‘Nciurie
Presumo che in ogni città d’Italia ci sia l’abitudine di appioppare soprannomi, nomignoli anche spregiativi, ma la Sicilia vanta una fantasia sconfinata nell’applicazione di quello che da noi non è un semplice soprannome. Intanto ha una denominazione ben precisa: ’nciuria. Ingiuria, con una connotazione non esattamente positiva. In secondo luogo, si trasmette di padre in figlio, quindi può attraversare generazioni e poi, ho scoperto, che non è esclusivo appannaggio dei paesi, ma vige anche in certi quartieri di Palermo. Mi sono chiesta quale fosse l’esigenza di nominare degli individui con nomi diversi da quelli propri. Forse per evitare omonimie tra membri della stessa famiglia. I greci lo facevano perché il cognome non esisteva e di solito erano epiteti esornativi, come quelli dei poemi omerici, sottolineavano cioè qualità positive (tipo Achille pie’ veloce o l’aurora dalle dita di rosa). Nella letteratura italiana, le novelle e i romanzi di Verga sono pieni di ‘nciurie. Da “I Malavoglia” alla “lupa”. Nei paesi della Sicilia, (anche la mafia li usa Bernardo Provenzano era noto come Binnu – diminuitivo di Bernardo – ‘u tratturi. Un nostro noto politico era soprannominato Totò vasa vasa, perché baciava tutti, due volte sulle guance) spesso le ‘nciurie hanno a che fare con i mestieri svolti da chi li “indossa” (zappuni, liccasarda, scorciascecchi, ruccheddu) oppure prendono in giro certe abitudini del soggetto in questione; esiste (sarà ancora vivo?) un Giovanni fadetta, detto così perché aveva l’abitudine di portare i pantaloni sciarriati con le scarpe, tanto che sembrava indossasse un vestito (fadetta appunto) poi c’è don Pino ‘ntontulo (non particolarmente dotato di acume) e conosco molti che hanno l’aria non esattamente furbissima chiamati lampamusca o ammuccalapuni. I miei nonni paterno e materno avevano rispettivamente come ‘nciurie Bittuni e Ballanu. Origine e significato misteriosi, nessuno della mia famiglia ne sa niente. Ho capito solo che io sarei Maria Bittuni. Originale quanto meno. Ma tralasciando la piega scientifico-filologica che sta prendendo quest’analisi, è sulle ‘nciurie palermitane che vorrei soffermarmi. Hanno come caratteristica la denigrazione di un difetto fisico. Continua »
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