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martedì 19 nov
  • Sicilia antica al Museo Pitré

    Accanto alla famosa Palazzina cinese è conservato uno scorcio della Sicilia antica, con i suoi usi, costumi e tradizioni. Si tratta del Museo etnografico Giuseppe Pitré, che custodisce i tanti reperti di vita quotidiana raccolti con ammirevole dedizione dal medico ed etnologo siciliano Giuseppe Pitré.
    La sua opera principale è la Biblioteca delle tradizioni popolari, forse l’unica testimonianza completa dei ricordi del tempo che fu in terra di Sicilia.
    La sua professione consentì al Pitré di entrare in contatto con tutte le classi della società siciliana, soprattutto quelle popolari; ciò gli consentì di annotare scrupolosamente (anche durante i percorsi in carrozza) le usanze nuziali, quelle legate alle nascite ed ai rituali funebri, ma anche proverbi, leggende, giochi e canti popolari che raccoglieva dalla viva voce delle anziane donne del popolo.
    Ad esempio, l’usanza di gettare farro e ceci sugli sposi come auspicio di abbondanza risaliva addirittura all’epoca romana!
    Nella grande sala che accoglie il museo è stato ricostruito lo studio del medico­etnologo, con i faldoni che raccoglievano i risultati delle sue ricerche.
    Ed ancora si possono ammirare i carretti con le sponde riccamente decorate, l’abito nuziale delle donne di Piana degli Albanesi e quello delle contadine con il grembiule che serviva a raccogliere olive e frutti vari.
    Ampio lo spazio dedicato alle colorate giare, ai “bummuli” per conservare l’acqua ben fresca (antenati dei thermos), ai “lemmi”, le ciotole grandi e piccole, alle bottiglie in forma umana, ai piatti di varie dimensioni.
    Nelle vetrinette ecco gli oggetti di vita quotidiana: lucerne, una borraccia decorata ricavata da una zucca, pettini, giocattoli per bambini, ma anche i pupi di zucchero retaggio della quasi perduta tradizione dei “morti”. Ci sono anche oggetti legati alle “magarìe” ed alle fatture tanto temuti dal popolo e non solo.
    Capitolo a parte meritano gli ex voto, quadretti di più o meno artigianale fattura, commissionati per ringraziare la Madonna ed i santi per la loro intercessione salvifica in caso di malattie o incidenti.
    Dalla loro visione si possono ricostruire le patologie ricorrenti a fine Ottocento, soprattutto la tubercolosi, mentre gli incidenti che avevano per oggetto soprattutto carretti ed imbarcazioni ci raccontano una società non ancora meccanizzata.
    In una saletta attigua l’elegante carrozza del Senato palermitano, ricca di stucchi dorati.
    In altre due salette si possono ammirare le ricostruzioni accuratamente fedeli delle cucine dell’epoca.
    Insomma, il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitré merita senz’altro una visita non solo da parte dei turisti, ma anche (e forse soprattutto) da parte dei palermitani, nel convincimento che le nostre belle e ricche tradizioni non devono essere dimenticate.

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