“Report Sicilia”: occupati tornati ai valori del 1995 e imprese chiuse
Secondo il trentanovesimo Report Sicilia, indagine semestrale realizzata da Diste e Fondazione Curella il numero degli occupati in Sicilia, nel primo trimestre 2013, ha toccato il livello più basso degli ultimi diciassette anni con un milione 345 mila unità. Si era fatto peggio nel 1995 con un milione 339 mila unità.
Le previsioni non sono affatto buone: nel 2013 il prodotto interno lordo dovrebbe registrare nell’Isola una flessione prossima al 3%, contro un dato nazionale che si attesta al -1,9% Il livello del PIL regionale a prezzi costanti tornerà quindi indietro di circa sedici anni e quello nazionale di quasi quattordici.
Complessivamente l’economia siciliana ha mantenuto nel primo semestre 2013 un profilo depressivo più inclinato rispetto alla media nazionale, pressoché conforme all’andamento cedente dell’anno passato. I risultati sembrano tracciare ulteriori avvitamenti della domanda e della produzione. I consumi hanno continuato a contrarsi per la forte erosione del potere d’acquisto, dovuta alla flessione dell’occupazione che permane da più di sette anni e al rincaro dei prezzi e delle tariffe, oltre che agli effetti deleteri della politica di rigore in atto dall’estate di due anni fa sino allo scorso inverno. Anche per le imprese locali il semestre è stato difficile, comportando una revisione al ribasso dei già modesti piani d’investimento, con il conseguente calo della domanda di finanziamenti coinciso con la selettività dei criteri di fido.
È proseguito il processo di selezione e assottigliamento della base produttiva, collegato oltre che ai default delle imprese più fragili, alle liquidazioni di società in bonis (quindi senza precedenti procedure concorsuali) che hanno deciso liberamente di cessare l’attività per mancanza di prospettive di profitto. Le procedure fallimentari sono aumentate in misura rilevante in Sicilia, con un tasso (+18%) tra i più elevati del Mezzogiorno.
In base ai dati del registro delle imprese delle Camere di Commercio, la tendenza al ridimensionamento della base produttiva iniziata quattro anni fa è proseguita senza soste. Il numero delle imprese attive a fine marzo 2013 si è aggirato attorno a 374.800 unità, denunciando l’abbandono in dodici mesi di 2.750 imprese (-0,7%). Nell’ultimo quinquennio, quindi rispetto a marzo 2008, il numero delle imprese che in Sicilia hanno chiuso i battenti e lasciato il mercato è salito a 20.284 unità produttive (-5,1%). La gravità del fenomeno può essere compresa maggiormente considerando che nello stesso tempo le imprese attive sul territorio nazionale hanno subito un ridimensionamento di 19.784 unità, con una flessione dello 0,4%.
Per le aziende che hanno resistito ai contraccolpi della crisi e si trovano a fronteggiare una riduzione della redditività e rarefazione della liquidità, sono aumentati i ritardi nei pagamenti delle transazioni. I dati dell’Osservatorio sui protesti e i pagamenti delle imprese indicano, per il primo trimestre 2013, una dilatazione dei tempi medi di corresponsione. In Sicilia si attestano a 36 giorni (15 giorni in più del dato nazionale).
D’accordo che la Sicilia e’ circondata dal mare, ma avere un’economia da gambero non e’ proprio il massimo. Tristezza.
36 giorni? Magari! 😀