Lettera a…
Ho nel cuore un desiderio. Una speranza anzi.
Spero che tu ti alzi di nuovo e ricominci a camminare. Ma non ti fa male restare così? A terra?
Spero che la trovi la forza per farlo. Io non ce la faccio più a sorreggerti. Mi consuma, mi inghiotte e mi fanno male le spalle. Mi bruciano. Per tenere a tia cado io, prima o poi. Ci hai pensato mai?
Spero che ti potrò ancora guardare dritto negli occhi senza sentire un dolore sordo alla bocca dello stomaco che mi costringa a voltare la faccia. Sempre. Dove guardi tu?
Spero che abbracciandoti io non senta più quest’odore di terra lorda, fitusa, he non è il tuo, questo mi fa acchianare lo stomaco. Dov’è finito il tuo ciauro? Che ne è stato dei gelsomini? Non li sento più. Chi mi conforta?
Spero che il grigio che ti soffoca e ti cummogghia dalla testa ai piedi, una bella ventata fresca e forte lo sollevi e se lo porti lontano, che questo non è stato mai il tuo colore. Dov’è il rosso? Dove l’hai ammucciato il verde, il viola, il bianco che non si poteva manco guardare, tanto era vivo?
Spero che venga una pioggia scrosciante che duri pure un secolo se può servire a puliziarti e lavarti. Una pioggia di quelle che mai sono venute. Che non esca più nessuno di casa, che si fermino tutti ad aspettare che passi. Che le strade si sciolgano sotto il peso di un vadduni gonfio del tuo fango e dei tuoi avanzi. Si vede che non ce la fai più pure tu a stare così, sai?
Spero che tutte quelle macchie che ti sono spuntate sulla faccia scoloriscano, perché ti sciupano.
Spero che ti torni il desiderio di impupariti perché bella sei. Ma non te lo ricordi più.
Spero che quando vengano a trovarti quelli che si ricordano la tua luce, quelli che non ti vedono da quand’erano nichi nichi, non debbano restare a bocca spalancata vedendo il buio che ti avvolge. Ma perché?
Spero di non dovermi vergognare mai più di te, dei tuoi errori, delle tue bugie, delle tue promesse. E che erano finte si vede da come appari ogni mattina, pure se c’è il sole a cuocere le balate sempre scuro vedo.
Spero che il rumore che mi macina la testa e me la fa firriare quando ti penso buttata a terra, mi abbandoni, prima o poi se ne vada, si spenga, perché non mi fa manco dormire certe notti.
Spero che tu ritorni a rispondermi quando ti chiamo. O forse mi rispondi e sono io che non ti sento più. Pure sorda mi hai fatto diventare. Solo lo scruscio sento. Dov’è la tua voce tonda e liscia?
Spero di riuscire a sputare questo sapore amaro, come di ferro e di castigo, di affanno e di miseria che sento nella bocca, che mastico notte e giorno. Che cosa sto pagando?
Spero di non avere più paura, di sentirla ferma sotto i piedi la terra dove cammino. Lo sai che mi scanto che si apra mentre passo?
Spero che tu riesca finalmente a piangere, così lo butti fuori quel veleno gnutticato nello stomaco, così ti passa quel lamento che non ti lascia in pace.
Spero che la prossima volta che un picciriddu si metta a ridere, scappi un sorriso pure a te, che non ridi più. È da quando tu non ridi più che a me il cuore mi scura ogni volta che ti guardo.
Spero che qualcuno me lo venga a dire un giorno.
Ride di nuovo…
Palermo ride ancora.
bellissima Maria…sei sempre bravissima e riesci sempre ad emozionarmi!!! condivido ogni sensazione che descrivi!!!
Non è bellissima questa lettera; è bruttissima; perchè è tutta vera, e mi fa stare uno schifo, mi fa pensare a chi mi dice che, cinquant’anni fa, pensava “tra cinquant’anni saremo guariti”; che sperava che questo gas che ci avvolge e ci addormenta, in questi tanti cinquant’anni si sarebbe liquefatto e sarebbe scivolato nelle fogne fino a un mare lontano; ma forse purtroppo questo gas magico che ci avvolge, serve soprattutto a farci perdere la memoria, e a non farci ricordare che prima che furbi, prima che malandrini, prima che scaltri e fregatori degli altri che sono fessi (perchè sono solo gentili ed educati), prima che megghitutti, siamo persone, anzi no, siamo esseri umani, anzi no, siamo, anzi non siamo, ma facilmente potremmo essere, solo e semplicemente normali
straziante e bella allo stesso tempo….brava! un bacione
qualche tempo fa, su facebook,che oggi raccoglie le minchiate di tutti i giorni, passò un testo simpaticuni, riportato anche su queste belle pagine: sei di Palermo se…, ognuno di noi, palermitani veraci e non ma sinceramente legati alla città, scriveva la sua simpatica frase di appartenenza. La città da sola non ce la fa a rialzarsi e riaccendere i colori. Il ciavuru dei mandarini e l’oro della conca d’oro, quella vera, sono ammantati di un nivuru di siccia che gente con il cuore altrettanto nivuru ha spruzzato. La città ha bisogno di persone pulite per potersi rialzare sulle sue gambe; ‘a cosa bedda è chi ci nnì sunnu a tinchitè. Ci vulissi un bravo direttore d’orchestra…
ben scritto, toccante e vero…
Cara Maria, hai sublimato in una lettera bellissima non solo le tue sensazioni ed emozioni ma anche quelle di tante persone, come me, che nonostante tutto continuano ad amare Palermo. Palermitani fin dentro il midollo, che come te soffrono a vederla ridotta cosi’. speriamo che si cominci a sorridere, che questa nuova amministrazione aiuti tutti quei palermitani che, come te, da soli non ce la fanno piu’. Grazie a te
Penso che con questo Post ti sei davvero superata! Ciò che hai scritto tocca il cuore e fa riflettere . . . .Baci Mariangela
Spero….come te,con te e, ovviamente, non solo per te!
Sempre più orgoglioso di te! Esageratamente Brava!
ciao maria..continua a dire quel che dici e a fare quel che fai, palermo te ne sarà grata
dolorosamente e meravigliosamente vera,ecco,un bel diluvio universale ci vorrebbe per fare un pò di pulizia nella nostra amata-odiata Palermo!
chi ti ha ascoltato e-o letto in questi giorni credo che come me abbia intuito, dopo la lettura della prima riga, l’oggetto della tua bellissima lettera .Brava Maria direi tristemente ispirata ma questa è la realtà .Non ci resta che sperare che presto la nostra signora ritorni a sorridere ben consapevoli che molto dipenderà anche da noi figli di questa meravigliosa donna .
Brava Maria …..complimenti i tuoi pensieri sono tanto belli quanto tristi e veritieri …che dirti speriao prima o poi di tornare tutti a ridere insieme alla nostra Palermo che tanto amiamo e x questo ci lamentiamo nel vederla così….brava applausi….
Mi hai svuotato dentro mentre la leggevo aspettando un finale come non lo immaginavo. davvero profondo e toccante. merci
Bella struggente e vera, Maria.
tristemente vero tutto ciò,ho visto palermo peggiorare nel tempo ,e mi auguro di vero cuore che un domani i miei nipoti possano vivere una nuova palermo e leggere tutto ciò in qualche libro!!! ciao Maria e complimenti
Io mi domando a Palermo esiste una rivista “S” che parlaa sempre di mafia ma molti non sanno che il suo editore Amato e sposato con Anna Nicosia figli di elio pentito e mafioso morto di lupara bianca
Mi sono accostata alle tue parole e ce l’hai fatta a stupirmi..
Tutto quello che descrivevi lo percepivo, ne sentivo i colori, le emozioni, la rabbia di qualcosa che ami nonostante tutto, perchè tu sai in fondo com’era e come potrebbe tornare ad essere…
Chissà, forse amare con rabbia è la più viscerale forma d’amore, perchè ti dà la forza di difendere anche quando tutto è contro, anche quanto tu stessa sei contro, ma i tuoi occhi ed il tuo cuore hanno memoria di un altro tempo o semplicemente sognano un cantastorie che ancora non è tornato a raccontare di una città che è figlia del sole e della passione… Chissà forse tutta la nostra rabbia davvero, un giorno, la farà rinascere….e insieme potremmo dire
“Ride di nuovo…
Palermo ride ancora.”
Grazie Maria, mi hai proprio fatto emozionare… e con la mattinata ci voleva va!!
” Palermo ride ancora ” …e noi con lei.
Forse…ho nel cuore un desiderio dico.
Sono una palermitana puro sangue.
Mi sono trsferita a Prigi due anni fa, la mia bella Palermo mi stava stretta, e le persone mi irritavano.
Sole, mare e bellezze artistiche non mi bastavano più…
Plermo mi ha voltato le spalle, o forse ho voluto farlo io…
Lettera a…mi ha fatto venire il magone.
Un saluto da Parigi
01/07 20° e un sole timido e finto
U diluvio s’avissi a purtare na pocu ri palermitani ngrasciati e incivili ca trattanu Palermu peggiù da loro casa, cuminciannu ri chiddi ca stannu a Via Libertà, ca si senntinu tutti nobili e poi lassanu a munnizza menza a strata, e allura si ca palermu cuminciaasi a ririri arrieri.
Spero che ti torni il desiderio di impupariti perché bella sei. Ma non te lo ricordi più.
Quanto mi piace questa immagine di Palermo; perchè bella lo è.
Ma quante insidie ad ogni passo, eppure io l’amo come madre di vita. Solo lontano da lei .. l’ho scoperta magnifica. Nella luce uno dei suoi segreti, nell’ombra la sua doppia vita.Un bacio cara Maria, mi hai dato belle sensazione….grazie
Palermo è come una bellissima donna Violentata, continuamente Maltrattata.Sicula Palermo,formosa ,con le tue montagne che d’estate ti infiammano,Solare ma bruci dentro di RABBIA, Splendente e azzurra come il tuo mare. La guerra tante ferite
ti ha lasciato, nessuno dei tuoi ominicchi li ha curate.Le tue culture vogliono annientare, tu Palermo alza la testa e fatti RISPETTARE.L’aquila del malaffare è sempre in agguato pronta a sopraffarti. Arriva un sindaco e ti vorrebbe cambiare, ti rimette il vestito nuovo, tinge i tuoi capelli bianchi per poi trascurarti lasciandoti sporca , scolorita e lacerata, adesso sei vecchia è stanca…ma i giovani Onesti è forti non vogliono abbandonarti, lottano per risanare le ferite del tuo corpo, Curarti, Rispettarti,Amarti per L’ ETERNITA’. Anna Conti
Maria, io ho lasciato Palermo per la Germania 16 anni fa… L’ho vista cambiare tanto in peggio in questi anni ma continuo ad amarla con passione da lontano… E cerco di farla amare ai miei figli, di fare vedere loro oltre le apparenze e la facciata di una città che mette in mostra il peggio di sè quando potrebbe apparire splendida.
Mi hai commossa.
La più bella dichiarazione d’amore che abbia mai letto…
Leggendo ho spontaneamente immaginato un monologo dentro ad un teatro. La voce era quella di un’anziana palermitana DOC,una donna capace di andare indietro nel tempo. Ti ho sempre letto con piacere e ti ammiro tanto. Sei per me il fiore all’occhiello di Rosalio.
Ho letto da poco il suo libro, dove è contenuta questa meravigliosa lettera d’amore… mi sono commossa.
Amo la mia città e soffro anch’io nel vederla così… abbandonata a se stessa.
Ma, nei miei giri solitari per strade, stradine, vicoli, anfratti di questa Palermo ho riscoperto la “mia” gente e un barlume di speranza ancora non si spegne…
Girando per i mercati, con la mia macchina fotografica, mi sono ritrovata il sorriso dei mercatari, che mi “offrono” con orgoglio i loro piccoli figli per uno scatto con un broccolo in mano!
Ho sentito un pescivendolo rimproverare il suo aiutante, “sta’ accura cu st’acqua, ca ‘a signora sta fotografannu”!!!
Oppure, mentre m’incanto per vicoli sconosciuti e cerco di riempirmi gli occhi di cose nuove, sento alle mie spalle: “signorì.. ha bisogno di aiuto? Ci serve qualche indicazione?”.
No, mi basta solo il sorriso di una persona sconosciuta, che mi
“accoglie” nei meandri di una città che non sentivo più mia, e mi fa sentire a casa..