo al tema principale … cinema come arte (seguito come Stalker)in tranquillità, non esiste più … è diventato roba di consumo come 99% delle attività, beni, opere, etc. della umanità … per questo si va in compagnia … perché si degrada a una superficialità quotidiana … come prendere caffè & fare due chiacchiere … ci prendiamo bicchiere di vino & scambiamo due chiacchiere, e fine della storia (non è sempre cosi) Complimenti a “ZA” per bel’ commento … Daniele Billitteri …. Cosa devo dire … povero Albert si gira nella tomba quando uno come lei pronuncia il suo nome… per non commentare il suo commento, Hehehe …Lei ha confermato proprio quello che ho scritto al inizio … facciamo spazio … perché arriva Daniele … e per non credere che mi nascondo … sono Hrvoje Lasic … grazie

    8. Io adolescente non capivo quelli che volevano andare al cinema in compagnia. Per bisogno, per paura, per abitudine sociale.
      Lo consideravo “contro natura”.
      Andavo in tutti i cinema di Palermo, tutti li ho conosciuti, da solo. Persino all’Orfeo andai una volta (pero’ uscii disgustato e imbarazzato dopo 20 minuti).
      Da adolescente e anche gli anni seguenti, riuscivo a concepire, al limite, di giocare al calcio in compagnia, certe volte andare al ristorante o in una discoteca, ma al cinema no.
      Lo consideravo e lo considero contro natura, dicevo, come volere ascoltare Charpentier o il Gloria di Vivaldi in compagnia… alt, eccezione! Se non avete mai avuto come compagnia il Gloria di Vivaldi mentre fate l’amore, provateci.
      E’ uno di quei momenti, sublimi, in cui vale la pena fare l’amore ( 😀 ).
      Nei primi anni che mi trovavo a Parigi mi accorsi che oltre alla “collezione di francobolli o farfalle” (o simili cretinaggini) alcuni usavano la serata al ristorante o al cinema insieme.
      Qualche anno dopo una ragazza mi invito’ ad andare a vedere insieme “Caro Diario” al cinema in zona Saint Germain des Prés, che a me, il quartiere, piace per altre cose e non per i “giochetti” di andare al cinema insieme a una donna appena conosciuta.
      Fu uno dei momenti più noiosi della mia vita, avrei voluto scappare come avevo fatto da adolescente al cinema Orfeo a Palermo.
      Pero’ lo feci all’uscita alla fine della proiezione del film, era una serata contro natura. L’indomani sera ci tornai da solo nello stesso cinema a vedere “Caro Diario”.

    9. Lasic, non c’è bisogno di fare spazio “perché arriva Daniele”. Spero non vorrà negarmi la legittimità di un commento. Dopotutto qui si viene per questo. Ho solo detto che amo la compagnia e che misurarsi con l’ambiente è uno dei destini sociali dell’Uomo. Questo fatto che andare al cinema in compagnia equivalga al concedersi “alla superficialità quotidiana”, al piegarsi al consumismo che riguarda “il 99 per cento delle attività umane” mi pare risponda alla urgente necessità di certificare l’appartenenza al rimanente 1 per cento indicato come una sorta di Civitas Dei. Albert si girerà nella tomba ma “uno come me” l’ha citato correttamente. Vada pure al cinema da solo, legga un libro (ma diffidi degli autori troppo conosciuti per via di quel 99 per cento…), spenga la tv, vada fuori con la mascherina per non sentire gli olezzi della città. Ma si perderà pure i profumi. Lei, mio caro Lasic, mi sembra un po’ snob. Potrei dire: facciamo spazio perché arriva Lasic. Nulla quaestio, naturalmente. E’ in buona compagnia. Gigi: il suo post è… non lo so… da quando andare al cinema con una donna appena conosciuta è “un giochetto” noioso se non addirittura poco commendevole? Un invito del genere a Parigi per vedere un “cult” italiano in un piccolo complice cinema nel Quartiere Latino è il sogno di molti. Invito per di più ricevuto ed al quale lei sembra essersi magnanimemente concesso. Può essere che quella ragazza volesse solo un bacio sotto lo schermo dove Moretti gira in vespa? E che sarà mai un bacio? Avrebbe voluto scappare? Poi c’è tornato da solo? Da quando il corteggiamento è una cosa quasi risibile (c’era chi usava i ristoranti o il cinema cone la collezione di farfalle, dice). Secondo lei uno dei pochi momenti in cui è sublime fare l’amore è farlo ascoltando il Gloria di Vivaldi. Io preferisco le Quattro Stagioni ma se non ho a disposizione il Gloria non riaccompagno la signora a casa. Ho 60 anni e non ho rimpianti. O sì: ho lavorato di notte per una bella fettina della mia vita e tra gli effetti collaterali c’era pure quello di dovere rinunciare al cinema, alle cene con gli amici e a molte altre attività che definirei socievoli più che sociali. Ecco: diciamo che sono contento che quel periodo sia passato. Mah… sarà perché sono vecchio e sicuramente passato di moda… Ognuno ha il suo tempo. Io, evidentemente, ho fatto il mio. Adesso vivo da solo, sto benissimo ma non ostento la mia condizione per nutrirmi della gratificazione dell’appartenza a una “corporazione”. Perché l’esclusivo “club dei solitari” mi sembra più “corporazione” dell’innocente serata al cinema del paleritano con suo cognato e suo compare.

    10. Signor Billitteri, premessa d’obbligo.
      Tra gli autori di Rosalio lei fa parte di quelli dei quali apprezzo “lo stile” di scrittura; e non sono molti… purtroppo (alla lettura anche delle polemiche che suscitano, talvolta, i miei commenti). Cito solo, tra gli elementi che apprezzo, quel legame con la “matrice” siciliana-popolare, che, mi sembra, lei non “tradisce” alla ricerca di nuovi linguaggi tischi toschi o finti modernismi snob.
      PERO’…
      Forse stamattina ha interpretato male le mie intenzioni.
      Per me non si legge Pirandello in compagnia, non si ascolta Vivaldi in compagnia (e nemmeno De Gregori e De André), non si può vedere al cinema Fellini o Moretti (il “primo” Moretti. Non “caos calmo”, quello era da non vedere in tutti i sensi!). Sono esercizi che affinché io li possa vivere profondamente e con tutti i crismi sentimentali necessari, devo stare da solo. Ma non ho mai scritto, sopra, che dovete/devono/dovrebbero farlo tutti.
      Ho raccontato un’eccezione che conferma questo mio sentimento. Ma l’ho raccontato per rafforzare “il concetto” non per fare gossip, quindi evito di raccontare le circostanze, i motivi dell’invito (e del non rifiuto), le circostanze professionali, cos’era successo prima e in futuro. Posso solo dire che avevo 30 anni e… qualche kg. meno.
      Per i baci… andare al cinema per baciarsi? Non le sembrerebbe un po’ tascio?
      Se lei prova sensazioni straordinarie ascoltando Le Quattro Stagioni mentre fa l’amore, o ascoltando i Black Sabbath, o ascoltando il vruoccularu che abbannia sotto il balcone, meglio! quello che è importante è conoscere la trascendenza quasi mistica durante quegli attimi sublimi. Anche il silenzio! perché no?
      Nel mio caso, ho specificato, Il Gloria non era un semplice supporto…
      Ma ho scritto che è uno di quei momenti in cui vale la pena fare l’amore, SECONDO ME, non ho suggerito di andare a comprare tutti Il Gloria di Vivaldi; come potrei permettermi? Non ho scritto nemmeno quali sono, sempre secondo me, le altre circostanze in cui vale la pena, e nemmeno quando non vale la pena, oppure quando vale la pena solo per “umili” bisogni fisiologici. Io ho scritto semplicemente uno dei momenti in cui una certa attività interiore, intellettuale, emotiva, forse spirituale, si può fare pure in compagnia, SECONDO ME.
      Stamattina il caffè (o il quartino mpietra) era troppo forte? 😀
      scherzo!

    11. Ah! dimenticavo: per “giochetti” sociali intendo quegli esercizi che per facilità si usano (che sembrano e/o sono stratagemmi) per tentare la seduzione, ma che in realtà hanno poco o niente a che vedere con le intrinseche qualità delle persone. Insomma, orpelli esteriori; ma perché non provare a sedurre usando “se stessi” ? Certo, se due persone si siedono al giardino inglese si devono “raccontare”… lo schermo del cinema, o le farfalle… è più facile…
      A PROPOSITO: condivido molte parti del post dell’autore Dominguez, non l’ho fatto prima perché, come si può notare, abbiamo commentato finora… una carrellata di egocentrici che si raccontano…
      Io ogni tanto mi fermo, in via Libertà a Palermo, e guardo passare, per leggere dai movimenti anche certi aspetti sociali, mi distrae. Tra le altre cose ho notato le paure, le timidezze e gli imbarazzi di coloro che camminano (passeggiano?) da soli, certe volte anche se camminano in compagnia si notano, a volte mi sembra di sentire i respiri pesanti e le mani fredde e sudaticce. Chissà perché, ma alcuni tratti della via Libertà sono strategici in questo senso.
      Non mi è mai successo di notare gli stessi atteggiamenti a Rue de Rivoli (Parigi), dove ho sentito invece senso di “libertà” (sembra uno scherzo del destino! Libertà…)

    12. @robert. ” Cinema come arte non esiste più”.
      Sento spesso discorsi del genere, soprattutto da parte di chi al cinema va poco o quasi per niente:
      “Il cinema è morto”,” Si vola troppo basso”, “è stato detto già tutto”. bla bla bla.
      Basterebbe anche soltanto l’ultimo Festival di Cannes a dimostrare l’esatto contrario. Film grandiosi di Autori come Malick ( “The Tree of Life” )e von Trier ( “Melanchonia”), tanto per citarne solo due ma opposti, l’acqua santa ed il diavolo. Una preghiera ed una bestemmia, ma due straordinari tentativi per sciogliere limiti formali e convenzioni narrative. Uno magari ci riesce, l’altro no, ma questo è un altro discorso.
      ” Tutto già visto “. “Molto meglio un buon libro”. Può essere, ma poi ti capita di rimanere incantato di fronte ad una autentica opera d’arte come ” Le Havre ” di Kaurismaki ( film anche questo presentato a Cannes ). Niente di più semplice, con la macchina da presa che se ne sta ancorata a terra, dove ci sono lustrascarpe innamorati, bottegai dal cuore d’oro, poliziotti che mettono l’uomo davanti alla legge ed un ragazzino che trova la strada per raggiungere sua madre. La rivincita del Signor Marx, forse. Passando attraverso la strada maestra degli affetti ( più fatti, meno parole ) e dell’impegno in prima persona, singolare e plurale. Solo una fiaba, peraltro già vista ? Può darsi anche questo. Ma la sua capacità ( facilità, felicità ) di “parlare al presente” non ha eguali, secondo me, nel mondo dell’arte. Per giunta in un film in cui non c’è una virgola, un colore, un gesto, un’inquadratura, una parola che non sia dove dovrebbe essere. Anche in presenza di fastidiosi, estranei rumori di fondo. Malattia della nostra vita. Ma lieve, si può sopravvivere, bene. Fuori dalle sale del cinema c’è anche di peggio, di molto peggio.

    13. Correggo: PER ME non si può – non posso – vedere al cinema Fellini o Moretti in compagnia.
      Aggiungo: e mi infastidisce dovere raccontare la mia emozione dopo la proiezione.
      In certi film ci sono stato dentro tre giorni di seguito dopo la proiezione; ogni tanto venivano a trovarmi mentre facevo le faccende quotidiane. Impossibile, per me, provare gli stessi sentimenti, se questi esercizi sono conditi dai “giochetti” sociali che distraggono.
      Persino allo stadio, se si sta in silenzio e appartato si vedono cose invisibili in mezzo all’eccitazione agonistica collettiva.

    14. La guida michelin segnala “merita la deviazione” , un quid che merita di esser visto, anche se ci devi andare apposta. Leggere il Billitteri e il Gigi è davvero gradevole, vederli fiorettare con gli ossimori, scansarsi con le virgolette,poi fare il terzo tempo come al rugby…davvero imperdibile. Dalle due anime, sicuramente nobili, trasuda la più bella palermitanità, intesa come amore viscerale e cerebrale per la nostra Città. Io li ringrazio pubblicamente, li leggo sempre e ne condiglio la lettura anche agli ipertesi e ai sempreincazzatinonneposso piu’divivereaPalermo.

    15. @billitteri, credo di essermi presa della snob indirettamente, così, nel mucchio.
      tempo fa me ne sarei offesa non poco, per la stima che le portavo, ma da quando Lei si occupa di metereologia, allineandosi ai tg che l’estate fa caldo e l’inverno fa freddo, lo considero un complimento.
      comunque i talebani della maggioranza sono un meraviglioso ossimoro 😉

    16. Ciao Giuanni.
      C’erano solo diversità di modi di sentire. C’è chi predilige, per fare certe attività, la riflessione e l’emozione solitaria per assorbirle meglio, e poi, magari condividerle; c’è chi preferisce condividerle mentre le fa, ed in questo caso c’è da complimentarsi con loro se riescono a “sentire” nei dettagli e percepirne ogni emozione, per esempio se discutono e commentano, o sfottono, mentre guardano un film.
      Comunque io non ho detto che fare l’amore mentre si ascolta Il Gloria di Vivaldi è uno dei pochi momenti in cui è sublime farlo. No, mi rendo conto che non è semplice trasmettere l’estasi; l’ascolto che in genere si preferisce fare da solo ma, l’eccezione, il momento della fusione e della trascendenza… insomma una sorta di unione spirituale, dove peraltro il Gloria è parte integrante; l’ascolto in compagnia proprio perché anch’essa è in quel momento sublime. L’estasi del Gloria e dell’amore insieme, al di là di ogni abitudine e riflessione intellettuale. E siccome l’estasi non è come bere un caffè ogni mattina, ecco perché ritengo che è uno di QUEI momenti in cui vale la pena fare l’amore.
      Ma non ho detto che è l’unico momento in cui vale la pena, come non ho elencato tutti i casi in cui lo ritengo stupido o utile solo a fini fisiologici. E poi, magari ci sono pure quelli per i quali vale la pena quando si fanno prendere a frustate o a calci nel sedere, io preferisco il Gloria di Vivaldi.
      C’era pure una diversità di vedute sul tema seduzione: c’è chi usa il cinema, il ristorante, le farfalle o i francobolli; c’è chi usa la propria personalità e magari le proprie stranezze. Billitteri considera emozionate i gomiti che si sfiorano e le labbra che si avvicinano (anche se è solo per fare una battuta stupida) dentro il cinema. Io nell’episodio che ho raccontato (solo come esempio, lo ripeto) mi sentivo infastidito perché non riuscivo a concentrarmi per “sentire il film” in ogni suo dettaglio; e come concentrarsi? Sai, quando uno si accarezza i peli sul viso solo per girare lentamente la testa e guarda come si suol dire con la coda dell’occhio, e si accorge che la persona accanto ti stava facendo una taliàta tipo sguardo da gallina, e sta pensando, magari legittimamente, che si farebbe una bella schiniàta?
      Non ci si può concentrare a guardare il film in queste condizioni.
      Ecco perché l’indomani ci sono tornato da solo.
      N.B. prediligere certi momenti di “riflessione” per quel che mi riguarda non vuol dire appartenere a un qualsiasi club di snob solitari; tra l’altro tutto quello che ho scritto è contro ogni stereotipo sociale.

    17. 1. GRAZIE…
      2. MEA CULPA, mi sono permesso a commentare un commento…scusate…
      3. Prima citazione di Albert Einstain , si, è vero, è corretta, ma lui parlava di scienza …
      4. Mi fa piacere che pensino al Albert Einstain , trovo disgustoso che lo fanno mentre fanno una sega, ma non giudico … gusti sono gusti …
      5. Parole di Eduardo Dominguez : “Palermitano evita l’incontro col suo vuoto … rimanere a casa e sopportarsi .” NO COMMENT …
      6. Alla fine non mi frega un @ se gente va in compagnia ò da sola guardare un film… personalmente se voglio vedere un film, lo faccio da solo perché :
      7. “baciarsi guidando l’auto, e inammissibile, perché non si dedica attenzione dovuta… al BACIO…” anche questo diceva Albert Einstain .

    18. …ma non è invece possibile che in funzione delle circostanze, dei momenti, della compagnia, dell’umore, sia di volta in volta preferibile o meno essere da soli anziché no?
      La lettura, l’ascolto della musica (o il suonarla), la visione di un film…
      Ad esempio: se trovo ovviamente logico che la lettura sia fatto privato nel 99% delle circostanze, ho in passato trovato godibilissimo leggere alla mia compagna non italiana (su sua richiesta), alcune pagine di Camilleri, che senza la dovuta intonazione, la traduzione al volo di alcuni termini resi meno ostici, le avrebbero reso inaccessibile l’autore (le traduzioni in inglese non possono ovviamente rendere…). E’ chiaro che si trattava di pagine selezionate dopo che ovviamente il libro me l’ero prima letto da solo…
      Anche sul resto …suono quasi sempre per me, ma è altra e diversa cosa il suonare per gli altri…come l’ascolto della musica: da soli quasi sempre, ma poi perché no, anche condividendola con chi è in grado di apprezzarla…
      Se vedo un film (degno di questo nome) anch’io mi sprofondo nella visione, per cui diventa relativo se ci sia qualcun altro o meno…tuttavia perchè privarsi del piacere di commentare quanto meno durante la pausa?
      Sulla seduzione: come porre regole? dipende dal soggetto.. è chiaro che a tutti(/e) sarà capitato di non trovarsi sempre esattamente con una potenziale donna (/uomo) della propria vita… per cui, se con quelle a cui si tiene di più, può essere sufficiente (e più godibile) il solo raccontarsi, con le altre ci sta pure “un riempitivo temporale” (cinema, ristorante, etc..) …(ma è pure lampante che se di riempitivo temporale si tratta, non stiamo parlando di “Cinema” e poi la visione “vera” come nel caso di Gigi deve essere rimandata…).
      Capisco tuttavia il tema di fondo… con tutte le eccezioni del caso, credo sia vero che c’è una nostra attitudine ad agire in gruppo e invece quasi un pudore a svolgere certe attività da soli.
      Si è parlato di cinema ma aggiungo il viaggiare: la mia compagna mi racconta di viaggi effettuati da sola, dopo la laurea…in mezza Europa (ma d’altronde quante volte non vediamo stranieri da soli in viaggio sprofondati nella lettura di un libro)… Ne abbiamo parlato e fatto oggetto di riflessione da sempre: per noi è invece abbastanza impensabile il viaggio di piacere o di scoperta fatto da soli (sempre con le dovute eccezioni)… e in effetti confermo anch’io: pur odiando le “comitive” – in sommo grado se per un viaggio – ma, sinceramente, senza almeno un amico o una compagna difficilmente – a meno che per lavoro – ne intraprenderei uno (…ognuno ha i suoi limiti).

    19. Comunque io con quella che potrebbe considerarsi erroneamente una “battuta” volevo sottolineare alcune situazioni che a volte ci svelano la bellezza della vita pronta a sorprendere. L’ho fatto anche se si parlava di “seghe” e di attività fisiche o intellettuali e delle relative domande (pseudo)esistenziali “se è meglio farle da soli o in compagnia”.
      – Cioè, uno degli esempi era che anche se si è convinti – e lo sono, salvo per l’eccezione – che il piacere massimo dell’ascolto di una musica che si ama lo si ottiene da soli in contemplazione, la vita ti sorprende – almeno una volta con l’eccezione – e ti fa vivere l’esaltazione, fino all’estasi, nell’atto amoroso accompagnato da quella stessa musica che gelosamente ascoltavi sempre da solo, fino a mischiare nell’unione perfetta l’estasi d’amore con quella musicale.
      – consapevoli che la stessa alchimia non si riproduce con la volontà, non resta che accontentarsi… ma la schiniàta dentro il cinema no, non è esaltante e “nuoce al film” (e alla schiniàta pure), e nemmeno la sega; almeno amori semplici al momento opportuno…

    20. Con @Gigi penso che ci siamo chiariti. Mi poia ce il commento di Giuanni perché mi pare che individui bene il contesto. @Gigi è uina persona intelligente, certamente di buon gusto ed elegante. Magari io gho sottolineato con troppa veemenza la mia “appartenenza” alla p’alermitanità magari un po’ sopra le righe. Ma in quello spartito ho suonato la mia musica negli ultimi sessant’anni. Devo delle scuse a @Stalker che mi ha sempre beneficiato di commenti lusinghieri. Non avevo alcuna intenzione di darle della snob. E neanche a Gigi. Ma qui si viene per commentare un punto di vista non per qualificare chi lo sostiehne. Un po’ di Brain Storming sarebbe consigliabile. Per questo voglio ancora una volta sottolineare che ho il massimo rispetto per le posizioni di ciascuno di noi. Comprese le mie, ovviamente 😀

    21. Billitteri, io dentro sono rimasto un ragazzo di borgata (nemmeno per scelta, sono fatto proprio in questo modo; in certi momenti mi sorprendo a “pensare” come se fossi nel mio quartiere e avessi accanto mia madre e mia nonna, insomma scene di ragazzo palermitano).
      Le persone che stimo e frequento a Palermo rappresentano quei tratti di palermitanità e indole “nature”… altrimenti sto bene con i miei animali; i finti snob non fanno per me, gli snob li mando a.ff… massimo in due minuti, se proprio non posso fare a meno di ignorarli.
      Erano schermaglie sopra, solo simpatiche schermaglie…
      Ah! io parlo inglese se vado in inghilterra francese a Parigi, ma se ho di fronte un palermitano a Palermo capisce immediatamente che il tischi toschi mi sta sulle p… d’altronde non ha scelta perché a me a Palermo piace parlare misto italiano/palermitano ma certe volte pure la “ca.c.carara” (me l’ha insegnato un mio amico cantante dell’opera Garnier, che aveva 35 anni più di me, fi.mmi.naru “ossessivo”, che aveva vissuto sempre a Parigi ma la sua famiglia era siciliana e parlava perfettamente la cac.c.arara).

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