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lunedì 23 dic
  • Mai più vintage, per favore

    Lo scorso fine settimana, una delle cose da fare assolutamente per chi rimaneva a Palermo, era visitare la manifestazione intitolata Salon des Refusés – quest’ultima parola spesso scritta con l’accento sbagliato su quotidiani e siti internet –, tenutasi negli spazi all’aperto di Palazzo Steri. Già leggere gli articoli di presentazione faceva storcere un po’ il naso: troppa carne al fuoco, tra proiezioni video, dj-set, mostre, incontri, film, workshop, area market… E poi, quel titolo ispirato, nientemeno, alla contro-esposizione parigina del 1863! Il tutto all’insegna del “vintage”, un termine che andrebbe abolito dal nostro vocabolario per uso eccessivo e spesso improprio.

    Ma già sento qualche appunto levarsi: «Sempre a lamentarvi, voi palermitani: se non c’è nulla da fare, o perché c’è troppa roba!». Comincerò allora con quello che è più piaciuto ai miei amici e al sottoscritto: un bar senza molte pretese e a prezzi equi, l’apertura serale dello Steri, già di per sé un avvenimento, la presenza di appassionati venditori di dischi e oggetti di modernariato, e poco altro. Peccato non potersi esprimere sul ricco programma di arti visive. Già, perché a luglio inoltrato non è agevole sfidare l’afa per partecipare a incontri e proiezioni in orari ancora roventi.
    E poi, che senso ha bombardare pubblico e stand con decibel di house e techno proposta da volenterosi dj ad avventurosi entusiasti disposti a danzare sulla vetusta ma disagevole pavimentazione di simil-sampietrini del cortile Abatelli?
    Si sarebbe potuto, con un briciolo di razionalità, creare spazi dedicati, selezionare maggiormente i partecipanti e dare, magari, un carattere meno frastagliato alla proposta, tenendo anche conto che la fruizione estiva di simili iniziative tende al random, a puntate veloci seppure intense.

    A margine, una nota. Le piccole torte decorate con oggetti-icona del vintage, come mangiadischi, macchine fotografiche Polaroid, apparecchi tv Brionvega e interi living in stile space-age, se di primo acchito mi hanno strappato un sospiro di apprezzamento, subito dopo mi hanno aperto gli occhi: è giunto il momento di passare ad altro, magari al misto-kitsch di certe pellicole di genere. A tutto, pur di non vedere più lampade Arco o long chairs.

    Un plauso comunque agli organizzatori, e che ben vengano queste iniziative – il Cielo sa quanto bisogno ne abbia questa città! Con pochi suggerimenti, se consentiti: meno provincialismo e più rigore critico, anche nel divertimento e nella leggerezza di una sera d’estate.

    Ospiti
  • 10 commenti a “Mai più vintage, per favore”

    1. ma insomma, ti è piaciuto oppure no ?

    2. A parte la scarsa qualità dell’organizzazione e delle proposte, direi che di iniziative “vintage” ne abbiamo già viste abbastanza. Sarebbe ora di riprenderci il “qui e ora”, se no mi pare che ci siamo detti già tutto. Ma non è così.

    3. “tenutasi negli spazi all’aperto di Palazzo Steri.”
      Palazzo Steri non esiste! Si chiama Palazzo Chiaramonte, detto lo Steri.
      Quando si spacca il capello in quattro e si suggerisce meno provincialismo, bisogna essere precisi.

    4. Sconcertante. Prima cosa ROSALIO a caratteri cubitali e’ media partner del nostro VintageFest ha mandato i loghi tardi e ci ha fatto ritardare nel pubblicare volantini e poster che dividevano chiaramente le iniziative. Non c’e’ stato un giorno in tre settimane in cui il buon Siino abbia trovato il tempo di concretizzare. la partnership come si usa in alfre civilizzate realta’ in cui ho avuto la fortuna di lavorare spesso. Secondo : rileggete il comunicato stampa. Erano due cose separate VF e SDR. Terzo: Tutto verteva sulla programmazione di corti girati in super8 16mm stop motion e digitale che lei , alla ricerca di un buon bar, si e’ evidentemente perso. Le proiezioni in collaborazione con Milano Film Festival e con una mia ricerca di film tra cui un documentario inedito su Cortile Cascino negli anni 60 che abbiamo dovuto riproiettare tre volte perche’ la sala era piena e la gente lo voleva rivedere. Tutto questo accadeva nella splendida chiesa di Sant’Antonio Abate piccolo gioiello all’interno dei Palazzo Chiaramonte Steri di cui allegherei una foto per avere idea della gente piu’ fortunata di lei nella ricerca di cosa era vintage e cosa no… Quarta e ultima osservazione lecita da parte del Direttore Artistico.: VintageFest senza un euro di fondi, per la cronaca nasce anzitutto come una assegna di corti , doc e pilot TV ha poi scelto tre banchi nel market uno adorabile da piazza marina con radio stereo e mangiadischi anni70 tra cui pezzi di Mario Bellini perfettamente funzionanti, uno della ricerca di accessori e abiti di Elena Giusi e Antonella, uno di MaraGorgone cakedesigner da noi invitata a ricreare una torta commestibile con il set design di una salotto vintage interamente creato in pasta di zucchero con la lampada Arco di Castiglioni, la tulip chair la Eames armchair , la TV brionvega,. E VintageFest era l’unico concerto di una band che fara’ strada. Che sempre cercando di criticare isenza cognizione di causa hai smarrito pur leggendo il breve e modesto programma di un festival autofinanziato da studio427 che ha allestito il cortile. ADDAMS Quartet ha performato per un’ora e mezza rivisitando jingle del carosello e dei film anni 70. Una chicca insomma…
      Meglio se quando esci vai direttamente al bar. Grazie assai. Raffaella

    5. Raffaella Rosalio non si scrive a caratteri cubitali ma con IO in grassetto; tengo a precisare pubblicamente che abbiamo inviato i loghi due giorni dopo la vostra richiesta in data 19 giugno. Probabilmente si riferisce erroneamente a noi per problemi avuti con altri. Ad ogni modo la invito a rimanere in tema e resto a sua disposizione per e-mail. Saluti.

    6. Costruire provocazioni costruttive. Decodificarle, no? Prevedibile vespaio, io: superficiale alla ricerca di un drink. Ma lo stile non va giù. Non è abbastanza cool.

    7. @ Sante Parole:

      Da Wikipedia:
      La sineddoche (dal greco «συνεκδοχή», in italiano «ricevere insieme») è un procedimento linguistico espressivo e una figura retorica che consiste nell’uso, in senso figurato, di una parola al posto di un’altra mediante l’ampliamento o la restrizione del senso. La sostituzione può riguardare:

      la parte per il tutto (“scafo” al posto di “nave”; “Inghilterra” o “Gran Bretagna” al posto di “Regno Unito” “Olanda” al posto di “Paesi Bassi”);

      E dunque:

      “Steri” al posto di “Palazzo Chiaramonte-Steri”, comunemente conosciuto come “lo Steri”.

      Ma se può sembrare forzata e arbitraria questa ipotesi di sineddoche, ecco tornare Wikipedia:

      Il Palazzo Chiaramonte (detto anche Steri, da Hosterium, palazzo fortificato), si trova in Piazza Marina a Palermo.

      E ora che lo abbiamo tagliato in otto, questo ribelle capello, vogliamo ricercarne i sedicesimi?

    8. Non mi sono saputo spiegare: è’ “Palazzo Steri”, che contesto. La sineddoche (so cos’è) è corretta, aggiungere la parola “palazzo” eliminando il nome della famiglia al quale apparteneva, no. Ti piace come sedicesimo?

    9. Abbastanza. Andiamo al trendaduesimo.

    10. Il trentaduesimo l’avrei evitato, ma se proprio ci tieni..
      L’Ottava Nota – TripAdvisor
      http://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g187890-d2374971-r1294513
      29 recensioni
      L’Ottava Nota: Finalmente un locale d’atmosfera . … Il locale è nel cuore della città e vicino a Palazzo Chairomonte o volgarmente Palazzo Steri
      La fonte è Google, “volgarmente” lo scrive Tripadvisor, non io. Probabilmente è da intendersi in senso etimologico, cioè “del volgo, noto a tutti”.
      Saluti conclusivi.

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