(Ancora) “palermitanesimi”/1
C’è poco da fare, non basta una vita intera vissuta a Palermo per abituarsi fino in fondo. Per assimilare certe caratteristiche dell’agire del palermitano – assumendosi tutti i rischi dell’usare la locuzione “agire del palermitano” –, di certe forme (o formalismi) inevitabili, che ben conosciamo eppure riscopriamo ogni giorno.
Io li chiamo “palermitanesimi”, anche qui assumendomi il rischio della generalizzazione e del cliché. Che il discorso sul palermitanesimo sia uno dei temi preferiti del palermitano (appunto), lo testimoniano anche le pagine del “blog di Palermo” – non son in fondo palermitanesimi i matti di Alajmo, le umanità dense e spesse di Enia?
Ora, a volte penso che il discorso sul palermitanesimo abbia anche un po’ stancato, con il suo aggirarsi incerto tra bonaria indulgenza e certificazione dell’irredimibilità, tra sorriso assolutore e attestazione dell’impossibilità al cambiamento. Continua »
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