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sabato 23 nov
  • Il pesce di Ustica

    Il pesce di Ustica

    Vi scrivo in merito all’articolo del Sig. Vinci, che ho conosciuto personalmente perché mio cliente per l’affitto di motociclo. Voglio solo evidenziare che ho fatto visitare la mia trattoria “Trattoria Ariston da Angelo” e dopo avergli fatto vedere il pesce pescato nella mattinata, ha prenotato un tavolo per la sera. Per un disguido dovuto al cameriere che ha comandato un tavolo che era arrivato dopo di lui lo stesso si è alzato spostandosi in altro ristorante. Tutto ciò si è verificato in quanto io, che normalmente prendo le comande, mi sono dovuto allontanare per emergenza pochi minuti. Il cameriere non ha notato chi fosse arrivato prima e il Sig. Vinci si è allontanato.
    Voglio dire, che se il Sig. Vinci non fosse stato convinto che il pescato era fresco naturalmente non avrebbe prenotato il tavolo per la sera. Debbo sottolineare che nessuna richiesta mi è stata fatta relativa alla carne, preciso che nella nostra Trattoria e nelle altre attività di ristorazione c’è anche la carne, perchè non tutti gli avventori mangiano il pesce. Se il Sig. Vinci avesse voluto mangiare della carne la sera che ha prenotato il tavolo, non avrei fatto altro che chiedergli se preferiva solo un controfiletto o anche qualche involtino o salsiccia. Discriminare solo per il piacere di farlo mi sembra poco corretto e lascia il tempo che trova.
    Questa osservazione è la pura santa verità.
    Vorrei ancora precisare che ad Ustica di pescatori ce ne sono abbastanza a soddisfare le nostre esigenze, capita la mattinata più abbondante, come pure quella meno abbondante. I pescatori che hanno letto quanto da Voi pubblicato on line sono molto indignati per queste notizie false, ci sono, esistono e continuano la tradizione dei loro padri.
    Allegata alla presente una foto dell’acquisto del pesce della mattinata di ieri, avrei voluto mandarla quasi in diretta ma non trovavo la mail.
    P.s.: non continuare a dare un’immagine distorta della realtà e vi prego gentilmente di pubblicare tutte le notizie accertate e verificate.

    Ospiti
  • 28 commenti a “Il pesce di Ustica”

    1. Pubblichiamo i contributi degli ospiti dando a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione, così come avvenuto per la sua replica. Saluti.

    2. Paolotti and saraghi

    3. Ho frequentato la trattoria Ariston sin da quando erano in vita i genitori di Angelo e non mi ha mai deluso.

    4. Signor Tranchina, mai visto tutto quel pesce in una volta! Saranno 2 chili e forse e mezzo -) ci basta per tutti, si che ci basta… 🙂

    5. Dico la mia anche qui: uno che è in vacanza (e che dovrebbe essere sereno e rilassato), seduto al ristorante prende e se ne va perchè il cameriere ha preso le ordinazioni ad un altro tavolo prima del suo…io non lo avrei fatto entrare neanche nel ristorante successivo. Clienti così meglio perderli!

    6. Dispiace per il sig. Vinci ma sembra evidente che quella sera era di premura, un pochino nervoso, si autopuniva e vedeva tutto storto…Qualcuno ieri ha detto : ” con questi commenti state esagerando “. Eh no, non sono d’accordo perche’ a forza di fare commenti grazie a quanto esposto da Angelo si e’ saputa la verita’. Il sig. Vinci dovrebbe ritornare ad Ustica ed avere la rivincita.

    7. ecco!
      Guardate bene la foto di questo post. Tutti “pescetti di piccol taglia” (buoni per carità) che saranno sicuramente freschi perchè sono gli unici che oramai si pescano in abbondanza nelle nostre acque. Ma la realtà è diversa e quando andate nei ristoranti di Ustica vedrete in bella mostra enormi spigole, orate, aragoste gamberoni, saraghi, calamari e scorfani. Dove sono caro sig Tranchina? Quiesta è la prova che il sig Vinci non ha tutti i torti e di pesce fresco a Ustoca ce n’è ben poco (o almeno non tutto quello che servirebbe per soddisfare i famelici turisti agostani) e di una tipologia un po’ meno nobile rispetto a quella ostentata in vetrina e nei menù. Per favore siate un po’ onesti. E aggiungo che la Capitaneria vi ha già sventati. Oltre il 50% (cioè la maggioranza) dei ristoratori aveva le carte false sui pesci che servivano. Se proprio siete in buona fede prendetevela con loro e non con il sig Vinci!

    8. Questa foto non vuol dire proprio nulla… I dati della Finanza sono più espliciti. Sul pesce si lucra, e non poco.

    9. Voglio rispondere al signor nicola puccci, non per fare polemica,ma semplicemente per puntualizzare quanto da lui osservato:Le faccio notare che ad ustica non vengono pescate le spigole ne tantome le orate, chi li mostra dovrebbe dire correttamente, naturalmente che sono di acqua coltura. Io non ho mai mostrato saghi tranne come qualche eccezione dimostrata con la foto inviata al blog rosalio giorno 30/08/12 ed altri pesci denticcioli o paolotti,mupe ecc. come vede dovrebbe conoscere cosa si pesca ad ustica,e quando Lei vuole mangiare l’aragosta, noi la vendiamo su ordinazione. Come vede le ho dimostrato che quando uno parla ,deve conoscere e parlare di conseguenza. Le aggiungo, io consiglio ai miei clienti, anche, il gamberone e dico subito è ottimo e buono ma non è locale, è di Mazzara del Vallo e le posso assicurare che la gente, così come io lo mangiamo perchè molto gustoso.Vorrei aggiungere una nota relativa ai controlli del nucleo della Guardia Costiera che ha effettuato i controlli,Le posso dire che gli stessi hanno visitato tutte le celle e non hanno riscontrato nulla di anomalo o carte false come lei li chiama.Io, in merito al Sig. Vinci che stimo, non ho nulla da ricriminare, ho solo evidenziato che non avrebbe dovuto fare di un’erba tutto un fascio. Ritengo di saper fare il mio mestiere che va avanti dal lontano…. non me lo ricordo proprio più.

    10. infatti. Chi ha veramente denigrato la ristorazione a Ustica non è certo stato il sig Vinci (ma chi è costui?) bensì i colleghi ristoratori (oltre il 50%) che spacciano pesce quantomeno non certificato e quindi sospetto!E questa notizia si che ha fatto il giro del web! Prendetevela con loro o, se avete il coraggio, con la Capitaneria di Porto che ha scoperto la truffa. Omertà? Paura? E’ più facile prendere di mira un signor nessuno, no?In quanto al sig Tranchina devo fare i complimenti per la privacy che garantisce ai suoi clienti (il sig V ha affittato un motorino a pagamento,no?). Credo che chi leggerà il suo articolo si guarderà bene dal venire dalle sue parti per poi essere sputtanato alla prima occasione!

    11. Egregio Sig.Matteo, innanzi tutto sarebbe più opportuno farsi riconoscere con nome cognome, numero telefonico e foto, così come fatto dal Sig. Vinci.
      Parlare per sentito dire è semplicemente inutile e inconsistente. Lei afferma che “i dati della guardia di finanza sono espliciti”,Le ricordo che i controlli sulla tracciabilità della provenienza del pesce è di competenza della Guardia Costiera.
      Le evidenzio che nel mese di agosto la Stessa Guardia Costiera ha regolarmente ispezionato i vari locali e le posso assicurare che hanno controllato nei minimi particolari;celle , frigoriferi e quant’altro di loro competenza.non riscontrando nulla di anomalo e sanzionabile neella mia trattoria da Angelo.

    12. beh, non stiamo ora a fare le pulci su CHI ha fatto i controlli. I controlli ci sono stati ed hanno dato esito positivo nel 50% dei casi. E questo basta per diffidare di ogni ristorante di Ustica. A meno che non si sappiano i nomi di questi esercenti. Ora lei chiede al sig Matteo di farsi riconoscere.Per che cosa? Per fare la stessa fine del sig Vinci, che, poveretto, non potrà più andare a Ustica? Piuttosto perchè non fare i nomi dei ristoranti che non erano in regola? O di quelli che lo sono? O il vostro corporativismo ve lo impedisce?

    13. Egregio Sig Angelo non per corporativismo bensi non sono a conoscenza di chi sia stato trovato in difetto, sarà cura dei blog o della stampa riuscire a conoscere i nominativi e pubblicarli,per la visita fatta nellla mia trattoria non ho avuto problemi.
      E’ corretto, che prima che si pubblicano on line certe notizie, approfondire, verificare le fonti e se le notizie risultano esatte pubblicarle. Troppo semplice dare in pasto a qualsiasi lettore dei blog di notizie che poi nella maggior parte dei casi risultano infondate.
      L’anonimato o inviare un esposto senza firma in calce lo considero poco credibile o troppo superficiale. Mio padre mi diceva sempre, quando fai un esposto devi sempre firmarlo e conservare le carte a supporto di quello che scrivi.

    14. Sig Angelo ho l’impresssione che lei è un pò distratto in quanto ho detto che conosco il sig. Vinci al quale non nulla da ricriminare, ma semplicemete avrei preferito che facesse il nome e cognome dove ha avuto la sua brutta esperienza. Se lei vuole fare entrare l’asino per la coda non ci posso proprio far nulla. E’ stato più corretto il Sig. Vinci del quale va tutta la mia stima, per un verso,che le sue poche parole spese sul blog. Mi dispiace solo di aver sciupato parte del mio tempo a rispondere ale sue affermazioni.Non ho nul’altro da aggiungere. Si faccia riconoscere , solo le persone senza attributi operano come lei

    15. Angelo Tranchina cerchiamo nei limiti del possibile di non pubblicare notizie palesemente infondate. In questo caso specifico non è possibile verificare: è la parola dell’autore contro quella di chi la vorrebbe smentire e a cui noi, correttamente, diamo spazio.
      Non richiediamo ai nostri lettori di farsi riconoscere. Basta un nickname e un indirizzo di posta valido.
      Saluti.

    16. U pisci friscu è!!!!

    17. c…. se hai p….vieni acontrollare se è friscu, non credo che sia fresco il tuo cervello.

    18. Gentile Rosalio, è troppo bello non conoscere chi scrive stupidate senza essere riconsciuto. Chi scrive il vero non ha nulla da temere a farsi riconoscere, come vedi io ti ho mandato inonda nome e cognome.

    19. Dall’ articolo si evinco alcune cose 1) molti parlano di Ustica senza conoscerla o comunque senza conoscere la ristorazione fatta dagli Usticesi. Senza conoscere i pescatori che vendono il pesce in piazza ed al porto. Il sig. Angelo Tranchina usa Rosalio per farsi pubblicità a gratis… ed avendo lui una grande sala ristorante mi viene difficile credere che il sig Vinci non abbia trovato posto ecomunque non essendo interessato al pesce ma alla Carne ( come lui stesso a ribadito ) di quelle foto pubblicitarie col pesce fresco non se ne faceva niente …forse a Ustica bisogna esporre la Carne per quelli come il sig Vinci…peccato che dire “Carne di ustica” anche se c’è in qualche caso non può essere conforme alla tracciabilità stabilita dalla legge.
      3) la capitaneria ha riscontrato delle anomalie amministrative ma questo non vuol dire che abbia trovato dei “cadaveri” di pesce ma in molti casi solo delle pure e minime irregolarità cartacee che molti in sede di ricorso smonteranno…ricordatevi che la legge è nuovo e va metabolizzata. La nuova norma sulla tranciabilità impone delle regole rigide per tutti.
      Nella maggior parte dei locali a ustica si mangia comunque pesce di Ustica.

    20. per la precisione mi pare di avere capito che il sig vinci il posto lo aveva, ma poi è andato via prima di ordinare. E’ un suo diritto e non possiamo conoscerne i motivi. E nenache ci interessano. male fa il Sig Tranchina a sparare delle ipotesi e altri a dire che era nervoso. Saranno o non saranno affari suoi?
      Io sono stato a Ustica ed ho mangiato del pesce buonissimo. Da Umberto! Fresco o non fresco non lo so, non lo capisco. Ma era buonissimo!

    21. Ridicolo mi sembra ancora continuare a cercare di persuadere chi scrive a prescindere che il pesce non è fresco, che la capitaneria…..che la finanza…….io nel mio ristorante quando prendo gli ordini dico chiaramente che il pesce è tutto locale e fresco, a parte i gamberoni che sono surgelati (oltretutto segnalati anche nel menù) e dei quali ne usiamo uno solo a guarnizione del risotto alla marinara. Se come successo una sola volta (durante la presa della comanda), viene messa in dubbio la mia parola chiedo ai clienti di volersi accomodare a visionare il pesce esposto in vetrina e cucinato a “vista. Purtroppo disprezzare a prescindere è una caratteristica di chi poco nella vita ha avuto, e di questa gente ne è piena il mondo.
      Perché nessuno parla alla fine del pasto? Allora, se volete prova del pesce fresco dovete prima conoscerlo e poi…….vi ergete a paladini del gusto. Molti dei commentatori nemmeno sanno riconoscere un pesce fresco da un pesce “vecchio” di 2 giorni…..e allora di cosa stiamo parlando ?!?!?!?!
      Vi racconto l’episodio più tragi-comico dell’anno.
      Un cliente,ordina una fettina di pesce spada acquistato al mattino (ancora i contenitori dei pescatori erano fuori dal locale in attesa di essere ritirati dagli stessi). Ricevuta la fettina ne assaggia un triangolino e mi chiama il cameriere dicendogli che il cliente gli ha detto che il pesce spada non era buono. Il cameriere mi riferisce l’accaduto dopo avere già dato le spiegazioni ovvie. Siccome potrebbe succedere che per lui sia poco cotto o che sia bruciato, o che sia intervenuto qualcos’altro, prima di recarmi dal cliente prendo visione della fettina rientrata in cucina e vedo che è stata appena scalfita dalla sua forchetta. Mi reco dal cliente a chiedere spiegazioni sul cosa non andasse nel pesce e non mi ha saputo dire nulla……solo una smorfia come a dire …..evitiamo…….Be allora io che di pazienza non ne ho molta …….ho chiesto nuovamente cosa avesse il pesce che non andava ……e lui: il pesce è congelato !!!
      Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii !!!!
      Mi spiace(non è mia consuetudine) ma ho fatto così: ho preso le bacinelle che erano proprio dietro di lui e in mezzo la sala gli ho fatto vedere come fosse stato consegnato dai pescatori “Mancuso” la stessa mattina. Volete che non si perdano le staffe quando viene calunniato il pesce fresco…..beh, non capitatemi mai fra le mani con questi discorsi perché nel mio locale di questi intenditori non ne voglio proprio…….

    22. Vi invito a essere rispettosi nei vostri commenti. Grazie.

    23. Scrivo

    24. Vorrei chiedervi se conoscete la realtà dei pescatori delle piccole marinerie…non conosce quella della ristorazione ma non conoscete neanche le tante difficoltà dei pescatori isolani….a Rosalio vorrei dire di fare un indagine giornalistica per capire come la marineria Siciliana stia soffrendo la tanta burocrazia e lo stato non solo non aiuta la formazione di nuove aziende ma soffoca quelle piccole realtà come Ustica.
      Meditate e scrivete cose utile e prima studiate…ed ancora assaggiatelo il pesce prima di dire che e’ congelato …chiedete ai pescatori del posto caso mai.

    25. Dedicato a tutti i sostenitori del pesce fresco…ristoratori di Ustica compresi :
      IL BLUFF DEL PESCE
      Scritto da Giuliano Foschini Venerdì 29 Luglio 2011 06:37
      La Repubblica, 29.07.2011
      1. IL FENOMENO
      Secondo l’Istituto di ricerche economiche per la pesca e l’acquacoltura, nel 2010 in Italia sono state commercializzate 900mila tonnellate di pesce per un ricavo di circa 1.167 milioni di euro. Di queste solo 231mia sono state pescate nel “nostro” mare. Tutto il resto arriva dall’estero. Ma la qualità è scarsa e il prodotto non è tracciato
      ROMA – Un bel gambero rosso comprato su una bancarella di pesce nel porto di Mazara del Vallo. Un polpo imperdibile seduti ai tavoli della sagra più famosa d’Italia nel suo genere, quella di Mola di Bari. Oppure un filetto di cernia indimenticabile a Gallipoli. Nelle guide turistiche raccontano che ci sia soltanto una cosa migliore di un bagno nel mare italiano. Mangiarlo.

      Evidentemente però in questi anni deve essere cambiato qualcosa se è vero, com’è vero, che il pesce venduto da Palermo a Milano tutto è tranne che un prodotto nostrano. Il gambero di Mazara arriva infatti dal Mozambico. Il polpo di Mola dal Vietnam. Il filetto di cernia di Gallipoli (che in realtà era pangasio) dal Mekong, un fiume che si trova tra la Thailandia e il Lagos. E non si tratta di casi isolati.

      Oggi in Italia la pesca è uno dei settori più aggrediti dalle importazioni selvagge dall’estero, in particolare dai paesi asiatici. E soprattutto dalla sofisticazione alimentare. “Due terzi del pesce servito sulle tavole italiane è finto, taroccato” denuncia la Coldiretti. “Il 30 aprile l’Italia ha mangiato l’ultimo pesce del Mediterraneo” denunciano Nef e Ocean2012, organismi internazionali del settore. “Dal primo maggio tutto quello che arriva sulle tavole italiane non è prodotto nostrano”. Ma davvero è così? Che pesce compreremo ai mercati e mangeremo al ristorante quest’estate? Da dove arriva? Chi lo pesca? E soprattutto: fa male alla nostra salute?

      Per capire l’entità del fenomeno forse è bene cominciare dai numeri. Lo scorso anno in Italia sono state commercializzate dice l’Irepa – l’Istituto di ricerche economiche per la pesca e l’acquacoltura – circa 900mila tonnellate di pesce per un ricavo di circa 1.167 milioni di euro. Bene: di tutto il pesce messo in commercio, soltanto 231.109 tonnellate erano state pescate nel mare italiano. Un terzo, appunto. Tutto il resto arriva dall’estero.

      Il problema è che molto spesso, anzi quasi sempre denunciano le associazioni di categoria e confermano le forze di polizia che da Milano a Palermo continuano con sequestri e ad aprire inchieste, il pesce che arriva dall’estero non è di buona qualità. Spesso è pericoloso perché non tracciato e non tracciabile. E soprattutto viene venduto per quello che non è. E’ finto.

      Non potevano credere ai loro occhi gli uomini della Capitaneria di porto di Mazara quando, sulle bancarelle della marina più grande d’Italia, hanno trovato i gamberetti rossi che arrivavano direttamente dal Mozambico. E nonostante questo spacciati dai pescatori per italianissimi. A Gallipoli, invece, la Finanza in mezzo al mercato del pesce all’interno del porto – meta di pellegrinaggi di turisti da tutta Italia per il folclore e la poesia dei pescatori che rientrano in porto dopo una giornata in mare e vendono il prodotto appena tirato su con le reti – ha sequestrato una bancarella che vendeva esclusivamente pesce taroccato: di fresco aveva soltanto alici e sarde fresche, i prodotti cioè che costano di meno.

      Tra i falsi più diffusi c’è poi il pangasio, un pesce pescato nel Mekong, un fiume che si trova tra la Thailandia e il Lagos, che viene abitualmente venduto come fosse un filetto di cernia. Oppure nelle fritture servite nei ristoranti di casa nostra, il polpo non è polpo. O meglio, non è del Mediterraneo ma arriva direttamente dal Vietnam. Era asiatico per esempio anche il polpo venduto lo scorso anno nella sagra di Mola, in provincia di Bari, che per rendere l’idea è come comprare il tartufo di Avellino ad Alba. Frequente anche il caso del merluzzo fresco, o del presunto tale: dicono i sequestri dei Nas che spesso si tratta di pollak stagionato.

      Tra i pesci più “copiati” c’è poi il pesce spada che invece altro non è che trancio di squalo smeriglio. Poi c’è anche il caso di baccalà, in realtà filetto di brosme oppure del pagro fresco venduto come dentice rosa. E ancora il pesce serra al posto delle spigole, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, la verdesca al posto del pecespada, l’halibut atlantico al posto delle sogliole. Infine, gli spaghetti con le vongole: 75 per cento di possibilità che sono state pescate in Turchia.
      2. IL MERCATO
      Secondo le indagini della procura di Lecce e di Palermo ‘comandano’ vecchi armatori che tentano di riciclarsi in qualche modo. Non sono immuni da infiltrazioni criminali che approfittano dei prezzi convenienti: il pesce non italiano costa fino a otto volte meno dell’originale. E nei ristoranti tre volte su quattro quello che si ordina viene dall’estero
      ROMA – Perché questa invasione? Chi ci guadagna? “Sicuramente non noi” spiega Mauro Manca, presidente dell’Associazione Acquacoltori, la costola che si occupa di pesca della Coldiretti. “Basti ricordare che nel giro di due anni il settore ha perso il 12 per cento della produzione e l’11 per cento dei ricavi e che nei primi mesi dell’anno la quota di importazione continua a salire in maniera importante”. Numeri che vanno a braccetto automaticamente anche con il crollo dei pescatori. Secondo il Centro Studi Lega Pesca sono rimasti solo 28.542 pescatori, il 61,4 per cento concentrato nelle regioni meridionali e insulari. L’età media generale oscilla tra i 41 e 43 anni solo grazie all’ingresso di giovani immigrati, che per esempio hanno ormai l’esclusiva a Mazara così come a Manfredonia.

      Tornando al business, gli affari sono unicamente nelle mani degli importatori, i veri padroni della pesca in questo momento in Italia. Si tratta di vecchi armatori riciclati e, come stanno provando a raccontare due indagini della procura di Lecce e di Palermo, in alcuni casi anche con infiltrazioni della criminalità organizzata che come al solito ha messo gli occhi su un business importante. Per comprendere quanto conviene importare il pesce dall’estero è bene guardare ancora una volta un po’ di numeri. Come ha ricostruito la Guardia di Finanza in un’inchiesta a Bari, il costo del pesce taroccato è sino a otto volte inferiore rispetto all’originale.

      Il caso più eclatante è probabilmente quello dello squalo smeriglio, il cui prezzo di acquisto in fattura era di 2,50 euro al chilogrammo (e che comunque difficilmente viene commerciato in quanto poco richiesto dal consumatore). E che invece veniva venduto come pesce spada fresco a 19 euro. “In questo tipo di business un ruolo di particolare importanza – continua Manca – è quello della ristorazione che, forte di un dato statistico che attesta nel 75 per cento circa il consumo extra domestico di prodotti ittici, deve garantire anch’essa un livello accettabile di trasparenza nei confronti del consumatore, in modo da favorire ancora una volta la scelta consapevole di un prodotto italiano, rispetto ad uno di provenienza estera, elemento a oggi non garantito nella maggioranza dei casi”.

      “Con tre piatti di pesce su quattro che vengono dall’estero all’insaputa dei consumatori occorre mettere in campo delle iniziative capaci di riportare sulle tavole il prodotto Made in Italy che è sicuramente più sano e gustoso degli ormai onnipresenti gamberetti asiatici o del famigerato pangasio” spiega Tonino Giardini, imprenditore marchigiano e presidente di Impresa Pesca Coldiretti. Non è un caso che nel 17 per cento dei casi infatti l’etichettatura obbligatoria sul pesce servito nei ristoranti è assente, nel 38 per cento dei casi è incompleta. Ma fa male soltanto all’economia l’importazione del pesce straniero?
      3. LA SALUTE
      L’Agenzia di sicurezza alimentare dell’Ue ha segnalato la presenza di batteri in molluschi italiani, di cadmio in calamari congelati spagnoli, di salmonella nei gamberi congelati del Bangladesh ma confezionati in Italia. Ma la lista è molto lunga: il pescato diventa un rischio perché tossico
      ROMA – L’importazione del pesce straniero non fa male soltanto all’economia. Il quadro che proprio nelle scorse settimane ha tracciato il Rasff (Rapid alert system for Food and Feed), l’agenzia di sicurezza alimentare dell’Unione Europea, non è affatto tranquillizzante. Nella relazione viene segnalato come fossero stati trovati batteri in molluschi italiani, cadmio in calamari congelati che arrivavano dalla Spagna, salmonella brunei in cocktail di gamberi congelato proveniente dal Bangladesh e confezionato in Italia, infestazione da larve di nematodi in nasello congelato dalla Spagna, mercurio in filetti congelati di squalo blu e pesce spada sotto vuoto dalla Spagna. Insomma un elenco infinito di porcherie che arriva come pesce prelibato sulle tavole di tutti gli italiani.

      A preoccupare gli esperti c’è poi in particolare il pesce che arriva dal Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento per il pesce con antibiotici che in Europa è vietatissimo in quanto pericoloso per la salute.

      Ma il rischio non è soltanto quello dell’importazione. Uno dei problemi arriva dall’utilizzo massiccio di alcuni additivi chimici che i pescatori usano per “rinfrescare” il pesce: in sostanza viene passato per dare più lucentezza al prodotto non fresco. Le conseguenze sono incredibili.

      Ecco per esempio cose è accaduto al professor Gagliano Candela, tossicologo, docente universitario e consulente di decine di procure italiane. “Avevo comprato il tonno, come prodotto freschissimo, in una pescheria. Per caso ho spento la luce in cucina e il mio tonno è diventato fluorescente. L’effetto è dovuto – spiega – a un additivo che viene utilizzato per sbiancare il pesce e renderlo brillante. Il principio è lo stesso utilizzato per i detersivi delle camice, quelli che restituiscono brillantezza ai colori”. Uno degli additivi più utilizzati, nonostante sia vietato in Italia, è il cafodos. I carabinieri del Nas lo sequestrano in continuazione in tutta Italia. Non si tratta di per sé non è molto tossico. Ma può provocare danni di un certo rilievo a chi lo mangia.

      “Il pesce – spiega il professor Alberto Mantovani, tossicologo del dipartimento di Sanità alimentare e animale dell’Istituto superiore di sanità – e in particolare alcune specie come il pesce azzurro o il tonno, rilascia istamina in quantità sempre maggiori con il tempo. Mangiando quindi pesce vecchio si ingeriscono alte quantità di istamina che possono provocare un avvelenamento acuto. I rischi sono quelli di un’allergia violenta – continua – o di problemi più gravi per un certo tipo di pazienti, come per esempio i cardiopatici”. Proprio a Bari, sono finite in ospedale una decina di persone dopo aver mangiato alici al cafodos. E un’altra inchiesta è partita in seguito alla denuncia di un allergico che ha avuto una crisi per colpa di pesce azzurro ormai vecchio. Ma l’importazione selvaggia sta facendo soffrire il nostro mare?

      Sì, a credere agli esperti. La colpa è ancora una volta dei grossisti che oltre a far arrivare il pesce dalla Cina, il Vietnam o l’Indonesia, hanno cominciato ad allevarlo. Le guardie costiere hanno per esempio lanciato l’allarme per il granchio cinese, considerato forte e aggressivo, in grado di impedire la crescita degli altri crostacei e di altre varietà nell’habitat in cui si riproduce. In sostanza sta distruggendo tutte le altre specialità. Esiste poi un paradosso che sta conoscendo il popolo del Mediterraneo.

      Un terzo del pesce che viene pescato viene ucciso e ributtato in mare perché la sua commercializzazione non è considerata conveniente. “Il fenomeno è sempre più frequente” spiega Angelo Cau, docente di biologia marina all’università di Cagliari. “Pescando a 400 metri di profondità si butta in mare il 60 per cento del pescato. Pescando a 200 metri di profondità si può arrivare a buttare in mare anche più del 90 per cento del pescato. In media si spreca un terzo di tutto ciò che finisce nelle reti e quattro specie su dieci non vengono commercializzate pur avendo le carte in regole per essere vendute. “I nostri pescatori il pesce lo porterebbero volentieri a terra” osserva Ettore Ianì, presidente di Legapesca. “Ma il problema è che nessuno lo compra: costa troppo, ha dimensioni ridotte. Insomma non è concorrenziale con il prodotto importato dall’estero”. In fondo, non è poi così lontano il Mozambico.
      4. I NUMERI
      Il 17 per cento del pesce venduto nei ristoranti italiani non ha etichettatura. Il 38 per cento ha una documentazione incompleta. E, secondo la stima della Coldiretti, il 75 per cento di quello servito dai ristoranti di casa nostra non è italiano
      900mila Sono le tonnellate di pesce che vengono commercializzate ogni anno in Italia.

      231.109 Sono le tonnellate di pesce che arrivano dal mare italiano: è circa un terzo dell’intera commercializzazione.

      1.167 milioni di euro È il giro d’affari che si muove attorno al business della pesca in Italia: un terzo in esportazioni.

      13.300 Le imbarcazioni che compongono la flotta delle marinerie italiane: le acciughe sono le più pescate.

      28.542 Sono i pescatori italiani: il 61,4 per cento concentrato nelle regioni meridionali e insulari.

      8 Il pesce taroccato ha un costo sino a otto volte inferiore rispetto a quello originale.

      17 E’ la percentuale del pesce senza etichettatura venduto nei ristoranti. Il 38 per cento ha una documentazione incompleta.

      75 per cento Secondo la stima della Coldiretti, è la percentuale di pesce non italiano servito dai ristoranti di casa nostra.

    26. d’accordo con DOC

    27. Doc sai che ti dico continua a mangiare i bastoncini findus perchè di quelli parli nel tuo articolo fazioso e quelli ti meriti …filet o fish vai vai che mac donald ti aspetta

    28. L’Estate scorsa abbiamo trascorso 3 giorni ad Ustica e abbiamo avuto modo di fare delle immersioni guidate nella riserva marina…veramente un posto in cui val la pena tornare più e più volte.

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