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martedì 24 dic
  • Una giusta causa per Palermo

    Durante la recente campagna elettorale abbiamo scoperto che il Comune ha a libro paga, direttamente o indirettamente attraverso le sue partecipate, ben 22.000 dipendenti contro gli 11.000 di Torino. I relativi stipendi assorbono l’85% delle risorse comunali che sono peraltro destinate a calare per via dei tagli ai trasferimenti statali e per i debiti accumulati. Alcuni candidati in vena di onestà intellettuale non vedevano altra soluzione che ipotizzare dei sostanziosi tagli del personale. È quello che succede nelle aziende private quando cala il fatturato mentre aumenta l’indebitamento e soltanto in tempi di finanza pubblica allegra è stato possibile fare diversamente, ma questi tempi sembrano ormai definitivamente alle nostre spalle.

    In genere, la spesa pubblica viene valutata diversamente da quella privata: da quest’ultima ci si aspetta che concorra direttamente alla formazione dell’utile aziendale o del valore per gli azionisti o anche per tutti gli altri portatori di interessi legati all’azienda stessa (lavoratori, clienti, ambiente, territorio, ecc.) mentre si è soliti valutare la spesa pubblica in termini di benefici collettivi. È evidente che i benefici di tanta spesa a Palermo rimangano spesso misteriosi, tanto da consolidare l’impressione che gli unici beneficiati siano gli stessi stipendiati e che tutta la macchina comunale non sia altro che un gigantesco stipendificio.

    Ma esisterebbe in teoria un’alternativa al licenziamento di tante persone? Ne immagino una sola: ribaltare completamente la visione palermitana circa il pubblico impiego. Altrove la qualità della burocrazia rappresenta ad esempio un fattore immateriale che attira gli investimenti e rende migliore la condizione di vita dei cittadini. Se una città come Palermo impiega il doppio del personale di altra più grande ed efficiente città d’Italia, le possibilità sono due: o li sotto impiega perché assunti per inconfessabili esigenze clientelari oppure li valorizza al massimo per competere come area urbana capace di promuovere alta qualità della vita, sviluppo economico, investimenti e turismo.

    È la stessa differenza, percepibile anche a prima vista, tra un una modesta locanda e un resort di categoria 5 stelle lusso dove la differenza la fa soprattutto la professionalità e l’orientamento al cliente del personale impiegato. L’alternativa ai licenziamenti, quindi, non può che essere quella in cui si arrivi a breve ad una chiara percezione di vivere in una città a 5 stelle lusso da parte degli stessi cittadini, degli operatori economici e dei turisti. Una città tenuta a specchio e che offra servizi efficienti attraverso gente che lavori sodo anche perché, come in un grande albergo, non si tratta di svolgere mansioni particolarmente difficili, ma semmai da compierle con amore, cura per i dettagli e attenzione verso gli utenti.

    Stamattina ho visto un mezzo di una partecipata comunale la cui ragione sociale comincia con la G. disperdere per strada la sfalciatura che trasportava: ecco il tipico esempio di ciò che non serve o che non possiamo più permetterci, il lavoro fatto male. Suggerirei al nuovo sindaco di Palermo di dare alla propria organizzazione amministrativa degli obiettivi misurabili e apprezzabili dai cittadini che comportino, in caso di mancato raggiungimento, il taglio delle teste a partire dai vertici fino ai livelli più bassi. In ambito lavoristico si chiama giusta causa, ma per Palermo sarebbe una santa causa.

    Palermo
  • 6 commenti a “Una giusta causa per Palermo”

    1. “Se una città come Palermo impiega il doppio del personale di altra più grande ed efficiente città d’Italia, le possibilità sono due: o li sotto impiega perché assunti per inconfessabili esigenze clientelari oppure li valorizza al massimo per competere come area urbana capace di promuovere alta qualità della vita, sviluppo economico, investimenti e turismo”: come non essere d’accordo?

    2. Infatti il problema è proprio questo: perchè la GESIP non trova il consenso dei palermitani? Secondo me per questi motivi:

      1) Nessuno di loro ha avuto quel posto nel rispetto delle procedure stabilite dalla legge italiana (concorso pubblico)
      2) Un parte (consistente!) di loro sono ex detenuti o ex tossici; il messaggio è stato che un passato inglorioso possa essere un titolo per avere un lavoro..una cosa che non avviene in nessun paese; altrove si cerca di riabilitarli, ma non gli si offre un posto fisso alla faccia di tanti palermitani, onesti, per bene e capaci. Questo non piace ai palermitani (e ci mancherebbe!)
      3) Abbiamo tutti chi più che meno visto questi gruppetti di lavoratori GESIP durante lo svolgimento delle loro mansioni. Eserciti di loro sbracati nelle portinerie, gruppi di 10 per fare lavori che potrebbero fare in due, spazzini che puliscono alla meno peggio, con cumuli di munizza secolari che sembrano gridare PREDI MEEEEE…tutti abbiamo avuto esperienze dirette di questo tipo.
      4) Ammiaunmmispiietta!! Questa frase odiosa pronunciata almeno una volta al giorno da ognuno di loro…è uno schiaffo in faccia di chi porta a casa la pagnotta lavorando davvero.
      5) Stigghiolari, venditori ambulanti, pescivendoli con motoape talmente impuniti e sicuri di ciò che non hanno neanche l’accortezza di levarsi la divisa GESIP.
      6) Quanti fondi destinati alla città sono stati distratti per pagare due, tre mesi di stipendio a codesti lavoratori? Fondi che verosimilmente non otteremo più…e con una città che potrebbe fare oro di questi soldi, e che non può assolutamente permettersi di perdere neppure un euro così!

      Nonostante tutto, i palermitani sono disposti ad accettare questa gentaglia…ma gratis no!
      Puliscano le strade, si occupino veramante del verde pubblico, rattopino strade e marciapiedi, si occupino del decoro urbano, svolgano servizi di sorveglianza, si mettano a completa disposizione di chi li paga, tutti noi cittadini di Palermo, si creino un ruolo, si mostrino utili. Siano al nostro servizio…AL SERVIZIO DI CHI LI PAGA.
      Allora anche loro verranno accettati dai palermitani, e sono sicuro che i cittadini lotterrebbero al loro fianco, se davvero fosse così. Ma così no COSI’NO; a queste condizioni i lavoratori GESAP avranno sempre tutta la città contro

    3. Dovrebbero scendere in piazza i cittadini, altro che certi ceffi

    4. Orlando ha dichiarato che per 5 anni farà l’assessore al personale, occupandosi personalmente di chi non lavora.
      Invece di programmare un ridimensionamento centrato sull’efficienza/economicità ha centrato la sua campagna sulla promessa “se lavorate nessuno vi toccherà”.
      Mi piacerebbe sbagliarmi ma, se anche sacrificherà uno o due casi “indifendibili” per far vedere che fa sul serio, ci ritroveremo a dover constatare che, purtroppo, i 22000 dipendenti a carico delle casse comunali lavorano tutti… e quindi non c’è niente da fare.

    5. Ne Orlando, ne il suo avversario hanno mai parlato di licenziare quella gente. Orlando ha piuttosto ripetutamente dichiarato che “parlerà con Monti”, ovvero continuerà ad elemosinare fondi statali per pagarne gli stipendi. E Monti, attraverso un suo Ministero, ha già autorizzato l’utilizzo di una prima tranche, per evitare che disordini organizzati durante il periodo elettorale impedissero le elezioni comunali.
      Non vedo cos’altro potreste aspettarvi, se non un aumento delle imposte locali per far fronte a queste spese.

    6. D’accordo Ale.ma hanno parlato di una profonda ristrutturazione e ri- destinazione del personale.
      Alla base del progetto Orlando non c’e’ nemmeno questo.

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