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venerdì 22 nov
  • Crocetta: 31 e…46

    Ed alla fine giunse il momento che le parole diventarono fatti. Il giorno che diventò presidente della Regione, Rosario Crocetta, proprio un anno fa, aveva immaginato contrasti e difficoltà, alti e bassi, disordini ed insicurezze. Aveva messo in conto tradimenti e delusioni, forse persino di sbagliare, cosa non del tutto scontata per la sua concezione, di sé, adeguatamente piena.

    Aveva immaginato la diffidenza di certi mondi e messo in conto la prudenza da usare verso altri.

    Sapeva che non avrebbe rischiato dalla sua postazione un destino di indifferenza e neanche di disattenzione. Anzi la consapevolezza del riguardo che il siciliano riserva al potente, deve averlo persino messo in agitazione. Almeno per un minuto.
    Ieri che all ‘Ars, si è discussa la mozione di sfiducia nei suoi confronti, tutto questo è diventato un numero, la sintesi più chiara e neutra che ci possa essere.

    Il caso ha voluto che, a metterlo in discussione, con un aut aut, quasi senza precedenti, fossero “i grillini”, celebrati troppo in fretta dallo stesso Crocetta che per una strana asincronia dei sui tempi, “grillino”non ha fatto in tempo ad esserlo.

    Crocetta sa che nelle rivoluzioni «le opinioni si appoggiano sulle baionette», per dirla con Napoleone, ma quando inizia la seduta non ha certo l’aria del condannato.

    Né era disposto a mettersi comodo come bersaglio. Ai giornalisti che incontra, prima della seduta, parla del disegno di semplificazione amministrativa e dei precari, mostrandosi perplesso circa il fatto che sia stato il popolo ad eleggerlo e possa essere il Parlamento a mandarlo a casa.

    Nel suo intervento di un’ora e venti minuti convincerebbe chiunque.

    In questo consiste la sua “diabolica” somiglianza al vero. Nell’incertezza gli credi sempre.

    Alla fine dopo quasi nove ore di “teatro”, nel senso più alto del termine, la scena contiene due numeri, 31, favorevoli alla mozione e 46, contrari.

    Cala il sipario. E si va avanti.

    Ospiti
  • Un commento a “Crocetta: 31 e…46”

    1. L’unica cosa capace che un palermitano sa fare bene e’ solo lamentarsi in silenzio, quel silenzio comunitario che per anni ci continua a lacerare senza la possibilita’ di essere sinceri con noi stessi.

      Palermo fa schifo, il palermitano come mentalita’ fa schifo, lo stesso che si fa comprare per un chilo di pasta, vedi le ultime indagini.

      Siamo molto lontani per innovare Palermo. Comunque bel pezzo Giuseppe.

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