La marcia in più dei palermitani (raccontata da Shanghai)
Ritorno in questo momento da un’incontro con il direttore generale di una grande azienda con sede a Palermo a cui ho posto un quesito che mi frulla in testa da un po’: «Ma l’essere palermitani è un valore aggiunto all’estero?».
La risposta è sempre la stessa: «Certo che sì. Noi palermitani abbiamo una marcia in più rispetto a tutti gli altri».
«Perché?». È la domanda che sono certa che nessuno di voi che lettori si sarà fatto. Avrete invece annuito mentalmente e magari sorriso con aria compiaciuta. Tanto scaltri quanto orgogliosi, tanto intelligenti quanto vanesi. Ci sentiamo i migliori al mondo, e obiettivamente lo siamo in tantissime cose, accucchiando successi individuali di proporzioni cosmiche. Ma purtroppo, per una ragione che ancora non riesco a comprendere, questo ci rallenta come collettività, invece di farci crescere.
La ragione dei nostri insuccessi “di gruppo” è evidente. Siamo troppo concentrati su noi stessi e troppo brillanti per accorgerci delle opportunità di collaborare con il vicino di casa. Non solo. Se accanto a noi si presenta uno altrettanto brillante, abbandoniamo immediatamente quello che stiamo facendo per concentrare tutte le nostre energie nella distruzione totale del nostro apparente nemico. Continua »
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