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  • Che cosa sono gli Open Data e perché sono importanti

    Abito a Palermo. Sono impiegato in un panificio. La mia casa dista dall’ufficio circa 7 km. Prendere l’auto non se ne parla, la motocicletta non ce l’ho (e per la verità non ho neanche i soldi per l’assicurazione), la bicicletta è un ottimo mezzo, ma a volte con il caldo torrido o con la pioggia risulta un po’ scomodo. Poco distante dalla mia abitazione ci sono un paio di fermate di bus. Ma, che ve lo dico a fare, non c’è una volta che l’autobus rispetti un orario. Ogni volta, con i miei compagni di viaggio, ci troviamo a dover fare una scelta: aspettiamo oppure proviamo a tentare la sorte presso un’altra fermata…

    Abito a Palermo. Amo la mia città, mi sono laureata a Torino e, comunque, mi maledico ogni volta che ho deciso di tornare. Lavoro nel campo del marketing turistico. In questo settore la concorrenza è spietata… e, spesso si tratta di una concorrenza che prescinde dalla meritocrazia. Ho sudato per prendere un paio di commesse. Una Società che gestisce una catena di case vacanze mi ha chiesto di effettuare una analisi dei siti turistici di Palermo e valutarne i relativi afflussi. Fossi riuscita a cavare un dato dalla Camera di Commercio o dal Comune. E adesso che cosa scrivo? Mi baso su dati vecchi o invento?

    Abito a Ficarazzi. Non ho uno straccio di lavoro sicuro e neanche una fidanzata. E che sia maledetto quando ho deciso di fare quel corso di informatica. Mi arrangio lavorando in un negozio in cui riparano computer, cellulari e macchine del caffè. E il meglio che questa città mi può offrire. Però ci so fare ed è per questo che il titolare mi ha affidato il compito di realizzare il programma di fatturazione del negozio (dato che quello spilorcio non vuole uscire un euro per comprarne uno). Mi avevano detto che l’informatica era il mestiere del futuro. Ma dove? Non qui in Sicilia… Se mi gira realizzo un’app per telefonino e divento ricco…

    Ogni volta che penso a questa faccenda degli Open Data mi viene in mente il film A beautiful mind quando Russel Crowe, che veste i panni del premio Nobel John Forbes Nash jr., vede il mondo circostante come una serie di formule matematiche. Già perché i dati, queste magnifiche scatole grigie, (per dirla con Tim Berners Lee, uno dei padri del web – guardatevi questo splendido TED Talk) sono attorno a tutti noi e, volenti o nolenti, condizionano la nostra vita nelle faccende quotidiane, ma anche nel lavoro, nell’informazione o nel divertimento.
    Andare in ufficio, effettuare una ricerca, inventarsi un lavoro: abbiamo bisogno di dati. Questi, in genere, ci vengono forniti – se ci vengono forniti – già belli ed impacchettati.
    Pensate al navigatore che avete sul vostro smartphone: si basa su dati cartografici raccolti e riprodotti su di una mappa digitale.
    Il più grande detentore dei dati è la Pubblica Amministrazione.
    Avere dei dati corretti, aggiornati, leggibili, rappresenta, infatti, un buon punto di partenza per avere una amministrazione efficiente.
    Il nostro panettiere, ad esempio, potrebbe scaricare una applicazione sul proprio cellulare che lo informa su quale autobus sta passando. La ragazza che si occupa di marketing turistico potrebbe competere, a partire dalle proprie idee, con altre realtà che hanno maggiori disponibilità economiche, ma meno creative. Il nostro amico di Ficarazzi, forse non diventerebbe ricco, ma avrebbe un’opportunità.
    In una società dove tutti cerchiamo gli sconti migliori, film e musica da scaricare più o meno legalmente, applicazioni e giochi da installare gratuitamente, non ci accorgiamo che oggi è un nostro diritto pretendere che l’Amministrazione Pubblica metta a disposizione della collettività quello che è un patrimonio inestimabile in termini di conoscenza, produttività ed opportunità.
    L’8 di ottobre, insieme ad Andrea, Ciro, Davide, Giulio, Francesco, Marco, abbiamo provato a stimolare l’Amministrazione consegnando al Comune di Palermo il frutto di un lavoro che dura da alcuni mesi: le Linee Guida in materia di dati aperti. Si tratta di un protocollo dettagliato che il Comune dovrebbe adottare presto, a partire dal quale cominciare a produrre e pubblicare dati di qualità ed aggiornati. Uno strumento formale e sostanziale che, una volta approvato, dovrebbe provocare la naturale “evoluzione” della sezione dedicata del sito web del Comune, ferma al 23 febbraio 2013. Adesso aspettiamo che i nostri amministratori comincino ad attivarsi. Ma soprattutto aspettiamo che i cittadini di Palermo aprano gli occhi su un tema apparentemente distante e di poca importanza.
    Perché – come leggete nell’ottimo Open Data handbook – gli Open Data stanno già creando valore, nel mondo ed in molte città italiane, in tantissime aree, ad esempio: trasparenza e controllo democratico, partecipazione, miglioramento o creazione di prodotti e servizi privati, innovazione, miglioramento dell’efficienza dei servizi pubblici, misurazione dell’impatto delle politiche pubbliche.
    Perché i dati aperti della Pubblica Amministrazione sono gratuiti e questo nostro diritto non ha prezzo.
    Perché il nostro futuro non è in un nuovo centro commerciale o nei saldi di fine stagione, ovvero in un cellulare di ultima generazione o in un piano tariffario conveniente.
    Il nostro futuro è nelle nostre mani, nella nostra conoscenza e nelle nostre menti.

    Sitografia.

    Ospiti
  • 7 commenti a “Che cosa sono gli Open Data e perché sono importanti”

    1. Giusto!

    2. io sono come l’impiegato del panificio…vorrei sapere quando arriva l’autobus!!!

    3. Siete sicuri che qui al sud l’amministrazione voglia proprio questo? Che Angela sappia quando arriva l’autobus o quando gli autocompattatori passano a pulire quella strada o che i servizi funzionino bene etc etc? Se dovesse accadere una cosa del genere da dove se li mangiano poi i soldi? I closed data creano una politica clientelare. Non molleranno facilmente l’osso. Fino a quando la maggioranza dei sudditi continuerà a votare politici parassiti che puntano alla politica per acquisire potere non saremo ne America ne Inghilterra ahinoi

    4. Ciao Gerlando, data statistico non posso che essere d’accordo con te: una buona base dati e’ elemento imprescindibile per avviare un processo di valutazione. Ma proprio su questo vorrei soffermare la tua attenzione, infatti se ben, vedi ci sono alcuni campi della conoscenza dove siamo sommersi di dati ma questo non ha alcun impatto sui processi di valutazione perché mancano le competenze per saperli leggere e interpretare.
      Questo è uno dei tanti motivi per i quali l’istat, ogni volta che emette un comunicato con una nuova serie, allega una piccola descrizione per aiutare l’utente meno skillato alla comprensione. L’istat stesso ha organizzato seminari per i giornalisti rivolti alla lettura dei dati perché troppo spesso vi era una reale incapacità a comprendere quello che il dato stava “suggerendo”. Insomma i dati sono informazioni e l’informazione deve essere anche gestita altrimenti si rischia leggere la realtà in maniera diversa da quella che realmente è. Un abbraccio

    5. @Smashkins: al di là dei “sentito dire”, il comune sta facendo degli sforzi per aprire dei dataset. Prendiamone atto.

      @Dario Corso: Secondo me la necessità di interpretare il dato, creando informazione, può aprire un mercato si soluzioni apposite.

    6. no, skillato no! Non si può sentire (o leggere)!!!!!

    7. l’UbiBus team, sta partecipando ad un concorso per idee innovative con un progetto che trova campo di applicazione, e soprattutto si alimenta, attraverso gli Open Data nell’ambito della mobilità.
      Questo giovedì partiremo alla volta di Roma per partecipare alla seconda conferenza sull’ OpenGeoData dal titolo “Istruzioni per il RI-uso”. Durante i lavori pomeridiani si svolgerà un interessante seminario sugli OpenGeoData a servizio della Pubblica amministrazione.
      Per maggiori informazioni visita http://www.ubibus.it

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