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lunedì 23 dic
  • La marcia in più dei palermitani (raccontata da Shanghai)

    Ritorno in questo momento da un’incontro con il direttore generale di una grande azienda con sede a Palermo a cui ho posto un quesito che mi frulla in testa da un po’: «Ma l’essere palermitani è un valore aggiunto all’estero?».

    La risposta è sempre la stessa: «Certo che sì. Noi palermitani abbiamo una marcia in più rispetto a tutti gli altri».

    «Perché?». È la domanda che sono certa che nessuno di voi che lettori si sarà fatto. Avrete invece annuito mentalmente e magari sorriso con aria compiaciuta. Tanto scaltri quanto orgogliosi, tanto intelligenti quanto vanesi. Ci sentiamo i migliori al mondo, e obiettivamente lo siamo in tantissime cose, accucchiando successi individuali di proporzioni cosmiche. Ma purtroppo, per una ragione che ancora non riesco a comprendere, questo ci rallenta come collettività, invece di farci crescere.

    La ragione dei nostri insuccessi “di gruppo” è evidente. Siamo troppo concentrati su noi stessi e troppo brillanti per accorgerci delle opportunità di collaborare con il vicino di casa. Non solo. Se accanto a noi si presenta uno altrettanto brillante, abbandoniamo immediatamente quello che stiamo facendo per concentrare tutte le nostre energie nella distruzione totale del nostro apparente nemico.

    È una ragione evidente sì, ma che ancora non mi riesco a spiegare. Avendo iniziato la mia carriera a Shanghai, le dinamiche professionali palermitani mi restano ancora oscure. Ragion per cui bombardo di domande ogni palermitano che incontro qui per farmi raccontare la loro storia. Fenomenali. Dal ventenne che ha mollato tutto per venire a fare il pizzaiolo e in sei mesi è diventato manager di tre ristoranti, alla donna in carriera che parla otto lingue e dirige l’ufficio in Asia di una mega azienda internazionale. I palermitani eccellono. Ognuno per i fatti suoi.

    Eccellono perché in Cina i palermitani fanno faville. Non so come sia nel resto del mondo, ma effettivamente qui, ci sono alcuni tratti ricorrenti del “palermitano tipo” che rendono particolarmente propensi ad avere successo. Primo fra tutti, il senso di sicurezza che infondiamo in qualunque interlocutore ci si ponga davanti. I rapporti di fiducia che riusciamo a instaurare immediatamente ci avvantaggiano enormemente rispetto ad altri popoli, specialmente gli anglosassoni. Un altro elemento è la creatività, che dimostriamo in qualunque ambito, e rivendiamo ai cinesi come il know how di cui loro sono tanto assetati (quanto pronti a sganciare denari). L’importanza che diamo alla famiglia e alla convivialità, il rispetto per gli anziani, il modo in cui gesticoliamo e la nostra impossibilità di metterci in coda.

    E come queste, mille altre caratteristiche che ci definiscono. Ma non sono qui per elencarle. Sono qui per incoraggiarvi, oh voi palermitani brillanti assittati sul vostro piedistallo, a darvi una mano tra di voi. Siamo troppo, troppo più meglio assai di tantissimi altri ed è veramente uno spreco non lavorare insieme per costruire un futuro migliore.

    Questo messaggio è pensato per tutti, ma in particolare per chi è all’università o da poco nel mondo del lavoro. Siamo noi che dobbiamo avere il coraggio e l’energia per cambiare i meccanismi professionali palermitani in qualunque ambito. Non possiamo aspettare che la generazione precedente se ne renda conto. Bisogna agire, adesso. Penso ai tanti “cervelli in fuga” di cui Repubblica parla tanto in questi giorni. Ma penso anche ai tanti amici neolaureati che sono rimasti a casa, medici, avvocati, ingegneri e commerciali. Da soli, non abbiamo più dove andare a sbattere la testa. Uniti, abbiamo una reale opportunità di cambiare le cose. Uniti, non solo per protestare, ma per costruire una Palermo migliore, con tutte le nostre marce in più.

    Ospiti
  • 37 commenti a “La marcia in più dei palermitani (raccontata da Shanghai)”

    1. ma smettiamola con questo illogico, privo di verità senso di superiorità om ogni dove.
      Prendiamo il mercato: cosa hanno fatto i palermitani? Hanno inventato google? amazon? facebook?
      basta con questa autoassoluzione.
      Chi ha talento, ce lo ha a prescindere dal luogo di nascita. Che, sia detto per chiarezza, nel caso di Palermo è un limite, una zavorra, un ostacolo. E infatti, cu nesce arrinesce.

    2. Anche un buon seme ha bisogno di un terreno di coltura adatto.
      Altrove ci sono buoni terreni di coltura.
      Tutto qui.

    3. Tipico di noi palermitani. Noi i più furbi, i più intelligenti, più adattabili, più elastici, più buoni…la realtà è che siamo come gli altri, non abbiamo nulla di speciale. Dobbiamo dunque darci da fare per emergere.

    4. Mi ritrovo nelle tue parole cara Giulia. Anche di recente ho avuto a che fare con certi soggetti deficienti…per quanto riguarda questo spirito di collaborazione! Ci vuole pazienza e tenacia. 🙂

    5. ECCO un esempio di palermitana col “cervello montato al contrario”…
      già scrive tutta una serie di banalità ridicole sul “semu i megghiu”, dimostrando, peraltro, di non vedere il mondo intorno a sé, dato che nel mondo ci sono milioni di persone partite da ogni posto del mondo che hanno avuto successo in paesi che non sono quelli delle loro origini. NON SOLO SICILIANI.
      Poi la perla: scrive il suo messaggio TROPPO INTELLIGENTE che consiste nell’informare i palermitani che “dobbiamo lavorare insieme per costruire un futuro migliore… Siamo noi che dobbiamo avere il coraggio e l’energia per cambiare i meccanismi professionali palermitani in qualunque ambito”
      LO SCRIVE STANDO IN Cina, lei che si è innamorata della Cina.
      D’ALTRONDE, potrebbe esprimere un’idea, non dico intelligente, ma perlomeno logica, una persona “spinta” dalla madre a cercarsi un miliardario cinese?

    6. se non è chiaro per alcuni:
      arricàmpati a farlo, a dimostrare la fondatezza e la fattibilità delle tue idee geniali… invece di scrivere sciocchezze dalla Cina.
      Spero, almeno, che contribuisci all’economia palermitana, sia mandando soldi (anche se messi a risparmio, qui, servono all’economia), sia venendoli a spendere, e non parlo di mille euro l’anno, ma molti di più. dato che vanti successi fenomenali.

    7. A parte la vicenda del pizzaiolo,
      Io veramente non ho capito cosa vuole dire,
      dove vuole arrivare.
      Puoi sintetizzare il tuo pensiero,Giulia?

    8. varie amenità di come si possa rimanere provinciali anche dall’altra parte del mondo.

    9. ecco che vengono fuori le anime palermitane di alcuni…
      pronte a giudicare senza porsi troppe domande su eventuali altre motivazioni, con il consueto maschilismo siciliano, chi possa fare una scelta di vita come quella di Giulia solo perché spinta da una presunta madre che scaraventa la propria figlia dall’ altra parte del mondo per darla in pasto ad un milionario cintese.
      sono pienamente d accordo con Giulia quando sottolinea che noi palermitani siamo brillanti e potremo riuscire in diversi campi ma individualmente e non in gruppo perché troppo presi a screditare gli altri sopratutto se dal nostro profondo riconosciamo che siano migliori di noi…dai quali magari imparare..ma rimaniamo troppo orgogliosi per addossarci e collaborare..
      credo che Giulia volesse con il suo linguaggio a noi familiare e penso non utilizzato a caso..trasmettere ciò in cui lei in primis crede ciò per cui lei tornerà nela sua Italia..nella sua Sicilia nella speranza di non trovarsi ancora davanti gente come chi qui ha scritto che continua a rimanere “assittatu ” nel proprio trono senza mettersi in discussione!

    10. Sottoscrivo quanto detto da Rossy.
      Chi non ha mai messo piede fuori dalla Sicilia per lavoro o altro, non può’ apprezzare quanto scritto in questo post.
      In generale l’ Italiano è apprezzato all’ estero. Al di la dei luoghi comuni e delle abitudini.
      Ma il Siciliano ( e non dico Palermitano) che lascia la propria terra investe il 200% delle proprie energie per avere successo all’ estero. Il motivo è semplice.
      Noi Siciliani viviamo in un isola che consideriamo la nostra Nazione. Qualunque spostamento che implichi l’ abbandono della stessa pesa più’ di ogni altra cosa. Il concetto è semplice. Un Settentrionale o chiunque viva nel “continenete” non ha nessun problema a spostarsi , quindi parte e ritorna con una certa facilità. Ma per un Siciliano tutto questo diventa difficilissimo (e ve lo dice uno che vive in Francia), quindi il fatto stesso di prendere una nave, un aereo o un treno stimola in noi una frase che continua a girare in testa all’ infinito : “Sto lasciando la mia terra, la mia famiglia , i miei cari . . . . non so se e quando tornerò . . . sto facendo uno sforzo immane per riuscire . . . ALLORA CI DEVO RIUSCIRE”.

    11. Gentile rossy, non so se lei ha commentato per fare pubblicità alla sua azienda, che peraltro ritengo interessante, e mi sembra pure di qualità… io non ne farei uso, per motivi miei, ma ciò non mi impedisce di vederne la qualità; le auguro successo.
      MA se lei in un blog come Rosalio scrive un commento eccessivamente banale e stereotipato, come ha fatto, un commento dove, purtroppo per lei, dimostra di non capire quello che legge, sono certo che sta facendo cattiva pubblicità alla sua azienda.
      Alcuni esempi come si fa con i bambini: la maggior parte dei palermitani sono provinciali che vivono in una sorta di “isola mentale” arretrata, e non avendo conoscenze del mondo esterno, o non avendo occhi e cervello per vederli, non si rendono conto di… insomma, viaggiando per l’Europa di cittadini di altri paesi che potrebbero ritenersi “i megghiu” (per FATTI REALI E IMPORTANTI, non i deliri palermitani) ne ho visti a migliaia. Uscite dal vostro guscio atavico, lei e l’autrice di questo post infantile.
      L’esempio del miliardario cinese (informazione fornita dall’autrice stessa) l’ho citato semplicemente perché è sintomatico delle basi culturali dalle quali proviene l’autrice; ma non ho mai scritto che è partita per cercarsi un miliardario (impari a leggere).
      Infine, l’autrice scrive banalità, sogni infantili (e deliri), dimostrando di ignorare i parametri socio-economici, i meccanismi (infrastrutture IN TESTA) scientificamente studiati affinché in questo finto paese italia sia mantenuta (com’è da 153 anni) l’economia dello SQUILIBRIO, che affida ai siciliani il ruolo degli utili-idioti, e l’illusione di qualche iniziativa individuale comunque sottoposta al rapporto subalterno con le banche in mano ai poteri forti esterni alla Sicilia.
      Né lei che ha difficoltà a capire quello che legge, né una ragazzina che sogna dalla Cina, sareste in grado di resettare il processo storico che ha causato lo stato attuale, ed è in atto con tutti i suoi stratagemmi subdoli ora come 153 anni fa, per rivoluzionare tutto il sistema economico sociale (pseudo)culturale.

    12. Gaetano, a leggerti mi sembra di leggere le lettere degli emigranti che partivano tanti decenni fa, senza offesa né astio.
      Proprio chi passa la propria vita in viaggio si rende conto di quante minch.iate sono scritte in questo thread, tra post e commenti.
      PERSINO i cinesi (in molte zone della Toscana sono “padroni”, in altre regioni hanno banche e consiglieri ad hoc)) e immigrati di altri paesi, per gli standard dai quali provengono, ritengono di avere successo e di essere i megghiu.
      Ma a livelli MOLTO PIÙ ELEVATI, sia economici che di qualità, nel mondo ci sono tantissime persone emigrate, provenienti da tanti paesi diversi, che hanno avuto successo… altro che palermitani semu i megghiu… ridicoli. PROVINCIALI.

    13. che bello palermitamni che attaccano altri palermitani che a sua volta vengono attaccati… sul fatto che i palermitani siano “i megghiu” non commento, noto soltanto che sono i meglio ma non a palermo.
      la cosa che mi incuriosiva era in realtà un’altra, ovvero l’inizio del pezzo scritto da Giulia: “Ritorno in questo momento da un’incontro con il direttore generale di una grande azienda con sede a Palermo”

      grande azienda con sede a palermo? e qual è, il bar alba?

    14. Nel mondo,tutto e’ relativo !

    15. Caro Gigi – sei proprio il tipo di palermitano di cui parlo e che tutti noi dovremmo evitare di essere.

    16. Nubi oscure e minacciose su Palermo,forte vento e temporali in arrivo.Preparatevi.

    17. Splendido articolo. Ma a Shanghai avete gli imprenditori 2 0? Ma che sono???

    18. Giulia, non è colpa tua se non capisci quello che ho scritto; ma ti confermo che è facile da capire…
      forse ci riuscirai – a capirlo – tra 10 o 20 anni…

    19. Credo che passare ore davanti ad un post solo per criticare i punti di vista altrui mi sembra solo una immane perdita di tempo. Direi a Gigi di lasciare stare questo post, spegnere il computer e andare a lavorare. Complimenti…il tipico so tutto io e gli altri ….solo chiacchere.

    20. Gaetano, non conosco le tue capacità (a parte quello che si evince dai tuoi post…), ma per scrivere quello che ho scritto ho usato circa mezz’ora del mio tempo.
      A molti di voi (tu e k’autrice ne siete un esempio in questo post) non serve andare all’estero per liberarvi di difetti atavici, in particolare reagire in maniera scomposta, arretrata, aggressiva (anche se non sembra, ma solo in apparenza), e offensiva, solo perché qualcuno osa “criticarvi” nelle giuste misure.
      Tra l’altro se tu vieni spesso qui dovresti sapere che io scrivo ogni tanto dopo LUNGHE ASSENZE, nonostante stima e simpatia per la redazione di Rosalio… in genere le mie assenze sono dovute alla nausea che provo nel leggere i commenti (stro.nzate) di utenti come te, l’autrice di questo post, e qualche altro buontempone.
      P.S. non ti fare sfruttare troppo in Francia, fa male, non solo alla salute…

    21. correggo: l’autrice
      😀 autrice…
      «Certo che sì. Noi palermitani abbiamo una marcia in più rispetto a tutti gli altri».
      “Ci sentiamo i migliori al mondo, e obiettivamente lo siamo in tantissime cose, accucchiando successi individuali di proporzioni cosmiche”
      TUTTI LI HA SUPERATI 😀

    22. La depressione si accentua,seguono correnti fredde e giorni difficili.

    23. Gaetano, Gigi, vi ricordo che questa non è una chat. Grazie

    24. Assolutamente. Mi dispiace solo aver risposto ed essermi messo in mezzo ad una discussione. Ma la cosa mi colpisce nel profondo.
      Dopo 6 anni di medicina e altri 5 di chirurgia vascolare , mi sono trovato (non essendo figlio di nessuno) a dover fare guardie mediche nei paesini sperduti in tutta la Sicilia, mentre colleghi palesemente ignoranti venivano assunti con metodi alquanto discutibili in strutture pubbliche. Durante uno stage a Marsiglia ho fatto una sfilza di colloqui e dopo poco mi hanno chiamato qua a Lione con assunzione diretta. Non sto qua nemmeno a spiegare cosa significhi lavorare qua. Ma la sai una cosa . . . . penso alla Sicilia e mi viene la tristezza. Tutto va avanti per chiamate telefoniche e conoscenze. Che schifo!
      Ad ogni modo…la discussione è degenerata.

      Bastava leggere il post e non commentare , ne criticare.

    25. Un post senza commenti solitamente viene ritenuto superficiale ed immeritevole di attenzione.Uno che posta e non risponde ai commenti perlomeno idem.
      Io avrei spiegato di più .Cosi non si capisce se chi scrive e’ una pizzaiola a Shangai
      o una inviata speciale.

    26. Alberto, Gaetano, stringetevi la mano. Post si dice essendo figlio di nessuno, no, non essendo. Baci. W l’amore

    27. Gaetano, apprezzo questo tuo ultimo post, del quale, ovviamente, ne condivido i termini, essendo la triste realtà siciliana.
      Purtroppo all’inizio parlavi come l’autrice…

    28. Gigi, credo che nessuno lascia la propria terra con piacere. E non passa giorno senza nostalgia dei propri cari e di tutto cil’ che si è stati costretti a lasciare. L’ unica cosa che ti permette di andare avanti è la soddisfazione di aver lavorato bene e con tutte le energie facendo ciò per cui hai tanto studiato. I colleghi che ti fanno i complimenti o un “bravo” detto dal collega più’ anziano. Cose ovviamente impensabili nella realtà in cui sono cresciuto, dove tutto è dovuto e il “grazie” doveva essere il mio se riuscivo ad iniziare un intervento. Ringrazio solo della possibilità che mi è stata data di conoscere la realtà del Nord Italia e a seguire dell’ Estero. Capire che al sud ci si culla nell’ ignavia, dove l’ aggiornamento e la crescita professionale sono solo delle utopie. Lasciare la propria città non significa (almeno per me) abbandonare l’ idea di rientrare. Anzi, giorno dopo giorno, spero di far rientro a casa, ma con la speranza di portare con me del cambiamento. Far vedere come si lavora e cosa significhi collaborazione.

      Mi dispiace per i toni un po accesi dei post precedenti. Ma stando fuori, queste tematiche sono diventate per me pane quotidiano.

    29. Studiare a Palermo ed andare a lavorare all’estero,
      se per libera scelta va bene.
      Ma se si lascia casa famiglia amici perché qui non trovi lavoro
      e’ una condizione scomoda,che si paga a caro prezzo.
      Spesso si lascia una casa agiata per andare a vivere in coabitazione o al massimo in una stanza.E poi c’è l’incertezza su dove mettere radici,comprare casa,farsi una famiglia.Cosi non va bene.

    30. Vedo Alberto, che hai tutto chiaro. Sto nei miei 15 metri quadri in attesa di un contratto migliore. Idea di mettere radici, in questa fase della mia vita è impossibile. Valigia sempre pronta, pronto a partire per ogni dove per colloqui.

    31. Gaetano, continuo a condividere i tuoi argomenti…
      ma quello che io critico del post è altro, lo sintetizzo ripetendo alcune affermazioni dell’autrice:
      «Certo che sì. Noi palermitani abbiamo una marcia in più rispetto a tutti gli altri».
      “Ci sentiamo i migliori al mondo, e obiettivamente lo siamo in tantissime cose, accucchiando successi individuali di proporzioni cosmiche”
      Nel migliore dei casi si tratta di infantilismo, ma ritengo che si tratti di persona prigioniera di idee ataviche delle quali non riesce a liberarsi nemmeno stando in paesi lontanissimi da dove vanta successi fenomenali. Quali?
      Insomma, scemenze.

    32. Vorrei ricordare all’autrice che in una statistica sulle
      10 innovazioni più importanti e più recenti
      a beneficio della umanità
      ben otto hanno visto luce negli USA e
      gli altri due non riguardano ne’ Palermo ne’ l’Italia.
      Allora,come la mettiamo?

    33. Leggasi “le altre due”

    34. Vi invito a essere rispettosi nei vostri commenti, a rimanere in tema e vi ricordo che questa non è una chat.
      El buitre se non ti dispiace non spetta a te la moderazione dei commenti.
      Grazie.

    35. non capirò mai tutto questo piagnisteo sul fatto di andarsene altrove, questa chiamata alle armi sulle sacre origini.
      secondo me tras/migrare è una grande oppurtinità.
      dovremmo cominciare a sentirci cittadini europei.
      per quanti di noi se ne vanno, altri arrivano.
      miei grandi amici sono siciliani e *italiani* in giro per il mondo, e gente da altra parte del mondo che è venuta qui.
      poi noj ho capito che voleva dire l’autrice (?)
      la marcia in più dei palermitani?
      e perchè mai dovrebbero avere una marcia in più o una in meno?
      provincialismo, appunto.

    36. capisco comunque la storia di gaetano.
      grande stima.

    37. Grazie.

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