E so che non è colpa tua
Ogni tanto ti scrivo, conosco moltissime delle tue venature, dei tuoi sentieri, delle tue strade e certamente non tutte. Giro per il resto del mondo e ho sempre voglia…o, forse, necessità di tornare da te. Si, in realtà è necessità, non è solo una scelta. Ma questo il palermitano lo scopre, prima o poi, quasi sempre.
Ti ho visto alzare la testa, e io sotto le tue stelle, quando da piccolo ero immerso in un grigio torpido e sentivo la cupezza di una vita da fuggire quanto prima, ti ho visto alzare la testa con una generazione che aveva voglia di svegliarsi e svegliare tutti, di viverti a fondo prendendoti a schiaffi, casa mia, per farti riprendere da quegli anni di stanca e frustrazione al guinzaglio di padroni a cui non ne fotteva altro che di stuprarti fino alla morte.
Ti ho visto alzare la testa, cazzo e adesso dove sei finita? Non basta l’entusiasmo della Vucciria senza regole – perché mentre alcuni ci divertiamo, altri la piangono -, non basta la rete wi-fi nelle case della borghesia, non basta la via illuminata a festa e non basta il megaschermo. Né la Serie A che ci faceva allattariari. Anche in B resto Rosanero, sin da prima dell’Olimpia. Ma non sto parlando di squadre. Sono i sentimenti, sei la mia culla e il mio allenamento, il mio boia. Non sono originale, non voglio esserlo, non posso. Avrei paura a immaginare un figlio da far crescere in Italia, figuriamoci da te. Eppure torno, da te, sempre. M’incazzo se qualcuno ti offende. Ma anche il mio sindaco, mi consiglia di stare lontano…da te. Che follia.
Ma perché parlo con te? Tu, alla fine, e anche all’inizio, sei vittima. Vittima di questi infami strafottenti che alla fine non ti rendono altro che ostaggio di te stessa. Se potessi, scapperesti? Si, “Pallonate” di palloni tagliati, senza speranza, ciclicamente, di generazione in generazione, speranza in fade out, senza prospettive. Poche eccezioni, ma quanto durano, il tempo di alzare la testa e tornare in apnea? Siamo i Palermitani, divisi e stanchi di altri palermitani che si lasciano trasportare da pochi ignoranti di grosso, grosso calibro. Ma la colpa è di chi…lascia che sia. E trovo palermitani in giro per il mondo, si. Ma nessuno che davvero tornerebbe per stare con te, nonostante l’amore, nonostante l’amore. Nonostante l’amore.
Mi sento stupido, perché mi sento di abbandonare un pezzo enorme (lo urlo) di me, come se tu fossi la donna che ho amato di più, in ginocchio per il dolore al petto, che amo nelle viscere piene di entusiasmo, quello dei bambini che si dimenticano che si fanno male se corrono, perché vogliono vivere e fare l’esperienza della vita senza il possibile “senno del poi”, la donna che sai chi sei, la donna che continuo ad amare sapendo che non potrò più averti, nonostante torni, ti respiri, mi emozioni ed emozionati batto le mani nella sabbia, a mondello d’inverno; ma non posso averti come vorrei perché non è permesso, perché non può essere. Sapendo che sei la vita delle mie esperienze, quelle che solo io conosco davvero, nonostante gli amici, solo io mi conosco davvero; sono uno solista che ama stare…solo, con te. Mi manchi e ti porto con me, con le narici che si stringono per non piangere dall’amore e dalla rabbia che cazzo, spaccherei tutto e tutte le facce di merda che si pavoneggiano di fare grandi cose e poi sono sempre lì a non cambiare un minchia, vaffanculo! Dalle curve di Montepellegrino alla casa di Masino, da via Cesareo dove studiavo e, in un tardo pomeriggio, mentre aspettavo mio zio – mi aveva promesso di andare al luna park al Foro Italico – felice con la matita in mano sognavo … fino a sentire lo sparo che mi cambiò la vita nell’88. E il Capo e la Cala, la rosticceria che fa male perché ci vado a ruota ma è sempre meglio del Mc… E non riesco, non si può spiegarlo a chi…non è tuo. E mentre scrivo mi perdo e lascio cadere il pensiero per staccarmi da questo momento, mi fa star male, perché so che ti rivedrò, tra pochi giorni, con tutto quello che hai di mio, che mi risbatterai in faccia e poi litigherò, con quello hai, senza volere, con quello che sei, con impotenza surreale, che accade e … non posso, come tu non puoi, è ciclico da Tomasi, non posso scegliere di restare da te, non è giusto per me, almeno per ora…e per lungo tempo. E so che non è colpa tua.
splendido pezzo
Ti comprendo bene, ma quando una “donna” ti tradisce per tanto tempo e’ giusto anche dimenticarla
E allora dimentichiamola
Gran bel pezzo. Auguri a tutti!
A me Palermo manca ancora di piú quando torno.
Un abbraccio da Lisbona caro Totó 🙂
Marco Off
[…] “Conflittuale come pochi. O forse come tanti, come tutti quelli che la amano e la vedono svilita da troppi altri – palermitani – strafottenti, che hanno altre priorità che non siano il rispetto, che non la considerano casa propria da proteggere, da curare, da far crescere, da nutrire invece di spremerla fino alla distruzione, all’infertilità. Stiamo fuggendo tutti di nuovo, eravamo tornati in tanti ma siamo dovuti andare via ancora una volta, per vivere. Vi invito a leggere questo mio scritto su “Rosalio”: https://www.rosalio.it/2013/12/20/e-so-che-non-e-colpa-tua/” […]
[…] “‘U tagghiamu ‘stu palluni?!” dice la sua riproponendo un proprio toccante post scritto nel 2013 sul popolare portale “Rosalio” in cui si rivolge alla propria città […]