Non privatevi dei fiori
A Palermo, piove.
Ve lo dico perché per scrivere parole non si può prescindere dal contesto, cioè dall’insieme di circostanze in cui si verifica una comunicazione.
Inevitabilmente, le mie, saranno parole palermitane costellate d’acqua.
E poi volete mettere che le sto scrivendo di mattina, sono le 9:12 del 1 marzo 2014.
Quindi sono parole “scelte”, dalle contingenze, dal luogo, dal tempo e da me, parole che si stanno svegliando e hanno il compito addirittura di iniziare un nuovo mese, marzo poi, non so se sia saggio scrivere a marzo.
Ieri aveva altre parole, era febbraio, il 28 di un anno non bisestile e non pioveva, almeno di mattina, ma siccome non ho scritto non ho dovuto scegliere le parole, di ieri.
Così il 28 febbraio mi è rimasto muto, immemore.
Le parole per me sono come degli amici che ti vengono a trovare, le si ascolta, le si osserva, le si accoglie.
Io le parole ho imparato persino a toccarle ne cerco il corpo, sono attratto dalla loro postura, ascolto se respirano, se sono contratte o se sono libere, alcune le trovo claudicanti e me ne dispiace. Mi vien voglia di aiutarle, di ristabilire la loro forza vitale, la capacità di comunicare.
Forse per questo, qualche giorno fa, il 27, sono venute a trovarmi delle parole.
Non so perché si sono mosse da casa loro per venire da me, ma addirittura si sono fermate in mezzo a una strada, su un marciapiede e mi hanno aspettato per quattro giorni.
Io passo da lì ogni mattina, ma non le avevo notate, non le parole almeno.
Il primo giorno ho visto un’esplosione di colori, ho sorriso ma sono passato avanti.
Il secondo giorno mi si è aperto il respiro.
Il terzo giorno per un istante quella era la mia Palermo, delicata e vivace.
Il quarto giorno le ho sentite chiare e mi sono fermato.
Pochi passi ed ho chiesto a un fioraio gentile di condividere con me quelle parole.
Cinque minuti dopo, avevo 15 primule coloratissime in macchina e mi è parso il minimo chiedere loro delle spiegazioni, sul perché mi avessero fermato per dirmi quelle parole: «non privarti dei fiori».
C’è poco nella vita di più effimero di un fiore, forse solo le farfalle, di sicuro le parole.
Fiori, farfalle e parole.
Sopravvivere è importante, ma la tensione della sopravvivenza produce un frastuono altissimo, così ci perdiamo la vita e il suo senso.
Smarriamo le parole del vivere quelle buone, quelle gentili, delicate, tenui, intime, costringiamo le parole a gridare, scuotere, strappare, mentire.
Svuotando, acciecando, contraendo la nostra umanità.
Quattro giorni sono serviti ad un tappeto di primule, su una strada siciliana, per svegliarmi e ricordarmi di non privarmi di quei processi, di quei percorsi, di quelle cose che si pensano non utili alla sopravvivenza, di cui si pensa di poter fare a meno.
Condizioni e attività ritenute non essenziali per sopravvivere: una passeggiata con chi si ama, un fiore donato, una cioccolata calda, un dialogo, una risposta attenta e appassionata, un’ora di volontariato, uno scritto per palesare la meraviglia dell’esistenza.
Tutte quelle cose deputate a dare piccoli piaceri, effimeri se si vuole, volatili, evanescenti ma al contempo vitali per non abbrutirsi, per non diventare macchine adatte soltanto a raggiungere uno scopo, per lo più economico.
Ebbene sì, bisogna godere a pieni polmoni dell’effimero senza scopo, quelle cose che fai soltanto per il puro piacere di viverle, quelle cose che non debbono dare un risultato domani, ma in quell’oggi, unico, istantaneo e veloce.
Mia bella Palermo, ti invito a non privarti dei tuoi fiori.
Ho trovato questo articolo molto interessante,solare e colorato proprio come chi lo ha scritto. Ho provato tanta serenità nel leggerlo ed ho pensato come sarebbe bello se almeno qualcuno ogni tanto si soffermasse a pensare a cosa fare x migliorarsi, infondo x essere felici basta poco. Io credo che tutto intorno a noi comunichi quacosa solo che spesso siamo troppo sordi x ascoltare , troppo impegnati. Non privatevi dei fiori lancia un messaggio positivo e diretto. A me é piaciuto molto:-):-):-)
Caro Francesco che bello leggere tanto poetico sentire sulla potenza della “ parola “, e su come si estrinseca in natura. Ricordo che la prima volta che ci siamo visti, hai sorriso, sentendomi dire che “parliamo lo stesso linguaggio”. Sorrido di più io, leggendo questo tuo articolo e ti confermo, che non avevo torto nel dirtelo. Ti annuncio felice che anche a Caltanissetta sono giunte queste magiche parole. Infatti, le primule mi hanno chiamata verso fine febbraio, insieme ad una calendula speciale, che proprio voleva essere Mia, e gerani di colori che ancora non avevo nei miei terrazzini . Li ho comprati, riempiendo la macchina di petali colorati, e, con mio figlio, li abbiamo trapiantati a mani nude e sporcandoci ovunque. Che divertimento! E quante chiacchiere, ogni giorno con i miei fiori, con il caffè del mattino. Anche questo per me ha un significato da “ Donare per sempre “alla mia Creatura, che oggi, come me, si commuove se intravede l’arcobaleno, se viene a trovarci una coccinella o una farfalla. Ora attendiamo trepidanti che le rondini ritornino a salutarci, e riempirci per tanti mesi delle loro parole. Grazie per le tue parole.
davvero un bell’articolo,mi ci sono ritrovato molto,riuscire a godere dell’effimero è una giusta soluzione per dare sollievo alle nostre giornate magari troppo veloci da non riuscire a guardare un arcobaleno a fine temporale.
Pregevole articolo, degno spunto di riflessione ma anche capace esaltare i sensi con parole vivide, vitali. Troppo spesso si passa accanto a molte cose senza dargli la giusta importanza. Le frasi che ci inviano ce le facciamo scivolare addosso, rimangono inascoltate, sole… Grazie per averci ricordato il valore di quei sussurri, di parole che sanno riempire gli occhi e il cuore.
Si diceva: la miglior parola è quella che non si dice.
Si diceva che le parole sono pietre? Si una volta.
Ehi tu, amico mio, come stai? che si dice? … una parolina ogni tanto…
E senza vento chi le porta via le parole?
Allora? non dici nulla?
E tu cosa ne dici? non trovi le parole?
Parola mia; parola data; parola ricevuta; parola del signore… di chi? ah…ecco; parola d’onore; parola d’amore; ti do la mia parola … ah non la vuoi? Parole sante – Sante parole.
Hai la mia parola… no grazie ne ho troppe delle mie.
Ma mi hai dato la tua parola… chi io? La rivoglio, dammela.
Metti la buona parola. E le cattive?
Dimmi una parola di conforto.
Eccotela: conforto.
Ciao Francesco questo tuo articolo così armonioso, equilibrato mi ha trasmesso tanta distensione d’animo. Riesci a smuovere la mia anima la mia sensibilità più nascosta. Grazie per avermi resa partecipe di queste tue parole morbide colorate sicure, tu che mi parli di tutto, tu che sei la parola viva…Grazie ancora.
E come sempre le tue parole mi vengono a trovare, mi raggiungono e accompagnano verso cesti di fiori, verso scelte e dialoghi pieni di respiro e colore.
Riempire di umanità, ridare vitalità alle cose, alla gente, a me.. questo mi racconti e questo costantemente cresce in me.
Non mi privo dei miei fiori, non più. Li abbraccio e gli do voce.
Grazie. Ti voglio bene.
Caro Francesco…non mi priverò di quelle…”primule”!
Ciao Francesco,penso che le tue di parole, quelle di questo articolo, mi siano venute a trovare per darmi inaspettati e lieti spunti di riflessione…io credo che non si debbano mai identificare le parole solo con il suono della voce che ascoltiamo, non tutte le parole fanno rumore,e proprio quando ci limitiamo ad ascoltarle frettolosamente che ci distraiamo di fronte al loro contenuto.Le parole più “magiche” sono quelle che,senza far rumore,attraggono il nostro animo che comunque è già predisposto ad “emozionarsi”, come dire a “tendere l’orecchio” verso ciò che di speciale silenziosamente ci circonda come i fiori…dovremmo sempre cercare di custodire ed “allenare” la nostra sensibilità interiore come un vero tesoro!
Davvero un bellissimo scritto…leggere quelle parole apre il respiro…ti spinge a guardare ai colori della vita con occhi piú puliti, forse la pioggia in tal senso aiuta a lavare via…ringrazio le primule e il suo venditore per avertele portate alla coscienza e te per averle condivise e donate. Domani andró dal fioraio e magari lo inviteró a bere una cioccolata calda…
splendido articolo Fra il profumo di questi fiori io lo sento in ogni angolo ..in ogni momento..grazie per averci regalato le tue parole cosi’ profumate <3
Un articolo interessante e significativo da cui prendere spunto di riflessione, dovremmo soffermarci quotidianamente a pensare, magari a fine giornata, se effettivamente ci prendiamo cura dei nostri fiori, di quelli della nostra vita, del nostro giardino, se effettivamente facciamo abbastanza per renderlo il più bello possibile e se non ci facciamo distrarre decisamente troppo da quello che solitamente viene considerato “più importante”, che poi in fondo, è davvero così? Siamo sicuri che sia poi così “più importante” ciò che ci toglie quei piccoli piaceri e momenti della vita, che sono in grado di donarci felicità?
Caro Francesco
Ciò che hai scritto mi fa venire in mente la frase di una canzone/filastrocca “LA BALALAIKA” Che dice:
“Fanciulla, dimmi di nuovo cosa può crescere senza pioggia?”
Con poche parole, pochissime in realtà messe in relazione armonica fra loro ho percepito una visione limpida ed immediata.
La pioggia a Palermo non ha mezze misure, lo scroscio incessante nei mattini ancora acerbi si insinua nell’anima muta di un esistenza ormai preconfezionata dove tutto è caos e dove ciò ché ci circonda, altro non è che un ode all’esasperante ricerca delle priorità assolute e durevoli.
Non comunichiamo più, forse perché le parole fanno male e perché nell’attimo in cui un pensiero rimane tale puoi lasciare che le mura che hai eretto ti proteggano ancora e ancora, ma se un pensiero si tramuta in parola diviene reale diventando una parte contratta del tuo cuore.
Dovremmo vivere di istanti e di istinti invece che distanti dalla meraviglia di scoprire in ogni singolo e mutevole istante la bellezza delle piccole cose che ci fanno sorridere. È questa piccola curva delle labbra birichine che appena appena accennata, ci rende liberi di godere dello stupore casuale di un’ emozione provata e non pensata ma paradossalmente inconsciamente voluta, durata forse un battito d’ali.
Penso spesso a me stessa come la casetta che i bambini fanno con il pongo poco raffigurante la realtà ma teneramente modellata da mani gentili, ma molto più vicina al concetto di “pecora” che il piccolo principe aveva chiesto all’aviatore di disegnare. Ogni giorno penso Devo sistemarla questa casetta ,lo so ha diverse crepe ed alcune di queste sono molto profonde forse troppo. Poi però mi rassicuro pensando che vi spunterà dell’erba e dei fiori odorosi che copriranno tutto ed un prato morbido sosterrà questa casetta malconcia, vi camminerò a piedi nudi quando piove, ogni istante diverrà eterno nei miei ricordi proprio perché effimeri. Sarà allora che prendendo fiato alzerò gli occhi guardando il cielo immenso e Mi commuoverò per tanta bellezza perché proprio nell’azzurro dovrò perdermi irreparabilmente ed è un momento, un istante di meraviglia, come quando le gote avvampano di passione. Un attimo e le tue orecchie pulsano la tua gola pulsa ed il calore avrà lasciato una sensazione meravigliosa dentro di te.
E si Francesco non dovremmo mai privarci dei fiori…mai.
grazie
Chissà quale percorso formativo porta una persona ad esprimersi in tal modo!
Incredibile.
Ma accade.
Fiori e Parole,
sembrano quasi somigliarsi.
I fiori sono effimeri?E le parole?
Ma ne siamo certi?
Lo sapete quanto coraggio occorre a un fiore “per venire fuori?” E lo sapete quanto coraggio ci vuole per dire certe parole?
Non tutti i semi nascono per essere fiori e non tutte le parole hanno lo stesso significato, anche se la parola è la stessa, ma come, i fiori, ognuno ha il suo profumo e la sua essenza…
Eppure a volte a noi sembra così,tutto dato quasi per scontato…fiori, parole…
Ci sono parole che fanno bene in certe circostanze, altre che sono parole da circostanza…eppure, se vi capita, notate, ci sono spesso parole che sono accompagnate da fiori, o fiori che accompagnano parole…
Parole di conforto, parole che hanno bisogno di tempo o dei fiori giusti…insomma alla fine il linguaggio dei fiori è una gran bel parlato!
Eppure le parole a volte vanno via, si disperdono, non arrivano oppure un pò ci muoiono dentro o non se ne hanno più…lo stesso a volte lo fanno i fiori che con tanto coraggio, nascono,crescono e muoiono e poi…bisogna aspettare che arrivi la primavera, per averne di altri.
Ma a volte alcuni fiori, a differenza delle parole, non “finiscono” ma “fioriscono” con tantissimo coraggio e con cirscostanze che a noi sembrerebbero quasi insignificanti…
Bisogna stare attenti però ai fiori, perchè a volte, sono pungenti come le parole e ci si può ferire.
Mai sottovalutare la forza di un fiore, mai parlare a “vanvera”.
Uno potrebbe pensare che è colpa delle spine, che è la loro leggitima difesa, e che quando uno parla per far male, lo fa per difendersi,può darsi, ma a volte certi fiori nascono proprio per essere spinosi.
Bisogna avvicinarsi quanto basta e imparare a saperli prendere…
Un pò come quando si parla…bisogna parlare all’altro non solo con il “freddo linguaggio” ma col “caldo dialogo”…
Ci sono fiori, parole, uomini, donne, colorati, leggeri, limpidi, indifesi, profumati, fori, sorridenti, tristi, dubbiosi, distanti…importanti, ma forse tutti effimeri o destinati un giorno a essere tali…ma di una cosa sono certa, in qualsiasi modo e in qualsiasi istante bisogna sempre avere cura di loro e non dare mai nulla per scontato.
Grazie Frà
Sono contento di aver trovato il tempo per leggere questo tuo scritto… L’ho letto con calma senza fretta, senza correre, senza fare altro.. proprio come il tuo invito ad ascoltare 😀
e credo che ad un certo momento ho proprio visto quei fiori! 😀
ed ho immaginato la nostra bella palermo, pulita e colorata, ho immaginato un esplodere di colori proprio come la nostra amata sicilia è in primavera…
GRAZIE
Difficilmente si fa buon uso delle parole, oserei dire quasi mai. Ecco perché io le scrivo, preferisco scriverle che dirle ad alta voce.
Le parole oggi non vengono né ascoltate, né sentite, vengono usate per comunicare, ma comunicare cosa? Se non dai corpo alle parole non si può che elaborare un concetto astratto!
Per me le parole hanno suoni melodici, colori, emozioni, le parole hanno vita.
Le parole hanno vita e la vita ha parole.
La vita ha parole che ci invia continuamente, come se ci volesse inviare dei messaggi, ed è proprio questo che fa per l’appunto.
Siamo troppo presi dalla nostra routine che non cogliamo più questi messaggi, messaggi di emozioni, sorprese, di gioia e sorrisi.
Grazie Francesco.
Tra ieri ed oggi, molte parole riecheggiavano nella mia testa.
Spesso ho cercato di dare loro un significato, cercavo di collocarle nel tempo e volendo anche nello spazio. Altre volte le ho semplicemente pronunciate, nel pensiero e dando loro un suono.
“Anima, fiori, edificare, parole, pronunciare”
Stasera, rientrando a casa, continuavano a rimbombare…ad un tratto vedo seduto al tavolo della cucina un uomo. Lo conoscevo già, un vecchio amico di famiglia. Nino Lentini.
Dopo una semplice chiacchierata, apparentemente fatta di parole futili, mi sono trovata a buttare l’occhio su un libro che lui teneva sotto il palmo della sua mano. Ha notato che lo osservavo e me lo ha gentilmente firmato regalandomelo.
Il mio occhio era caduto sul titolo “Come ho scoperto la mia anima”.
Alla domanda “Cosa è l’anima?” di norma mi vien fuori una espressione facciale in stile fumetto, simile a quella con la gocciolina sui capelli e la bocca spalancata.
E’ la domanda, che spesso sminuisce la risposta.
E se ci chiedessimo “Dov’è l’anima?”
Io l’ho vista in un libro. L’ho vista in un fiore. L’ho vista in una parola. L’ho vista in mille pianti. L’ho vista persino nel mio portafoglio.
L’ho persino vista in una poesia, la prima del libro regalatomi
“Mi chiamarono fiore!
Timidamente risposi,
delicato e profumato.
Mi diedero ragione
mi innaffiarono,
s’innebriarono al mio profumo.
Ma presto mi colsero!
Pardon! mi tagliarono alla radice;
sentenziarono:
basterà un po’ d’acqua
in un bicchiere!
Mi amarono, mi adorarono.
Non potevano vivere
senza il mio profumo.
Sono appassito!
La mia strada fu certa!
Quella della spazzatura.
Non lo so, non ne sono sicuro:
rifiorirò a primavera?”
Come la prefazione dice, tutti siamo attraversati da drammi e la storia dell’umanità è piegata da contraddizioni insopportabili. Ciononostante andiamo avanti, poiché spesso e volentieri la volontà, per fortuna, non ci manca.
“…ciò che sostiene il tutto è la consistenza degli stessi avvenimenti narrati o delle persone evocate; infatti, ciò che l’uomo vive ha una sua forza ontologica e, come tale, ha diritto non solo di essere ricordato, ma anche di essere cantato o volto in poesia per la dignità della condizione umana.”
Qualcosa nella vita ci chiama.
In qualche modo noi le rispondiamo.
Spesso inconsciamente.
Quando l’ascolto e la risposta sono consci, allora le parole diventano musica.
contenta di aver letto questo tuo articolo poco prima di mettermi a nanna , in realtà penso sia la chiosa di questa giornata trascorsa…
con gli occhi di una bimba “adulta” condivido, per questo non smetterò di vedere e godere quanto di bello c’è nella “fioritura ” della natura umana.
grazie Fra.
Adesso capisco la presenza di quelle primule… Coloratissime, leggere, allegre,
di compagnia!
Anche se non avevo ancora letto questo articolo … Appena le ho viste sabato e poi domenica, devo dire che e’ stato proprio quello che le primule mi hanno comunicato;
In effetti e’ cosi’ la semplicita’ non deve essere mai scambiata per banalita’, si rischia un grosso errore, si rischia di dare alcune cose per scontate, ovvie.
Un bel pensiero.
Grazie Francesco
Amico mio caro, quanta serenità infondono le tue parole,le tue sensazioni, le tue risposte.
Le parole che tu affermi essere venute a te credo che invece siano nate da te, le carichi di sentimento, te ne servi per esprimere cio’ che il tuo cuore, il tuo essere non riuscivano ad esprimere… ti è bastato un fiore all’apparenza “effimero” per far nascere la consapevolezza del momento ed in esso godere della sua particolare bellezza… Amico mio sarà un caso ma qualche giorno addietro leggevo:“A differenza che nelle grandi difficoltà della vita, nelle piccole cose, nei momenti che passano in un lampo, risplende quella luce misteriosa che si vede quando si realizza un sogno”.
( B. Yoshimoto)Le piccole cose hanno l’aria di nulla, ma ci danno la pace (cit)
per quanto mi riguarda ancora mi stupisco di come un dente di leone possa vivere ai margini di un marciapiede… ti abbraccio amico mio
Non c’è nulla di più prezioso di ciò che è raro ed effimero e talmente delicato che un nonnulla potrebbe far basculare la bilancia della sua esistenza. Tutto ciò che ci circonda è in movimento, più o meno veloce, in un divenire e in un’ evoluzione tale che ciò che è ora tra qualche tempo non lo è più: così tutto è potenzialmente effimero, raro e prezioso. Fiori , farfalle e parole ci circondano e quasi violentemente ci chiedono di essere guardati, ascoltati, annusati e toccati e mangiati e digeriti e restituiti al mondo, a noi la capacità di coglierli e apprezzarli o disprezzarli e allontanarli, ma di coglierli. Così io dico non priviamoci dei fiori e di nient’altro può renderci più uomini, più coraggiosi, più contemplativi, più sognatori, più silenziosi , più urlatori, più di ciò che siamo ora, così da poter essere noi stessi in movimento e in evoluzione: ogni nostra fase sarà effimera e rara e preziosa e delicata, come i fiori, le farfalle, le parole.
“una risposta attenta e appassionata”…la sto ancora aspettando…come aspetto la primavera e i suoi fiori.
Un bacio Frà.
Bellissimo articolo…non tutti osservano…vivono…fanno buon uso della PAROLA..essenziale nei rapporti. Siamo circondati da troppa aridità. .dove c’è siccità non crescono i fiori…purtroppo.