«Qui ad Atene noi facciamo così…» comincia con queste parole il celebre discorso di Pericle agli ateniesi sulla democrazia, tenuto nel 461 a.C. Dev’essere dovuto al fatto che qui in Sicilia, durante la colonizzazione, i greci non esportarono la democrazia se tuttora abbiamo difficoltà ad attuarla e la scambiamo con la sua caricatura, la partitocrazia.
Vi immaginate una piazza greca dove il più votato dei cittadini non venisse eletto per lo sbarramento della sua lista? Come si fa a favorire il sano ricambio politico se si spezzano le gambe ai nuovi soggetti che si affaccciano alla vita pubblica? Eppure, è quello che sta succedendo in queste ore: il cittadino più votato, con oltre 3.000 preferenze, Riccardo Nuti del M5S, non entrerà in consiglio comunale per un pugno di voti.
È targata Antonello Cracolici, capogruppo PD all’ARS, big sponsor assieme a Giuseppe Lumia di Fabrizio Ferrandelli (lo sfidante al ballottaggio di Leoluca Orlando per la poltrona di sindaco di Palermo) così come del presidente della regione, Raffaele Lombardo, di cui sono convinti alleati di governo, la legge elettorale dello scorso anno che ha portato al 5% la soglia di sbarramento rispetto al 3% che vige sul continente.
Riporto una perla di questo testo che tanti problemi interpretativi ha creato, sul prossimo tema del ballottaggio:
«Per i candidati ammessi al ballottaggio rimangono fermi i collegamenti con le liste per l’elezione del consiglio dichiarati al primo turno. I candidati ammessi al ballottaggio hanno tuttavia facoltà, entro sette giorni dalla prima votazione, di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quella o quelle con cui è stato effettuato il collegamento nel primo turno. Tutte le dichiarazioni di collegamento hanno efficacia solo se convergenti con analoghe dichiarazioni rese dai delegati delle liste interessate».
Sono certo che Pericle, alla lettura di questo testo, inseguirebbe gli autori brandendo minaccioso il suo inseparabile elmo.
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