La vecchina che ha i miei stessi occhiali da sole
Quando mi accorgo che la “vecchietta” seduta di fronte a me, mentre aspettiamo che la metro ci porti verso la stazione San Lorenzo Colli, ha i miei stessi occhiali da sole (che ho fregato a mia madre e che neanche lei vuole indossare più, da anni), mi rendo conto che la mia storica sensazione di essere nata nel decennio sbagliato, e i miei amici, che mi definiscono “vintage” (bah, ‘sti giovani ), hanno ragione.
Come da tradizione, anche lei inizia a parlarmi della sua vita e io, da brava unconventional person (passatemi quest‘uscita da odierna era dell‘iPad), non mi scoccio affatto, anzi sento un lieve senso di responsabilità, poiché sono convinta che il passato debba essere una sorta di “coperta di Linus” per il futuro.
Con malcelato, ma delicatissimo, accento palermitano, e il tono di voce leggermente sporco di chi s‘è pentito in tempo di aver avuto a che fare con il tabacco, questa minuta signora mi riporta, con mio sommo godimento, nella Palermo degli anni ‘70, quando i tweet più graditi erano quelli da zza Ciccia e da zza ‘Gnazia che “ciuciuniavano” da balcone a balcone e i “mi piace” più duraturi si strimpellavano sotto la finestra dell’amata. Gli anni della bici Graziella e del latte nelle bottiglie di vetro.
In un batter d’occhio mi ritrovo al Foro Italico a camminare fra “i scorc’i babbaluci”, le Api 50 e i bidoni di birra durante i “giochi di fuoco” per Santa Rosalia, poi su un autobus ad osservare cotonate signore stringere al petto le loro borsette, comodamente ingessate dentro alle loro vestine dai colori pastello, mentre lei porta il pranzo alla figlia che «fa a ‘nfirmiera» e che oggi ha il doppio turno al Policlinico; poi conosco suo marito, un atletico signore con gli occhi azzurri e il sorriso buono che legge la Gazzetta dentro a un salotto semplice, quasi povero, ma curato, che ha tutta l’aria di aver visto molte risate rimbalzare sulla sua carta da parati celeste a rombi bianchi.
La mia vecchina mi mostra poi, prendendola dall’anta della dispensa a vetri nella quale era esposta (insieme ai “servizi buoni”, regali di nozze che verranno tirati fuori solo per gli eventuali matrimoni della prole), la foto del figlio che «partiu p’u militari», e come ogni mamma storce un po’ il naso guardandolo impugnare l’arma d’ordinanza.
In città si respira aria da post ‘68, i giovani pretendono maggiore libertà, cantano a squarciagola La mia banda suona il rock e inventano l’inglese di Hot stuff muovendosi a ritmo; la domanda che si pongono sempre più spesso è: «Ma cosa c’è di male?».
La vecchina mi confida, infatti, di essere un po’ in ansia…
Il trillo da “telefono della nonna” (ovviamente, rigorosamente) del mio cellulare mi fa sobbalzare, tanto che il signore seduto due posti più in là adesso mi guarda con gli occhi sgranati; lo rassicuro con un sorriso, come a dire «non mi sta venendo un attacco di diverticolite, stia tranquillo».
Rispondo al telefono. È la zia, vuole sapere se sono stata inghiottita dalle viscere della terra o arriverò. Grazie a Dio siamo ironici. Tsk.
Il posto di fronte a me è vuoto.
«Eh? Vuoto? Ma fino a 5 secondi fa… La mia vecchina… Non può essere scesa!». Il tizio due posti più in là continua a sgranare gli occhi.
«Devo averla sognata, non c’è altra spiegazione», mi tranquillizzo.
Anche perché la mia ormai adorata vecchina mi aveva raccontato una storia che già conoscevo, una biografia che i miei nonni avevano scritto per me usando le stelle delle afose sere d’estate della mia infanzia; era la mia famiglia.
Un momento… La vecchina del mio sogno non era mica mia nonna. Però aveva una voce particolare. E un sorriso a me molto, troppo familiare. E i miei stessi occhiali…
La metro si ferma alla mia stazione. Scendendo, ho la strana sensazione che, prima o poi, in un modo o nell’altro, incontrerò di nuovo quella vecchina sulla metro.
Pensandoci bene, chi mise a punto la “Teoria dei 6 gradi di separazione”, non ha mica specificato una dimensione spazio-temporale, né ha posto limiti sul tipo di “gradi”.
ma hai controllato che la vecchina non ti abbia fatto il portafoglio ? 🙂
quello che pensavo anch’io
Non avevo considerato l’ipotesi. Mi piacerebbe conoscere una signora che ruba i portafogli, piuttosto che aver rubato il proprio. Sarebbe un ottimo riscatto, no? 🙂
Metro a Palermo!?!? Mi sa che hai sognato anche quella oltre la vecchina! 😉
@Quozca mi spiace contraddirti, ma la metro a Palermo esiste e, ti dirò, funziona anche bene. Informiamoci 😉
Desirée era chiaramente una battuta ironica! 😉 Perché nel 2012 una “Metro” con una decina di fermate dentro la città non la chiamerei proprio Metro!!! Al limite trenino cittadino.
Piccolo confronto
Palermo: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c3/Mappa_metro_Palermo_2011.png
Milano: http://www.nbts.it/mappa_metropolitana_milano.jpg
E se vogliamo proprio farci del male:
Londra:
http://www.londraweb.com/tube.gif
Avevo intuito la battuta 🙂
Però sai, io sono già felice che la metro (o trenino cittadino, che nella mia mente contorta adesso è un’immagine strabiliante 🙂 ) con 10 fermate funzioni piuttosto bene. Con tutti i disastri cittadini 😉
Condivido l’entusiasmante idea del trenino che corre per la città, magari non come un razzo ma solo come un lombrico in una mela dal momento che non siamo nè a Milano nè a Londra…
Brava Desirèe, mi è sembrato di trovarmi a sfogliare nelle pagine impolverate della mia mente una delle più delicate e variopinte storie di Calvino…che sicuramente tu, come hai detto “amante dei particolari” , saprai apprezzare.
Romanticismo con un pizzico di malinconia…è bello pensare di spiare da una finestra dove le cose care del passato di unisco ai sogni del futuro… magari la vecchina mi avrebbe aiutata a comprendere certi enigmi e incertezze del presente… per adesso viaggio sull’onda della giornata “vada come deve andare”.
Brava Desirée, mi hai toccata nel cuore. ^_^
Ah, dimenticavo… chi avesse da ridire qualcosa contro il trenino/metro di Palermo si vede che non ha mai vissuto un’esperienza sulla “scintillante” metro milanese…
Palermo sei unica!
apprezzo molto lo stile con cui hai scritto e mi ritrovo d’accordo con la sig.na Stefania Calandrino che mi pare abbia centrato perfettamente le sensazioni che trasmette il tuo scritto.
Brava!! (questo è anche il parere della zia Zina)
un bacio
PS: abbiamo per caso in famiglia un’altra scrittrice?
non è che la prossima volta ti dovremo chiedere l’autografo??
guarda, il guaio è quando scopri che ha il tuo stesso perizoma!!! mi sono sentita depressa per settimane