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sabato 23 nov
  • Trattativa Stato-Cosa nostra: a giudizio tutti gli imputati

    Sono stati rinviati a giudizio per tutti gli imputati del procedimento sulla presunta trattativa Stato-Cosa nostra.

    Il processo prenderà il via il prossimo 27 maggio prossimo davanti alla Corte d’assise di Palermo.

    L’accusa è attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, giudiziario o amministrativo dello Stato, aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra e saranno processati Salvaore Riina, Leoluca Bagarella e Nino Cinà, l’ex pentito Giovanni Brusca, gli ex generali del Ros dei Carabinieri Antonio Subranni e Mario Mori, l’ex colonnello Giuseppe De Donno e il senatore del PdL Marcello Dell’Utri. L’ex presidente del Senato ed ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, sarà processato solo per falsa testimonianza e il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, Massimo, è accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia. L’ex ministro Dc Calogero Mannino aveva chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato. Il procedimento per Bernardo Provenzano è sospeso per le sue condizioni di salute.

    Palermo
  • 4 commenti a “Trattativa Stato-Cosa nostra: a giudizio tutti gli imputati”

    1. “…Nicola Mancino, sarà processato solo per falsa testimonianza…”
      altre ipotesi di reato non le sapremo mai…
      ha avuto la fortuna di essere intercettato mentre parlava con la persona giusta

    2. Nella videointervista Salvatore Borsellino ripete senza modifiche le sue accuse. La ricostruzione dei fatti si ricava dall’interrogatorio che Gaspare Mutolo rese il 21 febbraio del 1996 nell’aula del processo celebrato a Caltanissetta per la strage di via D’Amelio. Senonchè Salvatore Borsellino cita sempre, e anche nel video riportato oggi dal Corriere.it, una sola parte di quella testimonianza, in cui il magistrato dice al pentito che deve allontanarsi per andare al Viminale. Sono in possesso delle pagine processuali. Sono un po’ lunghe. Cito, perciò, dal volume «L’agenda rossa di Paolo Borsellino», di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, ed. Chiarelettere, pag. 146. «Sai, Gaspare, debbo smettere perché mi ha telefonato il ministro, ma…manco una mezz’oretta e vengo». Salvatore Borsellino cita continuamente questa frase, ma mai ricorda quel che Paolo Borsellino disse allo stesso Mutolo al suo ritorno dal Viminale. Se proseguiamo nella lettura de «L’agenda rossa», nella stessa pagina 146, possiamo leggere il seguito del racconto di Mutolo: «Quindi (Paolo Borsellino) manca qualche ora, quaranta minuti, cioè all’incirca un’ora, e mi ricordo che quando è venuto, è venuto tutto arrabbiato, agitato, preoccupato, ma che addirittura fumava così distrattamente che aveva due sigarette in mano. Io, insomma, non sapendo che cosa (…) Dottore, ma che cosa ha? E lui, molto preoccupato e serio, mi fa che viceversa del ministro, si è incontrato con il dott. Parisi e il dott. Contrada…»

    3. LA LETTERA AL CORRIERE DELLA SERA E’ MOLTO PIU GRAVE DELLA FALSA TESTIMONIANZA.
      IN ESSA NICOLA MANCINO CONFERMA PER ISCRITTO DI AVER TELEFONATO A PAOLO BORSELLINO MENTRE QUESTI – PAOLO BORSELLINO – STAVA ASCOLTANDO LE RIVELAZIONI DI GASPARE MUTOLO IL QUALE COMINCIAVA A PARLARE DI BRUNO CONTRATA.
      QUESTO E’ QUANTOMENO INTRALCIO ALLA GIUSTIZIA INFATTI QUELLA DEPOSIZIONE NON FU MAI VERBALIZZATA.
      ALTRO CHE SEMPLICE FALSA TESTIMONIANZA !
      PER FORTUNA LA CASSAZIONE HA BLOCCATO LA DISTRUZIONE DELLE TELEFONATE CON GIORGIO NAPOLITANO.

    4. Pereira50 ti invito a non utilizzare così il maiuscolo (equivale a urlare). Grazie.

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