“Future Umanità” a Palermo
Durante il Festino di Santa Rosalia, tra la folla, la gente si tiene per mano. Per non perdersi. Per camminare insieme. Non so spiegarne il motivo, ma è questa immagine che mi è venuta in mente quando ho cominciato a scrivere il blog “Future Umanità”. In un momento di crisi si tende a stare immobili. Poi c’è qualcuno che ti prende la mano e ti fa rimettere in cammino. È successo a me, quando ho cominciato a chiedermi cosa avrei voluto scrivere sul mio blog dedicato a chi “fa il futuro”. Per giorni ho camminato. Cercando coincidenze, segnali che mi potessero dare un indizio. «Cosa sto cercando?» mi chiedevo. Ragionavo su un’idea di futuro. La prima cosa che mi veniva in mente era il momento di crisi in cui siamo immersi. E questo mi rendeva immobile. Poi ho pensato a tutte le volte in cui mi sono trovata immobile, ed era sempre per lo stesso motivo: vivevo nella nostalgia del passato e nel terrore per il futuro. Così il mio presente scompariva. Allora mi sono messa in cammino. Ed è successo che piano piano quel “non so niente” si è trasformato. Da un lamento è diventato uno stimolo, poi una soluzione. Il segreto è stato non sapere nulla. Dimenticare ogni cosa. E immergermi nelle storie che ho incontrato, cercando nelle parole e nelle visioni degli altri. Ho incontrato molte persone che il futuro stanno provando a farlo, dedicando ogni loro azione a una “visione del mondo” che portano avanti con passione e tenacia.
Ogni storia lascia un’impronta dietro di sé e genera percorsi. Inizia con un’idea e finisce con un desiderio. Ogni idea è il primo passo, il primo incontro tra mani. Raccontarle può contribuire a comprendere l’esistente e magari a migliorarlo. Ogni desiderio è ciò che manca a quella storia per realizzare pienamente la propria visione. Come quando cade una stella o quando qualcuno spegne le candeline della sua torta: sogni che però qui non restano chiusi nella mente di chi li esprime. Perché la gente che ho intervistato ha alzato per un istante il volume dei suoi pensieri. Parole, speranze, pensieri, tutti intimi, alcuni mai detti prima, regalati a me, regalati a tutti senza paura e con coraggio. Immagino queste storie come un’unica storia, in cui i protagonisti sono legati da un filo sottile: tutti credono nelle idee e nella loro capacità di cambiare il mondo. Credono che nel passato, nella natura, ci siano tutti i segreti per vivere un futuro migliore, soprattutto se si potenzia il passato attraverso le nuove conoscenze. Credono che condividendo e facendo squadra si possano rendere più efficaci le proprie passioni. Credono tutti che bisogna guardare il mondo con gli occhi dei bambini, che non hanno paura del futuro e si buttano nei loro progetti con purezza. Come Claudia, che a nove anni ha immaginato un prodigio e l’ha realizzato o Jean Philippe che a soli quattro anni ha capito cosa la musica era capace di fare. Davide che insegna come inventare il futuro attraverso la scoperta dell’esistente. Filippo che ritornando agli antichi grani siciliani ha fatto rinascere un mondo. Daniela che ha deciso di far conoscere ai bambini del suo quartiere l’orizzonte, per superarlo.
Sarebbe bello che queste storie non durassero solo per il tempo del Festino ma generassero dibattiti, interazioni, altre storie.
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