Munnizza tales
È il 19 febbraio del 2012, sono le 19:00 e fuori fa un freddo cane. Il cervello mi impone di non uscire, l’istinto di conservazione mi consiglia di accendere la stufa e il buon senso mi suggerisce di accendere la tv e di guardarmi 90° minuto. D’altro canto un quadrupede nano e implorante mi convince che, tutto sommato, una passeggiata fuori a -4 non mi potrà che fare bene. Appena sceso, dopo qualche metro, voltato l’angolo, assisto alla “scena tipo” panormitana: coppia di tatucci a bordo di una Seicento color tristezza accosta ad una campana per la raccolta del vetro, posta proprio tra il raccoglitore di abiti usati e i bidoni della differenziata della carta di un condominio. Il capo-tatuccio scende svogliatamente dalla vettura, afferra alcuni sacchetti di pattume e li riversa sul ciglio della strada. Io continuo a fissare la scena, indignato (ma l’indignazione per un palermitano è un sentimento che può durare al più un paio di secondi) ma soprattutto stupito per l’abbondanza di idiozia della quale una qualche divinità mi stava rendendo spettatore. Al che mi avvicino e, in un perfetto italiano, con un’educazione di donboschiana fucina, mi rivolgo al capo-tatuccio e gli faccio: «Gentile signore, certamente lei saprà che in questo quartiere è in vigore il sistema della raccolta differenziata. Quello che lei non sa, forse, è che la domenica non si conferiscono rifiuti, che il giorno dell’indifferenziata è giovedì e che ognuno deve buttare la munnizza nel cassonetto del proprio condominio». Capo-tatuccio mi fissa con quegli occhi acquosi e inespressivi, non credo abbia veramente capito cosa gli ho detto. Nonostante tutto, riprende i sacchetti e fa per risalire in macchina quando interviene prontamente la moglie, 90kgx120cm stipata sul sedile del passeggero e incotechinata dalle cinture di sicurezza che ormai chiedono pietà. Io penso che sì, in fondo il beneficio del contraddittorio bisogna concederlo anche alle forme di vita imparentate più con le oloturie che con l’homo sapiens-sapiens. La moglie Tatuccia mi lancia uno sguardo impregnato di odio e mi gracchia: «Ma lei crede che il suo cane non sporca (sporchi)?». Io schivo e riparto subito: «Certo che il mio cane sporca, è per questo che non vado mai in giro senza questa (esco dalla tasca apposita palettina), se si dovesse perdere sarebbe rintracciabile tramite questo (mostro microchip nell’orecchio del canide), ma per evitare mi porto sempre questo (mostro guinzaglio). Ma soprattutto, cara signora, perché non abbassa lo sguardo e si mortifica per quello che sta facendo?». Il resto sono stati insulti, urla e poco altro. Chiaramente hanno lanciato i sacchetti poco distante e in piena carreggiata.
Sto leggendo con grande interesse la pubblicazione ECCO COME.
Mi sento partecipe e coinvolto con quanto sostenuto.
Mi piacerebbe contribuire in qualche modo.
Ciao
Bravissimo Riccardo, praticamente un eroe civile.
Solo questa è la strada giusta per risolvere i nostri problemi: il controllo e la riprovazione sociale. Altro che multe, telecamere e vigili urbani.
Credo infatti che il comportamento di Riccardo non sia stato affatto inutile, nonostante la sconfortante conclusione dell’episodio.
Pensiamo a quando questi tatucci racconteranno alla loro tribù di questo strano tipo che si è permesso di farsi i fatti loro: è sempre più probabile che qualcuno troverà il coraggio di contraddirli, generando magari dubbi.
Quanti più saremo a imitare Riccardo, rompendo le scatole ai tatucci, criticando e infastidendo, tanto prima i tatucci smetteranno.
Io non mi preoccupo dei tatucci segnalati, condannati ad una vita misera e di ignoranza, ma di quella intelligenza che non dovrebbe consentire tutto ció. Riccardo, ho paura che gli hai dato un motivo per gettare ulteriori sacchetti 🙂
E invece di dovresti preoccupare dei tatucci, e pure parecchio.
Hai fatto benissimo! Ma occhio che gli eroi ai giorni nostri vengono ritenuti tali solo dopo aver ricevuto come minimo delle mazzate!!! …Purtroppo quelli che tu chiami tatucci non hanno rispetto di nulla se non di quello che fa comodo a loro! Bacioni
Poche settimane fa mi capita più o meno la stessa cosa. Poco distante da casa mia vedo una donna sui 30 (mia coetanea) che lancia un sacchetto di munnizza verso la campana del vetro, si gira e va via. Le vado appresso e le dico: “signora, mi scusi, magari non ha notato che quello non è un cassonetto per l’immondizia, ma la campana per la raccolta del vetro. I cassonetti sono pochi metri più avanti”. Mi guarda dritto negli occhi e attacca con: “sono lontani (saranno stati si e non 20 metri) e poi non sono io sola a buttarla qui. Se ero solo io TI chiedevo scusa, ma tanto lo fanno tutti”. Cerco di non perdere la calma e, sempre gentilissima… “Guardi, il problema non è se lo fanno tutti o meno, e sinceramnte non credevo lei lo avesse fatto con consapevolezza, del resto non ha l’aspetto di una persona a cui piace vivere in mezzo all’immondizia!” Mi guarda sempre più incazzata e con aria di sfida mi dice “va bene, se ti piace fare la vigilessa, prenditi una sedia e passati la giornata qui a guardare chi butta i sacchetti, CIAO!”, si gira e va via, senza darmi diritto di replica. Dire alla sua schiena che la mia aspirazione non è “fare la vigilessa”, ma vivere in una città appena decente, senza immondizia agli angoli delle strade a causa della maleducazione e della lagnusia mi ha fatto sentire un po’ meglio. Rigirarmi e vedere la campana del vetro completamente assediata da rifiuti di ogni tipo… be’…
Bravi Riccardo, Laura e tutti coloro che… non demordono.
Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, ma insistere, insistere, insistere…
anche io, ma tanti anni fa quando ancora paletta e secchiello non si vedevano, ho redarguito un ragazzo di bell’aspetto ed elegante, una persona fine insomma, che lasciava le eiezioni del suo cane sul marciapiede. Mi ha risposto “ma l’educazione me la deve insegnare lei?” ed io “non credo, alla sua età ha bisogno dei corsi serali”.
Vergogna.
Rimproverare il colpevole mi pare un’ottima tattica, se facessimo tutti così.
Ok, Francesco
Grande Riccardo, ti è mai capitato di vedere macchine pulitissime e lucenti da cui volano fazzolettini e tanto altro per le strade?
Proporrei Laura G.S. per il nobel!!! Risposta troppo bella. Me la rivendo alla prossima occasione, cioè appena scendo di casa.
Io lo continuo a ribadire: mannaggia alla convenzione di Ginevra che ha abolito il Napalm.