“Topografia della Memoria”
Topografia della Memoria è un progetto fotografico che ha come obiettivo la documentazione dei luoghi delle vittime innocenti della mafia nella provincia di Palermo.
Il periodo storico preso in considerazione copre più di un secolo di fatti di cronaca: dal primo omicidio di mafia riconosciuto come tale, il delitto “eccellente” dell’ex sindaco di Palermo Emanuele Notarbartolo del 1 febbraio 1893 , ai giorni nostri.
Ho iniziato a immaginare questo progetto nel gennaio del 2010 in occasione dell’uscita del film d’animazione Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi. Avevo 27 anni e l’amara consapevolezza che non solo la mafia esiste, come organizzazione e come mentalità, ma che le nuove generazioni sono complici della perdita di memoria di certi avvenimenti storici.
È dal ricordo del sacrificio, spesso individuale, che credo sia necessario ripartire. L’elenco delle vittime è lungo e include politici, magistrati, poliziotti, uomini delle scorte, giornalisti, imprenditori, donne, bambini e gente comune che ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Avevo nove anni quando Falcone, Borsellino e le loro scorte saltarono in aria. È strano come funzioni la memoria: della strage di Capaci ho un ricordo nitidissimo, di Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani. Di via D’Amelio ricordo solo le parole del magistrato Caponnetto: «È finito tutto». Come spieghi a un bambino di nove anni che è finito tutto?
Falcone e Borsellino sono solo l’apice di una lista troppo lunga e sconcertante di vittime.
Ho deciso di recuperare e costruire una mia memoria per provare a condividerla, affinché il sacrificio di queste persone non vada perduto.
Nell’immaginario collettivo alcuni dei luoghi di morte, soprattutto quelli che riguardano vittime eccellenti, sono associati a fotografie in bianco e nero, costellate di lenzuola bianche, cadaveri, sedili di automobili insanguinati, macerie. Nel mio progetto ho deciso di rappresentare questi luoghi di morte inermi, ordinati, come se nulla fosse successo. Su ogni fotografia sono scritti – con un carattere che richiama quello delle carte geografiche – il nome della vittima, la data e il luogo dell’omicidio.
Ricostruire i luoghi è un’operazione non facile. Mi sono accorta che ci sono vittime di serie A e vittime di serie B, come se alcune meritassero di essere ricordate un po’ di più. O forse la memoria segue un principio di economia per il quale è impossibile, intollerabile ricordare tutto. Questa rimozione si percepisce dalla presenza o meno di simboli della memoria; non è sempre possibile individuare con assoluta certezza il luogo esatto dell’omicidio nonostante abbia cercato, durante la mia ricerca, di essere il più meticolosa possibile, confrontando tra loro diverse fonti.
Non vivo a Palermo dall’inizio del 2009. Sono fuggita, stanca e senza sensi di colpa. Negli anni successivi la distanza e un punto vista altro mi hanno permesso di scoprire un sentimento di affetto, non immaginabile, per la mia città. Un affetto carico di amarezza e rabbia.
Ho visto la mostra a Garbatella, sono andata poco prima del 23 di maggio… È stato il nostro modo di ‘esserci’, anche se lontani da lì…
Molto, molto belle le foto! Sembra di starci in quei posti a guardarle! Bravissima Michela!