Ma dove sono gli imprenditori palermitani?
Come è noto, la Sicilia è quasi sempre stata considerata terra di conquista, buona soltanto per sfruttare le innumerevoli ricchezze che il suo territorio offre.
Chi, venuto da fuori, ha potuto disporre di posizioni di potere (favorito in questo da soggetti locali interessati unicamente a sfruttare la situazione), ha sempre però agito pensando unicamente al proprio tornaconto personale, senza mai curarsi di creare le condizioni necessarie per favorire una effettiva crescita economica del territorio nel quale operava.
Troppo spesso la funzione dell’imprenditore è stata ridotta a quella di chi offre posti di lavoro (banalizzazione che purtroppo continua ancora oggi), troppo spesso si è ritenuto che l’agire dell’imprenditore dovesse essere spinto unicamente dalla naturale ricerca del profitto.
Come è altrettanto noto, i siciliani hanno sempre preferito attribuire a fattori esterni l’origine dei loro mali, primo tra tutti quello di una situazione economica da estrema periferia.
A conferma di come sia attuale parlare ancora oggi di “Sicilia, terra di conquista”, noto come in questi ultimi anni la terra dove un tempo pascolavano le vacche e le pecore sacre al Sole sembri essere diventata terra di conquista soprattutto di imprenditori del Nord d’Italia, in particolare di quelli del Nord-Est.
E questo non solo nell’ambiente del calcio, dove da ben 11 anni il signor Maurizio Zamparini si trova alla guida del Palermo (come mai la città di Palermo non ha più espresso un nuovo Renzo Barbera?), ma anche in quello della viticoltura di qualità (con nomi quali quelli delle famiglie Marzotto e Zonin, quest’ultima un tempo associata al Tavernello, certamente non un vino di grande qualità), in quello bancario (Banca Nuova) e, per finire, in quello della gastronomia, con la famiglia Feltrinelli che ha recentemente salvato un’azienda espressione della più tipica realtà palermitana come l’Antica Focacceria San Francesco.
Le ingenti risorse pubbliche intermediate dalla politica hanno esercitato una concorrenza sleale verso la nascita di un ambiente favorevole alla cultura del rischio e dell’impresa generando solo imprese fittizie e parassitarie che stanno venendo meno con l’esaurirsi del finanziamento pubblico. Uno dei pochi aspetti positivi della crisi in corso è quello che l’impresa vera tornerà ad essere l’unico mezzo per creare reddito ed occupazione. Poiché non si diventa imprenditori dall’oggi al domani (Catania è invece avvantaggiata) personalmente favorirei in tutti i modi l’insediamento di investitori esterni. Il meglio in Sicilia è sempre venuto da fuori.
Che il meglio in Sicilia sia sempre venuto da fuori te lo devo contestare.