Studente a Palermo
Inauguro il mio “ingresso” su Rosalio premettendo che non sono palermitano. Sono nato in una città “in the west of Sicily”, come si scrive nelle composizioni di inglese delle medie. Ovvero a Trapani (per la precisione ad Erice, ma sarebbe troppo lungo spiegare che l’ospedale fisicamente si trova a Trapani ma politicamente appartiene ad Erice). Palermo ovviamente la conoscevo, ma superficialmente, e non ne ero particolarmente attratto. Poi è arrivato il momento del trasferimento: avrei vissuto la città da studente universitario. Il primo quartiere dove sono andato ad abitare, dove sono stato i primi anni e da dove sognavo di scappare, non era particolarmente esaltante. Una via anonima dell’Albergheria senza particolari pretese artistiche, una come tante, fatta per lo più di squallidi casermoni in cemento, microcosmo palermitano ma che comunque(e per fortuna) non esauriva l’ intero universo palermitano. Nell’ordine, in quegl’anni:
- Ho assistito a sciarre collettive per strada, in pieno giorno, in cui era coinvolta una folla di persone, alcune sanguinanti; saracinesche abbassate, bastoni per aria, urla pittoresche. Ma anche a sciarre collettive per strada in piena notte, svegliato dal fracasso e sorpreso da una folla in abiti da matrimonio, che si dibatteva infuriata, per poi sparire magicamente nei vicoli all’arrivo della Polizia.
- Ho assistito, ahimé, tornando da una festa, al “dopo” dell’ agguato alle forze dell’ordine, in seguito alla morte di due ragazzi in motorino, che sono diventati gli eroi del quartiere. Fumo, macchine e cassonetti bruciati, scritte inneggianti o maledicenti ovunque, pure su quelle facciate da poco ridipinte e che davano un minimo di decoro alla strada.
- Ho visto una macchina bruciare davanti l’ospedale dei bambini (proprio davanti, con la parte anteriore verso l’ ingresso).
- Ho visto ogni mattina interi arredamenti giacere sul marciapiede, davanti a una scuola, in attesa che i netturbini li portassero via…normale no? Materassi, letti, comodini, tavoli, sedie, tutti allegramente disposti in attesa che magari qualcuno li trovasse graziosi e li prendesse per la propria casa.
- Ho fatto slalom tra le cacche di cane.
- Ho conosciuto la signora che immancabilmente calava il panaro dalla sua finestra, contrassegnata da una clamorosa X rossa, col nutrico in braccio, e che dava vita a continui “passaggi di proprietà” non meglio identificati(almeno agli occhi dei normali passanti).
- Sono stato fermato da ragazzini, i quali, amichevolmente, anche loro a scadenza ritmica stile metronomo, mi chiedevano “se avessi bisogno di qualcosa”.
- Ho visto macchine dei Carabinieri ferme sotto i palazzi che venivano a prendere qualcuno, a cui nel frattempo il padre telefonava col cell…: «Uunni siiii? A tìa ccà aspiettanu! Chi facisti?… Noo, milà ddiri tuu chi facisti!!!».
- Ho assistito a scorribande di ragazzini sui pony.
Però ho assistito anche alle riprese di un film con Luigi Lo Cascio, non ho subito mai nessun fermo, e le ragazze che sono venute a trovarmi non sono mai state importunate, gli uomini del quartiere sono sempre stati perfetti gentlemen.
Con il tempo, e tanta buona volontà, ho iniziato a vincere la diffidenza (troppi racconti su fermi terrificanti che si tramandano da generazioni e generazioni di studenti incutono terrore a uno inesperto e “straniero”!) e a familiarizzare con la nuova realtà, imparando a guardare oltre.
Da solo, in compagnia di amici e colleghi, ma soprattutto con la mia ragazza, compagna di peregrinazioni diurne e notturne, compagna di conoscenza, ho imparato a conoscere quelli che letterariamente vengono definiti “gli angoli più nascosti di Palermo”. Ma, molto più, ho imparato a riconoscerne e apprezzarne i colori, i sapori, gli odori, le facce e le cose.
La descoverta di Palermo cominciò. Con l’aiuto di Internet, di libri, di amici palermitani, di professori e colleghi, ho cominciato ad interagire con questo mondo, a rendermi conto di dove realmente mi trovassi. Di non essere in una città qualsiasi, e che le tanto sdilinquite particolarità di Palermo, architettoniche, culinarie ed antropologiche, esistevano veramente…e io ero là, pronto a coglierle tutte. Mi trovavo sul set di un film, o in un luogo letterario, fate voi.
Non ero un turista occasionale, potevo alzarmi la mattina e condividere tutto questo giorno dopo giorno (tra un esame e l’ altro) con tutti.
Nel frattempo ho anche cambiato casa (quasi obbligato dal proprietario, ma per parlare della categoria “padroni di casa”, e delle case stesse,occorrerebbe un post a parte).Questa volta sono andato a finire in quella che secondo me è una delle vie più adatte a degli studenti fuori sede: corso Pisani. Certo, sempre munnizza dunnegghiè, ma comunque più contenuta. E poi è una via più raccolta, più “servita”, con qualche reminiscenza di antico palazzo, qualcuno restaurato, qualche altro accomodato, ma mai episodi di violenza.
Tornando al rapporto con la città, dall’ indifferenza alla repulsione all’amore il passo è stato breve.
Ho iniziato a documentarmi sulle innumerevoli storie custodite da Palermo, che non fanno capo solo alla macrostoria, quella che si studia sui libri e che pure è importante per capire lo spirito della città, ma a quella definita “aneddotica”, la microstoria degli specialisti, dei narratori e degli artisti.
Ho iniziato a capire che il fascino di Palermo è un tutt’uno con il suo passato, con i personaggi che l’hanno animata, con i suoi mercati e i suoi quartieri. Ho capito anche però che quello di Palermo è un potenziale ancora inespresso. Non è possibile amare Palermo solo per il suo passato. Si dovrebbe farlo anche, e soprattutto, per il suo presente, per quello che può riuscire a dare oggi. Imparare ad apprezzarla per quello che è stata è comunque il fondamentale punto di partenza, e non credo sia per tutti è così scontato, considerando in che condizioni versano alcune parti fondamentali della città.
Poi sono andato via. A poche materie dalla laurea sono tornato a casa. E ho iniziato a provare una nostalgia di cui non mi credevo capace…(Io nostalgico?? Nooo). Ora vado quasi ogni mese per trovare la mia ragazza e per dare esami, sperando di ritornarci quanto prima (ho due fidanzate da andare a trovare, lei e Palermo, e ogni volta mi chiedo se è migliorata, non la prima, la seconda).
Per trattare degli aspetti non proprio idilliaci che ho vissuto in alcuni momenti a Palermo ho impiegato pochi “punti all’ordine del giorno”. Per raccontare la mia esperienza formativa a Palermo non basterebbero invece decine di post, e non posso riassumerle così, qui, ora. Per questo spero di poterlo fare nei post che verranno.
Saluti a tutti, palermitani e non.
Viva Erice !
e Santa Rosalia
ottimo Vito…..rendi davvero le ansie e le paure di uno studente “straniero” che viene a vivere nella nostra città; invece, basta conoscerla e Palermo resta nel cuore…in bocca a lupo per tutto…..
Bravo Vito!
Hai raccolto tutte le sensazioni di chi è stato un fuori sede a Palermo…partiamo spaventati e andiamo via con la speranza di poterci tornare presto.
Spero di leggere altri tuoi articoli su Rosalio!
Vito descrive perfettamente la vita dei studenti pendolari e fuorisede… tutto vero mi rispecchio anch’io in quanto studente!!! anche se personalmente trovo alcuni punti a sfavore di Vito… Palermo croce e delizia; non ho mai amato a fondo questa città per la sua lagnusia (tutto con calma, tutto con molta calma e lentezza), la non-serietà dei palermitani, la mentalità tipica dei palermitani che (impressione e pensiero mio) sembra hanno l’inciviltà nel sangue, come la strafottenza, l’arroganza e la gestualità, il modo “sporco” di farsi capire come se fossero gente di campagna… anche io come Vito vengo da un paese in provincia di trapani, come visto appena messo piede a Palermo sognavo a occhi aperti!!! Invece a quanto pare mi son ricreduto… forse non so sarà la delusione di aver sognato troppo ad occhi aperti, il fatto di immaginare palermo come una delle migliori città italiane, non so… sta di fatto che ancora oggi faccio fatica a innamorarmi a 360° di questa città.
Si, bei ricordi palerminati…non tutti disposti ad accettare ma che fanno parte della tradizione, guai se non fosse cosí!
Con il tuo scritto, riesci a rendere meglio la “summa” di una città importante come Palermo molto meglio di quanto possano fare blasonate guide turistiche. Ne emerge ovviamente un aspetto “double-face” ma i lati positivi che hai evidenziato sommergono il microcosmo stereotipato di una città del Sud.
P.S.:
Per chi, come me, non è avezzo all’idioma siculo… ti invito a “virgolettare” i termini vernacolari e, magari, ad evidenziarne il significato anche in italiano.
@tonino: credo che le “qualità” che hai osservato nei palermitani forse riguardano, se rflettiamo bene, un pò tutti i siciliani..solo che forse ce ne rendiamo conto solo quando siamo fuori dal nostro habitat naturale!
@ tutti quelli che mi riprendono:i corsivi x le parole dialettali li avevo messi ma rosalio li ha fatti fuori!eh eh eh
Il tipico trapanese! Quello che nasce a Erice, vive a Trapani e muore a Paceco! Questa è una battuta che solo un trapanese può capire appieno, si riferisce sia al fatto che ospedale e cimitero sono fuori dai confini di trapani, sia al fatto che il trapanese medio non si smuove da trapani neanche se gli mettono una bomba sotto la sedia o se gli offrono un posto da direttore di banca fuori da trapani…
luoghi comuni a gògò.
mercati e chiese quando si deve parlare positivamente di Palermo.
munnizza e sciarre quando se ne deve parlare negativamente.
siamo anche altro, molto altro.
nel bene e nel male, chiaro.
bè, i luoghi comuni a volte sono di una specie molto insidiosa, come dice qualche blasonato sicilianista, sono veri.
Che poi ci sia altro è fuor di dubbio, solo che stenta a venir fuori;)
ahahahah..laydo, è vero..siamo molto snob con le altre realtà..abbiamo bisogno di vincere la diffidenza, come è successo a me..cmq il cimitero si trovava a paceco,ora x fortuna nn è più cosi:)
Vituzzu!!!
Laureato in Lettere sei! Non mi puoi scrivere “quegl’anni”!
Comunque, non sono luoghi comuni, è quello che abbiamo sentito tutti noi non “paesani di Palermo” quando abbiamo messo giù la nostra valigia e siamo arrivati… Il problema è che qualcuno, come me, c’è rimasto. Ma, forse, a conti fatti, è meglio così… 🙂
Michele sei un purista!ahahahah..no, non sono ancora laureato..c’ è 1 T di troppo:)
Anch’io ho abitato nei pressi dell’Albergheria, costretta ad affrontare ogni giorno le sue vie in auto, e mi sono resa conto di quanto questo sia un quartiere difficile. Al riguardo, però, non ho pensieri così carini come Vito…. Io francamente non ci tornerei nemmeno se mi pagassero oro!
Bellissima testimonianza. Vedo sempre che i migliori racconti su Palermo vengono fatti non tanto dai Palermitani, cioè da chi a Palermo è nato, ma dagli stranieri, a coloro che vedono Palermo da fuori….Si nota infatti una grande differenza fra questo racconto e gli altri spesso forzati, fatti da pseudo giornalisti o intellettuali o bu.
oggi mi e` capitato di passare da quelle parti,
e mi sono dovuto divincolare tra strettoie,eterni lavori in corso,discariche a cielo aperto,cassonetti stracolmi,miasmi da turarsi il naso,e…lasciamo perdere.
Non capisco perche` uno che vive da studente negli USA si ritrova tra prati verdi,spazi riservati allo studio e spazi riservati allo sport ed al tempo libero,mense ed alloggi ad hoc,igiene pulizia e rispetto per l’ambiente,
e qui tutto appare precario ed improvvisato,
inefficiente e scomodo.Tutto sembra organizzato per demotivare lo studente.
ordine,
bel ritratto di una palermo splendida e decadente allo stesso tempo..anche la riflessione sul potenziale inespresso..molti non capiscono che se curata e “sfruttata” al massimo palermo potrebbe essere una delle città più belle del mediterraneo.Per ora ambisce solo ad esserlo
articolo molto interessante. anch’io sono stato fuorisede. mi ci sono ritrovato perfettamente 🙂
Ciao Vito, anch’io mi ritrovo nella tua stessa situazione, vivo a Palermo e tra poco dovrò lasciare casa e trasferirmi al mio paese,mi mancano poche materie e quindi sarebbe inutile far pagare questi soldi in più a mio padre, non dovrò più seguire lezioni. Però lasciare tutti i miei amici qui è molto triste…Ormai la conosco bene questa città, la vivo in tutte le ore del giorno e della notte, mi ricordo che molte persone mi dicevano di non uscire la notte perchè sarebbe stato molto pericoloso…ma io questa paura non l’ho mai avuta giravo sembre in bicicletta anche per andare a lavorare in un piccolo ristorante la sera, adesso ho sostituito la bici con lo scooter :-)insomma Palermo è la tradizionale città bevi tanto e spendi poco e ti diverti da matti…mi mancherà tanto..quindi riesco a capire quello che hai scritto…ed è come se rimanesse un ricordo forte per te impossibile da cancellare…
BRAVO VITO! E’ una città molto bella con i suoi lati positivi e negativi; ha saputo sviluppare un’idea di accoglienza degli studenti; gli affitti sono moderati uscire la sera non costa quasi nulla soprattutto i kebab!
vito, tornatene al paese
post che diverte e fa riflettere allo stesso tempo!e poi..dice delle cose estremamente vere.E chi è nato a Palermo questo lo sa benissimo
@hidalgo:perchè credi che palermo sia una megalopoli??andiamo..è paese pure lei, ne più, nè meno di trapani..a metà tra provincia e città, come dice qualcuno.
Palermo è una città difficile con i suoi chiaroscuri, che l’ occhio critico di vito è riuscito a cogliere abbastanza bene..è da apprezzare inoltre che, nonostante i suoi difetti, sia riuscito ad amarla nel complesso e a vincere i pregiudizi che purtroppo molti hanno nei confronti della nostra città.Forza Palermo!!!
palermo palermo!città crudele..che ti attrae e ti respinge..provincia e città, paese e metropoli..sintesi della sicilia stessa..
Credo che agli studenti fuori sede non manchi Palermo fine a se stessa, ma manchi la libertà di movimento che Palermo offre, e per libertà intendo non sottostare alle regole imposte dalla famiglia.
Aspetto con ansia il post sui “padroni di casa”, perchè anch’io avrei qualcosa da dire su tanti studenti fuori sede.
Scrivi, scrivi un bel post che ci sarà molto da argomentare.
il post è già in cantiere 😉
Anch’io sono stato uno studente fuorisede ma non me ne sono innamorato.
Nei commenti ritrovo uno dei più grandi difetti dei palermitani: credersi metropolitani quando in realtà non lo si è.
Vito, forse avranno spostato il cimitero, ma i trapanesi hanno ancora una meritatissima fama di pigrizia, provincialismo e ignoranza. Quando il sole 24 ore pubblica le classifiche della qualità della vita (con trapani sempre in fondo) il trapanese medio dice che trapani è bellissima e che sono quelli del Sole a essere razzisti… “semu ì megghiù”
@laydo:non è che hanno spostato il cimitero, il cimitero è sempre là..il discorso è che politicamente, per una annosa questione di confini, era una sorta di enclaves pacecota dentro la città di trapani…da molti decenni ormai almeno questa questione è stata risolta.
Non è risolta invece, e credo non si risolverà facilemnte la questione dei confini Trapani Erice..per tutto il resto, l’ Italia è il Paese dei campanili, il campanilismo non è nato e non morirà a Trapani.Saluti!
sara` per questo che la segnaletica stradale
in quelle zone e`cosi` tanto strampalata?
Qualche anno fa mi trovai ad accompagnare degli ospiti e ci siamo ritrovati a fare giri innumerevoli prima di “insertare” la via giusta.
bisognerebbe capire quale zona sia, visto che i confini “sballati” sono un pò sparsi in tutta la città ;)…cmq si, molti problemi logistici nascono da questo sfalsamento. Il problema è che ci sono troppi interessi di territorio, quindi la questione appare insanabile
La possibilità di commentare i post è una cosa fantastica…se il post dà un’idea più o meno condivisibile di Palermo, i commenti al post descrivono i siciliani in tutto e per tutto, un campanilismo inutile e fuori luogo!!! Mentre gli altri parlano di EUROPA qui ancora si discute sulla provenienza come se le caratteristice dei singoli siano una questione di municipalità!!! Allora, cari Siciliani, non lamentatevi se vi (ci) chiamano mafiosi!
quest’ultimo commento mi mette tanta confusione
come quando uno s’imbatte in un cartello che indica una direzione tanto incerta quanto improbabile.
Ma,non succede solo a Trapani…
xzy..non sono sicuro di aver capito il tuo commento..a cosa era riferito?
mischiare la mafiosita` con il campanilismo provinciale…
che bell’articolo!!!sei riuscito a far riaffiorare il ricordo, le sensazioni, le aspettative, le perplessità, le paure e le emozioni dei primi giorni a palermo, ma soprattutto 6 stato bravo nel donare alle tue parole anche il colore della nostalgia che arriva in chi come te, nn appena si è ambientato, ha dovuto farsi, per motivi simili ai tuoi, i bagagli e tornare al punto di partenza!!!!penso che ogni persona o che lascia il proprio paese deve fare i conti cn i preconcetti legati al luogo di destinazione e scoprire magari cn un pò di sorpresa la realtà,quella vera da vivere, ma Palermo è Palermo!!!unica nel suo genere!!!!!un pò caotica, ma tutta da scoprire!!!!!oserei dire che il suo scenario partecipa alla formazione universitaria!!!!sono d’accordo cn te!!!!!
Bravo Vito, come Guy de Maupassant, ci fai considerare aspetti che noi palermitani, difficilmente, cogliamo
lusingato per il paragone illustre 🙂
Ciao Vito,ho letto con gioia e nostalgia le tue parole.Adesso vivo a Milano da troppo tempo ma anche io sono stata studentessa a Palermo, da fuori sede,anche io ho vissuto le strade,i quartieri,gli appartamenti in condivisione con gli altri studenti così come hai fatto tu……e poi, i tesserini per pranzare o cenare in mensa perchè li si mangiava bene e pagavi poco o niente.Gli amici, le strade, gli odori,le risate ed anche le difficoltà di una città che o ami o odi senza mezze misure.E quante volte, come dici tu, mi sono ritrovata a camminare dentro la storia,fra i palazzi, le civiltà passate ma pur sempre presenti,quante volte mi sono ritrovata a parlare con gente che nemmeno conoscevo ma con la quale era sempre un piacere scambiare una parola non fosse altro per capire una usanza, un modo di fare, un pensiero….era spettacolare inoltre l’autoironia e l’autocritica del palermitano che nonostante tutto trova sempre un modo per prendersi in giro ed andare avanti.Ti confesso che ancora adesso, a distanza di tanti anni, quando riesco, torno a Palermo anche solo per 48 per la sola gioia di farmi un giro fra i luoghi,le strade,la gente che mi ha in qualche modo dato una mano ad essere quella che sono…..amo Palermo anche se non sono Palermitana e sogno un giorno di poter ritornare a viverci la quotidianita
Vito carissimo! Davvero un ottimo lavoro, ben struttutato, dinamico e divertente allo stesso tempo, appassionato e “sentito”!!!Dalle tue parole ho ricordato tantissimi bei momenti passati insieme in questa splendida cornice che oramai, a pieno titolo, è la mia, tua, nostra città!!!
Palermo è una città meravigliosa….certo tu ke venivi da un piccolo centro,appena arrivato,ti 6 dovuto inbattere in delle realtà a te sconosciute.è normale x un ragazzo vissuto in zone dove si cresce con sani principi,educazione,rispetto,ecc….cmq hai saputo capirla,studiarla e trovare i lati positivi….cmq hai saputo descrivere al meglio la città di Palermo ke x me è una delle città + belle d’Italia o forse +.
ciao vincenzo ti ringrazio per i complimenti però non credo c’ entri molto la città di provenienza..l’ educazione è qualcosa che viene, oltre il proprio essere, anche dalla famiglia, dalla scuola etc..a palermo ho conosciuto tanta gente educata e di spessore, come ho conosciuto tanta gente “di pigghiare a timpulate”, come del resto a trapani..;)
Ciao Vito, rileggendo quello che hai scritto mi è venuto in mente la mia notte d’incubo in un ospedale a Palermo. 5 febbraio 2011 avevo un esame di Filologia germanica. La sera prima appaiono nel mio corpo tanti piccoli puntini rossi, sono entrata nel panico più totale. Non volevo fare preoccupare i miei genitori e ho deciso di andare da sola. Entrai alle 20:00 (in quello sporco ospedale), mi hanno visitato alle 23:00, il risultato finale??? Mononucleosi, ho dovuto rinunciare all’esame, ho dovuto chiamare i miei genitori..Aspetta!! Aspetta!!! Non è finita qui!! Ho fatto degli accertamenti a Trapani il giorno dopo e il medico dopo pochi minuti mi disse che era un MORBILLO…NOOOOOOO!!! Da quel momento in poi non sono più andata in quell’ospedale..non ci metterò più piede!!noi ironizziamo adesso su questi accaduti..ma sono veramente disgustata da tutto questo!!
anna mi sa che hai sbagliato post..forse dovevi postare su “studenti e ospedali” :p
OPS!! 🙂