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venerdì 20 dic
  • Sala d’attesa

    Prima d’ora mi è già capitato di parlare di sanità, medici (fiscali, anzi friscali) e malattie. Ma un aggiornamento ci sta. Uno perché gli acciacchi non mancano (e l’ipocondria manco babbìa, lo so) e due perché il siculo, col passare del tempo, non è che migliori. Anzi, si specializza sempre più in consigli miracolosi e diagnosi accuratissime sui più disparati problemi di salute. Durante l’attesa (estenuante) in un ambulatorio medico, non posso non constatare che la privacy non esiste. Siccome nella sanità pubblica è già assai se c’è l’ambulatorio con quattro sedie, mancando le riviste, uno che fa, botte di tre ore? Cerca di attaccare bottone.

    A questo punto vale la pena elencare le varie tipologie di personaggi che si possono incontrare in Sicilia.

    QUELLO CHE SA TUTTO LUI
    L’argomento riguarda i consigli alimentari nello svezzamento dei bambini. Discutendo della questione con un’altra mamma, quando le elenco gli alimenti concessi dal pediatra a sei mesi, esclama «Noooo. Ma se lei vai appresso ai pediatri! Tutto gli devi fare assaggiare al bambino. Il caffè, il vino, si deve abituare. Io a tre mesi già gli davo la pasta». Certo, se vado appresso al pediatra! Ma appresso a chi dovrei andare, scusate? Il caffè a sei mesi? Perché non un bel callozzo di sasizza a che ci siamo?

    LO SFORTUNATO
    Comincia, di solito, sospirando e con mano battuta sulla coscia a raccontare al più vicino quello che ha. Dall’inizio però. Radiografia per radiografia, esame dopo esame, snocciola le sue infinite sofferenze, gli ospedali e i medici che ha conosciuto, quasi a farne un titolo di privilegio. Nessuno ha sofferto più di lui e tutti lo devono sapere. Ha consultato i migliori professoroni. Pure là fuori è andato…ma niente! Nessuno è stato in grado di guarirlo. Pare che voglia dire: «Io sì che me ne intendo di sofferenza, no come voi che siete dilettanti». Quando, prima o poi finisce il racconto, ti guarda e pretende di sapere pure tu che hai. Se per caso non ne hai intenzione, non può essere. Conviene che ti inventi qualche cosa perché altrimenti continua a sospirare e a guardarti che quasi quasi ti senti in colpa. Tanto qualunque malanno gli racconti ti risponderà sempre allo stesso modo: «No, ma questo niente è in confronto a quello che ho passato io». Come se fosse un prio và. Un campione ri malatìe.

    IL SOLITARIO
    Massimo rispetto per la categoria per carità. Ma di solito si presenta scurusu, con le spalle incassate, gli occhiali da sole e così poco disposto all’interazione da scoraggiare chiunque dal rivolgergli la parola. Di solito tira fuori un libro e legge (o fa finta) per tutto il tempo. In tempi più recenti smanetta con il telefonino o con il tablet. Incute soggezione, magari. Ti fai l’idea di un misantropo pazzesco, fantastichi (se nessuno ti dà a parlare, hai un sacco di tempo per fantasticare negli studi medici) che forse è un serial killer o un maniaco che colleziona oggetti strani, tipo i tappi delle bottiglie o ritagli di giornale che ritraggono solo anziani. Solo che poi capita che gli vibri il cellulare e lui risponde «carissimo, che piacere!» con il tono più dolce del mondo ed esce dalla stanza, cosicché gli astanti comprendono che è proprio loro che schifa. Con il resto del mondo è molto simpatico. Oppure è solo uno dei pochi rimasti che si vuole fare, educatamente, i fatti propri.

    IL DOTTORE MANCATO
    Non vede l’ora che tu gli racconti che hai, per darti una diagnosi. Precisa e senza incertezze. Nella sala d’attesa del già citato ambulatorio, arriva uno, zoppicando, si siede e sospirando si leva una scarpa e la mostra al vicino. «Lo vede? Il plantare mi sono dovuto mettere, se no non posso camminare. Tocchi, tocchi». Io incerta se ridere o uscire a prendere una boccata d’aria, assisto, incredula alla seguente scena: il vicino non solo tocca il plantare, ma presa la scarpa in mano e agitandosela sotto il naso, spara la diagnosi: «Niente (perché poi ci vuole pure quest’aria finto disinteressata), allora la spina è». E l’altro: µLo sapevo! Cunsumatu sugnu!». Ma la spina che? Dorsale? Elettrica? E poi se già ti senti consumato perché vai dal medico, visto che le diagnosi del primo che passa ti soddisfano?

    QUELLO CHE SI INFILA
    Arriva trafelato e si mette, nervosissimo, dietro la porta del medico. Dice ai pazienti in sala d’attesa: «Scusate, è cosa di un minuto». Solitamente poi impiega mezz’ora in cui uno gli augura di meritarsela davvero quella visita. Se per caso, appena esce, qualcuno si lamenta, risponde: «Miiii come sta facendo per cinque minuti! Un poco di umanità». Pure il senso di colpa ti deve instillare.

    LA CONFIDENTE
    Ma può anche essere il confidente, anche se di solito le donne risultano essere più propense a certi tipi di discorsi. Sala d’attesa di un ginecologo. Tutte donne (non è così ovvio, perché ogni tanto i mariti accompagnano le mogli, specie quelle incinte). L’argomento cade sulla contraccezione. La pillola fa ingrassare, il preservativo è cosa di rapporti occasionali. Quasi tutte concordano sul fatto che la spirale sia la soluzione migliore. Una ragazza confida: «Io me la faccio mettere al Cervello (l’ospedale)». Una signora che fino a quel momento era rimasta zitta, con la borsa sulle gambe come se fosse seduta sull’autobus ci tiene a precisare; «No, pi’ carità! Io ‘a tiesta un ma fazzu tuccari!».

    Palermo
  • 14 commenti a “Sala d’attesa”

    1. Preciso! XD

      P.S. Io sono un solitario, vittima dei confidenti. Non ci può niente con certuni…

    2. Troppo carina. Complimenti all’autrice. Ma quello che dice purtroppo è maledettamente vero!!!

    3. Sempre deliziosi i post di Maria Cubito. Io mi sa che un giorno scriverò un post sui discorsi che sento dal barbiere mentre aspetto il mio turno. E’ talmente uno spasso che quasi sempre nemmeno mi metto a leggere e mi passo il tempo a sentire i vari commenti sulla politica, la crisi e, ovviamente, il calcio!

    4. Quello che “vinco io”
      è un po’ come l’americano delle barzellette, che scambia le angurie per piselli sgranati. Tu ti lamenti perchè aspetti da un’ora e lui ribatte con “E che dovrei dire io che sono venuto qui che ancora i mobili non c’erano… la vede sta sedia? Da casa me la sono portata!”.
      E se, puta caso, sei preoccupato perchè tuo figlio ha mangiato una ciliegia con tutto l’osso, lui rilancia con “fissarìììe! Mia figlia a tre mesi s’è mangiata tutto il trenino elettrico… con tutti i binari… montati… e mio zio capostazione… in pensione da tre anni!”

    5. E la fauna dei rappresentanti dove la mettiamo? Anch’essi fanno parte dell’arredo umano della sala d’aspetto e non si sa per quale misteriosa ragione ogni due pazienti deve entrare un rappresentante.
      Lavorano? Ed io pure chiffari aiu e per giunta male sto, visto che sono dal medico.
      Antipaticissima specie, mi perdonino gli informatori scientifici, sempre allicchittati tutti uguali con pantaloni a sigaretta e giacca tutto antracite, scarpa con gomma e occhio sempre all’orologio di marchissima.
      Sguardo d’intesa con l’infermiera, che poi infermiera non è, ed ecco che esce solo per lei una bella penna in plastica, un chilo di pizzini su cui scrivere e un modernissimo calendario da tavolo, quello con i cubetti di legno che ogni giorno devi girare.
      Cubito, mi fai morire dalle risate.

    6. MAriaaaaaa….ma cosa si fà a nn ridere….!!!!barva brava

    7. bravissima!! sei una scansionatrice umana!
      anche gli spogliatoi delle palestre sono un bel ricettacolo di pensieri e filosofie di vita. Sarebbe uno spasso leggerne una radiografia dalla dott.Cubito!

    8. Cubbi….questa già me la vedo nello spettacolo… Absolutly! Troppo bella!

    9. Però quella che se stai appresso ai pediatri i tuoi figli mangeranno pappine insapori fino all’adolescenza è vero; di solito l’esordio dello svezzamento è “prenda mezza patata, mezza carota e mezza zucchina, faccia il brodo vegetale, butti le verdure e col brodo ci prepari 17 grammi di crema di riso…”. “Mi scusi dottore, posso mettere le verdure intere e il doppio dell’acqua e il brodo lo conservo per l’indomani?” Risposta: “Nooo, non sia maaaiii…”. Di solito al primo figlio si segue tutto in maniera perfetta, per il secondo a sei mesi lo hai già bello e svezzato, mangia la carne a pezzetti anche se non ha un solo dente, la pastina gli dai quella Tomasello o Barilla (che sempre pasta è) e il latte Granarolo (magari facciamo quello ad alta digeribilità, va’…).

    10. Io io io, ” Il Solitario” sono io, ma non t’ho mai incontrato dal dottore.

    11. Stamane al Dipartimento di Medicina del Lavoro: “Ma cca ‘u fannu l’ecocardiogramma c’u sforzo?”

    12. ehheheheheh
      io solitaria sono con tanto di libro…. non è che sono un serial killer e non lo so!?!??! ;-D

    13. ^_^ io faccio parte della categoria dei solitari smanetto con il cellulare ..e cerco di non essere agganciato dallo sguardo di chi non aspetta altro per tirarti dentro una discussione ..”ma lei che ne pensa ..” sempre divertente la Cubito 🙂

    14. Ogni tantu ata ghiri alla riscossion Sicilia per la prov. di Catania dovè solo a Catania e se non ci vai di mattina alle 04.00 no riesci a fari nenti, pensate io sono andato una volta di pomeriggio alle 15.00 ho preso il biglietto elimina code nel senzo che come vedi quante persone ci sono te ne vai subito io avevo il n° 300 ed era entrato il 24 dopo dieci minuti era entrato il 162, certo perche chi arriva per capire dove deve andare passa mezz’ora e prende tutti i biglietti che escono mungennu i buttuni tantu non si paunu, fatto sta che alla fine cioe alle 16.00 anno chiuso gli sportelli vi immagginate quello che successo io sono rimasto seduto, e non sapevo cosa fare, uno vicino mi dice chi è a prima vota ca veni cca io annuisco e lui si vidi puureddu ori ci dicu comu ava fari picchi iù fazzu sempri accussi vegnu ogni ionnu e pigghiu tanti biglietti e poi mi vinnu sapi oggi c’è crisi, ma a lei ppi dumani si tonna ciù dugnu gratis picchi mi fa pena a vidillu accussi mutu. Tipo che io ero deficiente perche non parlavo mi alzo e vado nella Signora di turno che dava le informazioni e chiedo per pagare come fare perche non mi da un numero di c.c oppure un iban, elei dice certo e mi da un codice iban, apriti cielo me lo hanno strappato di mano come se io ero raccomandato ,cettu vinni u raccumannatu ammia picchi non mu desi u numiru, Signore lei deve fare la rateizzazione cosa deve fare con il codice iban. Nel frattempo si avvicina una persona anziana 87 anni e mi dice senti per favore mu duna ammia u numeru ppi paiari capito che doveva solo pagare anche lui gli do il codice iban, lui mi ringrazia e mi dice iò a me età non pozzu tunnari cca non e meghiu si versu 5 € supecchiu accussi vanu afari in c………….tutta l’ecutalia.

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