No al crimine d’amore
Dalla notte dei tempi, poesie, canti, poemi lo esaltano come il più nobile dei sentimenti. Cresciamo nel sogno di incontrarlo un giorno, di viverlo, di donarlo. L’amore, quello vero. Quello che, se l’hai conosciuto non puoi farne a meno, quello che dà senza chiedere in cambio, che si nutre della sola consapevolezza del bene altrui. Quello che ha la forza di superare ostacoli e limiti e trasformare le difficoltà in opportunità. Quello che va oltre la superficie e mira alla bellezza, quella dell’animo. Di un animo gentile, come solo può possedere chi ama.
Perché non può essere gentile l’animo di chi, sotto il falso vessillo dell’amore, calpesta la libertà di vivere dell’altro. Altro che ieri, oggi, e forse ancora domani avrà il nome di una donna, soggetto di relazioni dai risvolti sempre più drammatici, oggetto di menti disturbate, vittima di uomini che fanno dipendere la propria vita da quella dell’amata-posseduta e ne decidono l’andamento e purtroppo anche la fine. Ma dipendenza e amore non possono andare d’accordo, se questo significa mettere a rischio il diritto alla vita di chi si ama. Amare cambia inevitabilmente le persone, ci fa innamorare non solo di un altro essere ma anche di quel nuovo io che, abbattendo le sue resistenze, decide di fare spazio nel suo mondo all’altro che ci completa e ci arricchisce. Si inizia allora a con-vivere, vivere insieme a qualcuno, condizione che non deve mai essere sostituita dal vivere per qualcuno, che è appagante finché non si percorre la strada a senso unico del vivere senza quel qualcuno. Il vuoto e il rancore che ne conseguono possono diventare così opprimenti da far perdere la rotta e seguirne una sbagliata, da distruggere e distruggersi. Rispettare la propria e l’altrui identità e stare bene con sé stessi, invece, sono la prima lezione a cui l’essere umano dovrebbe essere educato come premessa al rapporto con l’altro. Soprattutto in amore, perché non ci siano più uomini che scelgono la forza, fisica e/o psicologica, per trattenere a sé le donne amate, né donne che accettano incondizionatamente gli umori e le prerogative di chi hanno accanto.
Rifiuto di chiamarlo amore questo spregiudicato sentimento che lede la dignità e l’inviolabilità di chi si pretende d’amare. L’amore non è pretesa dell’altro, ma deve coincidere con l’umiltà di saper dare spazio e conferire rispetto all’altro. È avere il coraggio di fare un passo indietro, quando i fili si spezzano e non si possono ricucire. È avere la forza di pensare al bene dell’altro prima che al proprio, anche se ciò implica allontanarsi dal percorso vissuto insieme, perché a unire due amanti non è un rapporto di possesso unilaterale, ma di libera e reciproca condivisione di un sentimento.
La realtà continua a mostrarci prepotentemente donne amanti o amate ferite nel corpo e nell’anima, ci presenta una cultura della violenza che miete ingiustamente vite e sogni come quelli di Carmela, ennesima e probabilmente non ultima vittima di una carneficina ammantata di irrazionale amore. Ma non abbiamo più bisogno di sangue versato e capri espiatori che ci testimonino la violenza e l’odio perverso di cui sono capaci certe menti. Dobbiamo piuttosto trovare il coraggio di denunciare, senza pudore alcuno, questo sentimento quando assume connotati non sani e minaccia la capacità di autodeterminarci. Opponiamoci al crimine d’amore. Eliminiamo tutte le bugie e le giustificazioni che lo circondano. Cancelliamo le belle favole. Ricostruiamo le nostre basi affettive, rieduchiamoci a voler bene. Gridiamo con prepotenza che non è amore stroncare la vita altrui, non è amore non accettare che può finire, non è amore soffocare, inseguire, picchiare, prevaricare, violare, asservire. Non lo è la paura instillata in chi da amato diventa vittima. Non lo è violare la libertà di agire dell’altro. Non lo è il sangue che macchia le mani di chi uccide.
Leviamo con coraggio questo grido non-violento contro la violenza: che sia un monito a responsabilizzare l’amore e a renderlo sinonimo di libertà e verità. Se queste condizioni vengono altrimenti violate, si offende ciò ci è stata donato e che nessuno ha il diritto di toglierci: la vita.
Bello il post.
Peccato per il titolo, è proprio sbagliato chiamare “crimini d’amore” queste vigliaccherie.
Stessa idea di Ivan.
L’animo gentile e introspettivo di chi lo ha scritto le impedisce di andar giu’ con i giudizi.
Bisogna dirlo:c’e’ da rieducare certe persone , le loro famiglie intere, la societa’ intera a certi comportamenti e valori.
Sin da piccoli , le famiglie ,genitori come canne al vento in balia dei figli.Qualsiasi cosa va bene, ogni capriccio lasciato passare ed ecco qua il risultato:la stupidita’ del muscolo e della forza senza cervello ne’ cuore che si avventa su una indifesa creatura femminile :Bravo! Che uomo! E non c’e’ nemmeno la possibile e comunque ingiustificabile scusante del ” mi son partiti quei colpi in preda a un raptus).Il tutto e’ stato fatto CON SCIENTIFICA ORGANIZZAZIONE,portandosi coltello d a casa, trovando orari e appuntamento.Il maschilismo impera ancora.Suggerirei a ciascuno di rileggere piu’ volte le parole dell’autrice,in questo caso non da commentare ma da assumere nel nostro patrimonio culturale ed emozionale.
e si carissima Rosi….hai deciso di trattare un tema che in questi giorni e purtroppo da parecchi anni è alla ribalta di tutte le cronache e che ci lascia ogni volta di più attoniti,sgomenti e increduli. Eppure l’incredulità, che tende a provocare in noi stessi un distacco da questi abomini è fortemente fuorviante e non permette che possa essere trovata una soluzione a questo femminicidio. Si tratta di un amore malato. Malato perchè nasce da una solitudine e un disagio profondo dell’ individuo che diventerà carnefice. viviamo in una società malata sola disperata e insoddisfatta e da questi drammi sociali che si innalzano prepotenti cumuli di amori insani che fanno dello pseudo amato una vittima,una vittima che paradossalmente rappresenta il carnefice che vuole uccidere se stesso ma per naturale autodifesa getta sopra la vittima tutte le proprie frustazioni e la uccide pensando di farla finita con ogni tipo di rifiuto. Si perchè sono uomini rifiutati a compiere questi gesti mostruosi. episodi del genere metto in luce la ferocia umana e la necessita sempre piu contingente di una riabilitazione sentimentale attraverso lo stare con gli altri e una analisi veritiera della stessa natura sentimentale. questi episodi sono e saranno e dovranno essere sempre condannabili e condannati. carissima Rosi della tua nozione di amore io ne so qualcosa e sai che la penso come te in pieno e mi complimento perchè non è facile dare sfogo alle proprie opinioni su temi cosi scottanti dopo fatti del genere. l amore è un sentimento bellissimo se vissuto con libertà e verità ma queste condizioni sono piegate ad un’altra ancora più grande condizione che l’amore sia corrisposto.
L’autrice ha scritto: “Leviamo con coraggio questo grido non-violento contro la violenza: che sia un monito a responsabilizzare l’amore”. Ma leviamo anche un monito alle vittime di queste violenze psicologiche e fisiche, che parlino, che denuncino, che chiedano aiuto consapevoli del fatto che prevenire è meglio che curare, sopravvalutare un pericolo è meglio che sottovalutarlo. Leviamo inoltre un prepotente monito alle istituzioni perchè siano concretamente più presenti, approvando decreti mirati, promuovendo la crescita e lo sviluppo di un’efficace rete di enti e associazioni di assistenza, impartendo la giusta condanna ai colpevoli. Che non si resti da soli, abbandonati a se stessi, in balìa dell’insanità mentale altrui. Quanto al titolo, non lo trovo sbagliato, penso che “crimine d’amore” sia un’espressione per così dire “di comodo”, “convenzionale” per identificare immediatamente l’ambito, l’argomento di cui si sta trattando. Se avessi letto un titolo del tipo “no alla vigliaccherie” avrebbe potuto significare la qualsiasi. Del resto esiste anche una trasmissione televisiva che porta il titolo di “amore criminale” e mi sembra che la stessa autrice con le sue riflessioni lasci ampiamente intendere che questi crimini hanno a che fare con qualcosa di assai diverso e distante dal sentimento dell’amore.
Ciò che hai scritto è molto bello. La recente vicenda di Carmela mi ha veramente sconvolto, anche perchè poteva capitare ad ognuno di noi, genitori. Non nascondo che ho sentito la necessità di parlarne in famiglia e soprattutto con mio figlio (ha 16 anni). Non riesco neanche lontanamente a immaginare cosa stiano vivendo i genitori di Carmela e quali potranno essere le motivazioni che gli consentiranno di riprendersi. A loro, formulo le mie più sincere condoglianze con l’augurio che la vita gli conceda ancora tante occasioni di serenità e, perchè no, di felicità.