Per favore, spiega a mia madre cosa significa fare il pubblicitario
«Ma di preciso di cosa ti occupi? Qual è la tua professione?». Questa domanda è stata fatta più volte da mia madre, e ancora adesso non ha compreso la risposta. Come d’altronde l’hanno fatta i parenti, gli amici e i conoscenti. A te, è stata mai fatta una domanda di questo tipo? Se la risposta è sì, e chi te l’ha posta è rimasto perplesso dopo averglielo spiegato, probabilmente studi o lavori nel mio campo. In caso contrario, è meglio fare un passo indietro e spiegarti bene il disagio in cui mi trovo.
Tutti noi sappiamo di cosa si occupano il medico, l’avvocato, il commercialista; molti sanno cosa fanno il biologo, l’ingegnere gestionale, l’agrario. Ma quanti sanno cosa significa fare il comunicatore o il pubblicitario? Bene, io ho studiato e lavorato in questi campi e, credimi, mi è veramente difficile riuscire a far comprendere a chi non lo è le mansioni di cui mi occupo. Provo un senso di imbarazzo e di incomprensione ogni volta, ma non posso biasimare queste persone: questi lavori sono poco considerati, se non visti con un certo disinteresse.
Finora, nessuno è riuscito del tutto a capire. Alcuni miei amici hanno risposto con affermazioni esilaranti: «Quindi tu metti i cartelloni pubblicitari per le strade?». Come detto, persino mia madre: è convinta che io faccia il giornalista! (a proposito: mamma, anche se il giornalista è un laureato in Scienze della Comunicazione, il pubblicitario non scrive articoli per i giornali!) Altri pensano che faccia il venditore o, cosa più comune, il grafico: sebbene sia un lavoro affine, non è proprio lo stesso mestiere. D’altronde, molti miei colleghi universitari venivano da una scuola per grafici e, al primo anno, pensavano che il corso di laurea fosse un corso di grafica o, comunque, nel cui piano di studi ci fossero materie relative alla grafica pubblicitaria. Ma in realtà non era così. A dire il vero, neanch’io quando mi sono iscritto all’Università di Palermo avevo ben capito cosa significasse fare il mestiere del pubblicitario, e per tutto il primo anno, non lo avevo compreso chiaramente, complice anche il piano di studi abbastanza generico.
Allora, perché mi sono iscritto? Mi ha sempre affascinato il mondo della pubblicità, e volevo fare qualcosa di differente dai soliti lavori. Col tempo ho imparato ad amare questa professione, e mi sono reso conto di poterla esercitare a Palermo, anche se, più di ogni altra parte, la pubblicità e la comunicazione sono mal visti e c’è poca cultura a riguardo. Un esempio? Basta guardare gli spot, se così possiamo chiamarli, in onda sulle reti televisive locali: tutte simili e costruite con sufficienza e scarso impegno. Il messaggio pubblicitario viene realizzato come se fosse sufficiente farla per essere conosciuti. Oppure tutta la massa di venditori, promoter, operatori di call center ingaggiati al solo scopo di promuovere i propri prodotti e servizi, nel tentativo di ingannare la gente. In realtà, in questa città si percepiscono la comunicazione e la pubblicità come delle attività negative, dei fastidi o delle seccature con cui non vogliamo avere niente a che fare e con cui non vogliamo perdere tempo, e d’altra parte chi deve fare comunicazione e pubblicità li vede come un costo o un spreco di denaro: questo porta al motivo per cui vediamo in televisione o per strada pubblicità fatte in modo mediocre. Non è questo il lavoro del comunicatore.
Il suo lavoro è quello di costruire un dialogo positivo tra aziende e clienti attraverso varie tecniche, di cui la pubblicità è sicuramente l’attività più conosciuta, ma non l’unica. Nel suo significato originale, la comunicazione è un’insieme di processi che permette ad un emittente di trasmettere un messaggio ad un destinatario. Semplificando, il comunicatore interviene nel mezzo dei processi, e nello specifico nel messaggio, utilizzando delle tecniche per consentire al destinatario di comprendere il messaggio e di convincerlo a provare/utilizzare/acquistare un prodotto o servizio. Riguarda in parte i venditori, i promoter e i call center: questi sono le ultime utili – per me inutili – leve con cui convincere le persone, leve obsolete mancanti di creatività, elemento fondamentale per fare comunicazione. E noi palermitani usiamo ed abusiamo di queste leve obsolete. Se noi, comunicatori ma anche aziende, imprenditori, “markettari”, non cambiamo le nostre modalità di approccio alle persone, difficilmente ci scrolleremo di dosso quella etichetta di “venditori di fumo”, oltre che di ingannatori e truffatori della gente cui sono abituato sentir dire. E a quel punto potrai spiegare a mia madre cosa significhi realmente fare il pubblicitario.
Mia madre mi crede pianista in un bordello…
scusa ti occupi di comunicazione e non riesci a spiegare a tua madre cosa fai per campare ? La prossima volta puoi dire che sei un ex G_E_S_I_P, le persone continueranno a non capire quale sia realmente il tuo lavoro………. 🙂
Io credo che Dario sia un pubblicitario molto intelligente e bravo.
Questo post lo dimostra.
😉
Benvenuto nel mio mondo! Dovremmo creare dei gruppi di ascolto:” salve, mi chiamo Paola, sono un pubblicitario” 🙂
Scherzi a parte hai centrato il problema, non dipende dal tuo genitore o dal mio, ma in una città che disconosce il valore della comunicazione e tende all’urlo piuttosto che al messaggio.. Resisti: non sei solo! 🙂
suggerisco di leggere la biografia di Jacques Seguelà : “Per favore non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei mi crede pianista in un bordello!”
@FedericoII non sarebbe male come idea, peccato non abbia gli stessi vantaggi di un dipendente Gesip 🙂
Grazie mille Ivan! 😀
@Paola hai ragione, devo resistere, dobbiamo resistere: dobbiamo provare a cambiare la mentalità di questa città (chiederò troppo?)
…..Il suo lavoro è quello di costruire un dialogo positivo tra aziende e clienti attraverso varie tecniche”
a me pare che la più usata sia “a pigghita pi fissa!!”
Io faccio il pusher di aspirina. Mia madre pero’ non lo sa…
ciao,fra poco mi diplomo e mi piacerebbe intraprendere un percorso di studi finalizzato a diventare pubblicitaria! mi potresti dire quale percorso di studi hai seguito qui a palermo?