L’importanza di vendersi
Nella vita di cose ne ho imparate tante. Alcune ho creduto di impararle, per tornare poi a fare gli stessi errori; altre credo di averle ormai acquisite totalmente. Una delle cose che ho imparato negli ultimi anni, quasi tre per l’esattezza, è stata l’importanza di vendere. Da quando mi sono trasferita a Milano e sono entrata nel mondo del lavoro vero ho imparato che saper vendere è fondamentale. Qui di lavori ne ho fatti parecchi, passando dai servizi ai minori alle polizze vita, dalla banca alle assicurazioni, e mantenendo sempre un contatto a tratti intermittente a tratti assiduo con il giornalismo, che è poi quello che un tempo volevo fare in modo esclusivo.
Durante i colloqui prima, nei corsi di formazione poi ho capito che se non sai vendere sei fuori dai giochi. Se non riesci a creare nei clienti il bisogno, anche e soprattutto quando non esiste, il tuo ruolo viene immediatamente smantellato e l’azienda ti taglia subito fuori sostituendoti con qualcuno di più determinato, persuasivo, incisivo. Per questo ogni azienda che si rispetti tiene il suo bel corso sulle tecniche di vendita e sfrutta la molla della competizione per tenerti sempre sul filo del rasoio, attento a non perdere mai di vista i risultati, a non dimenticare gli obiettivi.
Ma l’importanza della vendita non riguarda solo il piano esterno. Quello che ho imparato è che è necessario vendere anche se stessi. Perché essere bravi e realizzare gli obiettivi da solo non basta. Occorre mettere in gioco completamente anche la propria persona. E non semplicemente facendo un buon lavoro individuale e di squadra, ma mettendo in atto una serie di comportamenti accessori assolutamente necessari per non venire esclusi, dal gruppo prima, dal lavoro poi. Così ho imparato che il continuo mettersi in mostra velato dall’interesse per il supremo bene aziendale, la partecipazione alle cene di team, i contatti da mantenere a 360° sono quanto e forse più importanti delle competenze acquisite e delle capacità tecniche.
Ci sono momenti in cui tutto questo mi faceva totalmente inorridire, vedere in questi meccanismi la spersonalizzazione dell’individuo-lavoratore. Ma in fondo trovo molto più aberrante la pseudo libertà che si nasconde dietro molte situazioni finte lavorative viste e riviste nella mia Palermo. Dipendenti privi di contratti, costretti a lavorare per un numero imprecisato di ore che non hanno diritto a ferie, malattie, ore di permesso e straordinari retribuiti, con paghe da miseria, senza la minima possibilità di immaginare una pensione in vecchiaia, assoggettati a datori di lavoro che si arricchiscono alle loro spalle. Pronti a soddisfare richieste folli pur di non perdere il posto di lavoro ottenuto grazie all’amico dell’amico, pur di portare a casa qualche centinaio di euro per tirare avanti, perché è comunque “meglio di niente”. e vendere la propria dignità, le proprie aspirazioni.
Non capisco cosa sia peggio. Se accontentarsi del poco che riesci ad ottenere ma con la consapevolezza di non aver preso in giro nessuno o se piuttosto congratularsi con se stesso per essere riusciti a vendere qualcosa di superfluo e non necessario ad un povero deficiente. Perché quello che ometti di dire nel tuo pezzo, è che la vendita aggressiva e determinata è una particolare versione della circonvenzione d’incapace applicata a gente normalmente “capace”. Ti insegnano a creare falsi bisogni, a coprire i difetti delle cose che vendi con accurati giri di parole- Ti insegnano ad omettere sapientemente, ad instillare soggezione ma-senza-esagerare, a blandire, ad instradare la conversazione usando domande a risposta obbligata (“preferisce pagare o avere la stessa cosa gratis?”) fino a ridurre l’interlocutore con le spalle al muro, con la convinzione che rifiutare la tua offerta è una cosa che solo un imbecille farebbe.
Sei da bannare tu ed il tuo, tristissimo, excursus.
se l’importante è vendersi speriamo di non trovarti alla favorita
che infinita tristezza…
condivido il commento della Panduri
Questa incredibile ed inaccettabile apologia della truffa camuffata da bisogno giustificato e giustificabile, solo a tuo avviso e da persone come te, di vivere una vita allineata ai bisogni della moderna società consumista, presuppone un’innata assenza di senso della morale. Fatti unicamente tuoi. Ma che tu voglia assumere questo modus operandi a stile di vita, tentando di convincere il lettore che in fondo meriti più rispetto di chi si spacca il … non prendendo in giro né gli altri, né se stessi… beh credo sia inutile continuare no?
Solo qualche precisazione. Innanzitutto non voglio convincere nessuno di nulla. Parlo semplicemente sulla base di quello che vedo, delle esperienze lavorative pregresse e di chi mi circonda. Basta fare un salto sui siti di annunci lavorativi per accorgersi di quante offerte siano legate al mondo della vendita, basta parlare con chi ha perso il lavoro perché non è riuscito a vendere abbastanza. In secondo luogo le critiche sulla situazione palermitana non sono certo rivolte ai lavoratori, ma a chi i lavoratori li sfrutta. L’unica critica, personalissima, che rivolgo a chi è alle dipendenze di certi datori di lavoro è semmai quella di non lottare – in molti casi – per migliorare la propria condizione e di non provare, almeno, a inseguire i propri sogni. Per il resto credo che tutti i lavori siano dignitosi in egual misura se svolti con correttezza, perché il senso della morale è dentro di noi. Non mi occupo di vendita, ma non credo che vendere sia necessariamente fregare gli altri. Se lo si vuole, si può essere disonesti qualunque lavoro si faccia, in ogni latitudine.
Probabilmente hai dato un taglio errato al tuo post. Probabilmente molti lettori del blog non nutrono simpatia per i venditori d’assalto e d’altra parte neanch’io ne provo per loro. Il venditore di successo nasce con l’inclinazione del venditore, è quel tipo di persona che racconta la mezza verità, prima di tutto a sé stesso: natura mercuriale, si direbbe. Chi non è nato venditore, ma ha l’attitudine a raccontarsi le storie prima ancora di raccontarle agli altri, può anche diventarlo in seconda età (sarebbe il mio caso) ma di solito il venditore nato vende fotocopie di libri usati o traffica in figurine già quando frequenta la scuola elementare, e ci guadagna. Paradossalmente anche un mestiere mercuriale può essere svolto eticamente: giornalisti e venditori onesti ce ne saranno pure, da qualche parte 🙂
Per fortuna ci sono altri modi di relazionarsi agli altri – sia in ambito personale che lavorativo – rispetto al saper(si) vendere o il non saper(si) vendere. Credibilita’, valori etici, senso di responsabilita’ e rispetto per gli altri (amici e clienti) possono essere i fattori che ci guidano senza dover per forza ricorrere a tecniche di convincimento o creare un bisogno che prima di incontrarci gli altri non avevano.
Ma non sarebbe più bello ragionare su un mondo nel quale il punto non è vendere, ma fare? Produrre cose utili, azioni utili e che ci rendano felici per metterle a disposizione di chi ne ha bisogno?
Ma davvero dopo 4 anni di crisi ancora non abbiamo capito che il problema è il mercato come ideologia?
Ci sono quelli che “fanno”
ma se non ci fossero quelli che “vendono”
i primi ben presto si troverebbero nella condizione di non avere nulla da fare.
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Venditore di che?
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Cosa sono le cose utili?
Per un morto di fame e` utile un pezzo di pane,
per altri puo` essere utile avere una bella auto,una bella barca,una bella villa,(per alcuni avere 10 o 20 ville ),una bella donna,(sempre per alcuni e` utile averne 20 o 30 di belle donne).
Un bravo venditore di barche deve capire a chi sta proponendo le sue barche.
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Il venditore deve essere principalmente preparato
sul prodotto che propone,e saperlo presentare.
Ci sono sul mercato prodotti eccellenti,ma sofisticati,che richiedono una grande competenza per essere presentati al cliente.
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Quella dei venditori nati e` una favola.A meno che non si voglia parlare di lestofanti.
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Un aspetto accattivante aiuta il rapporto col cliente.L’immagine e` fondamentale.
Uno che si sa vendere,e` uno che cura la propria immagine,che sa ispirare fiducia,che ha credibilita`.
E,sopratutto,e` uno che si prepara attentamente,
che conosce le esigenze del cliente,
o comunque e` capace di mantenere il controllo
della situazione quando questo non fosse stato possibile.
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Nel mondo aziendale,i venditori,
accertati i prerequisiti di base,
vengono opportunamente formati.
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I venditori bravi sanno individuare il cliente,
sanno trovare gli argomenti corretti da mettere
in luce e sopratutto sanno evidenziare
le ragioni per le quali il cliente ha tutta la convenienza a “comprare”.
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Un cliente soddisfatto certifica la qualita` del venditore.
XYZ l’hai detto, lestofanti. E’ l’archetipo mercuriale, il sorriso suadente che cela la beffa. Il discorso su ciò che è utile e inutile lasciamolo cadere, l’obiettivo del direttore delle vendite è raggiungere il budget.
I venditori sono le punte di diamante delle imprese.
Senza un’adeguata struttura di Marketing
le Imprese sono destinate a fallire.
Arriva sempre il momento in cui si chiude l’impresa anche disponendo di buoni prodotti,
superati da innovazioni tecnologiche,vedi il caso Kodak.
Vendere prodotti obsoleti a prezzi non piu` adeguati e` operazione truffaldina.
Tutti viviamo “vendendo” Prodotti e/o Servizi.
I Team nascono per un insieme di motivi,che meriterebbero una trattazione a parte.
Le cene di Team o i Family Dinner,
o anche le occasioni di Aggiornamento
con relative Classi,
servono per studiare i comportamenti dei singoli Individui ed avere un immediato termine di confronto per poi selezionare
gli elementi migliori che possono assicurare il successo dell’Impresa.
I modelli ed i comportamenti aziendali sono
piu` che collaudati.
I comportamenti delle aziende di successo sono studiati e cercano di essere seguiti dalle aziende che cercano successo.
Non pensavo di scatenare un terremoto.
8,21 scossa di magnitudo 4,3
epicentro a 12 KM tra Palermo e Ustica.
Ho guardato il lampadario ed era immobile.
Ho pensato ad una tromba d’aria oppure ad un aereo in difficolta` a bassa quota.
Rumore molto fastidioso.
Vi invito a essere rispettosi nei vostri commenti. Grazie.
Concordo quasi totalmente con Anna. Pensavo di non sapere vendere e “vendermi”, poi ho imparato. Ma la dignità non è in vendita. 🙂
La dignità induce il venditore a optare per la vendita di determinati prodotti o servizi piuttosto che altri. Io ho scelto di vendere ciò che mi convinceva, ciò che io stesso avrei comprato, ma nell’ambiente delle vendite l’eccellente è chi sa vendere “frigoriferi agli eschimesi” 🙂 Qualunque prodotto o servizio ha dei punti di forza e debolezza, il bravo venditore racconta le prime e trasforma in opportunità le seconde. C’è chi si limita e c’è chi venderebbe pure sua madre. Questioni di dignità … e di ingordigia.