“Parole d’onore” e “Il visitatore” per la stagione del Teatro Biondo
Inizierà oggi con il debutto di due diversi spettacoli la stagione in abbonamento del Teatro Biondo Stabile con la direzione artistica di Roberto Alajmo.
Alle 17:30 la sala Strehler ospiterà Parole d’onore con Marco Gambino, tratto dall’omonimo libro di Attilio Bolzoni, mentre alle 21:00 debutterà in Sala Grande Il visitatore di Éric-Emmanuel Schmitt nella messa in scena di Valerio Binasco con Alessio Boni e Alessandro Haber.
Parole d’onore, interpretato dall’attore palermitano Marco Gambino, che da anni vive e lavora a Londra, è il racconto della mafia spogliata di tutto il suo arcano mistero e ridotta a «un inventario di follie, una combinazione fra il delirio e la logica più implacabile fra la paranoia ed una straordinaria razionalità, esercizio d’intelligenza, esibizione permanente di potere». Un modo inedito di raccontare la mafia, senza retorica, attraverso le testimonianze degli stessi mafiosi che parlano dell’ultimo mezzo secolo della loro Sicilia, ma anche di “moralità” e famiglia, di Stato, affari e delitti, di regole, amori, amicizie tradite, di religione, soldi e potere, di vita e di morte, del rapporto con il carcere e con la legge, di latitanze infinite. Lo spettacolo tratto dall’omonimo libro-inchiesta del giornalista Attilio Bolzoni e da lui stesso adattato per la scena insieme a Gambino e Manuela Ruggiero, che ne è anche la regista, ha debuttato in lingua inglese, nell’agosto del 2009, al Fringe Festival di Edimburgo. Prodotto dal Jermyn Street Theatre di Londra, ha replicato a lungo nella capitale britannica e in Scozia, per poi approdare all’Eliseo di Roma e al Theatre du Rond Point di Parigi e adesso a Palermo, dove replicherà fino al 2 febbraio nella nuova produzione di Theatre Les Dechargeurs / Le Pôle Diffusion. La scena è di Daria Battilana, le proiezioni di Gabriel Zagni.
Il visitatore, dello scrittore belga Éric-Emmanuel Schmitt, è una commedia dai risvolti filosofici, che ruota intorno all’incredibile incontro tra Sigmund Freud e Dio. Nella Vienna occupata dai nazisti, in Bergstrasse 19, nello studio di Freud (interpretato da Alessandro Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma l’angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta, infatti, un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con Freud una conversazione sui massimi sistemi e che a poco a poco svelerà la sua singolare identità. Freud non crede in Dio, Dio non crede a Freud, ma entrambi guardano dalla stessa finestra la malattia dell’uomo, la pazzia del mondo che si avvia verso la catastrofe della propria autodistruzione. In scena, al fianco di Haber e Boni, ci sono Francesco Bonomo e Nicoletta Robello Bracciforti. Le scene dello spettacolo, prodotto da Goldenart, sono di Carlo De Marino, i costumi di Sandra Cardini e le musiche di Arturo Annecchino. Repliche fino al 26 gennaio.
La sera della “prima”, nel foyer del teatro, le Cantine Settesoli offriranno una degustazione nell’ambito di una più ampia collaborazione avviata con lo Stabile di Palermo, che prevede, tra l’altro, la realizzazione di uno spettacolo sul tema del vino.
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