Quando il portiere rilancia
C’è un coro che i tifosi del Palermo lanciano ad ogni rilancio del portiere, si proprio quello che avete pensato, per ovvi motivi non lo scrivo.
Qualcuno tra voi si è mai chiesto come, una parola del lessico comune panormita, sia diventata una usanza imprescindibile, compagna di viaggio di sabati e domeniche pallonare?
Correva l’anno del signore mille e novecentonovantaquattro, i presidenti Ferrara e Polizzi su gentile richiesta della tifoseria, stanca di vivacchiare in serie B, avevano costruito una specie di dream team che sulla carta avrebbe dovuto ammazzare il campionato di serie B ed approdare finalmente nella massima serie che mancava da tempo immemorabile.
I progetti rimasero su carta perché quella formazione si rivelò un autentico cimitero degli elefanti, fatta di giocatori al viale del tramonto scesi in Sicilia giusto per svernare; Taccola, Mareggini, Brambati, Petrachi, Maiellaro, Campilongo, Criniti venivano tutti dalla serie A, ma in A non ci portarono nonostante il prodigarsi di un centrocampista sette polmoni che in quell’inizio di stagione si improvvisò pure goleador, tale Beppe Iachini.
Si capì fin da subito che qualcosa non andava, nonostante i rosanero avessero espugnato San Siro battendo il pluriblasonato Milan; e qualcosa non andava nemmeno in curva che già allora mostrava i primi segni di cedimento, anzi il crollo qualitativo del tifo palermitano ebbe origine proprio in quegli anni concretizzandosi poi nelle stagioni a venire.
C’era baruffa in Curva Nord, si litigava; e qualcuno potrebbe dire che litigare è il mestiere degli ultras.
Ma quella volta si arrivò agli estremi, durante il match Palermo Acireale del 18 settembre 1994 un gruppo storico della curva decise seduta stante di abbandonare il proprio settore per trasferirsi in curva sud, sul modello poi seguito negli anni a venire da altri gruppi.
Fu un vero e proprio peccato perché proprio in occasione di questa partita era stato coniato apposta per i traditori acesi il famigerato coro sul rilancio del portiere; serviva qualcosa di speciale per i supporters granata, loro che si erano avvicinati amichevolmente ai palermitani in virtù di un ipotetico odio comune contro i cugini catanesi si erano poi rimangiati le parole quando la Curva Nord aveva intonato dei cori offensivi contro il loro capitano ed ex giocatore rosanero Orazio Sorbello.
Sorbello era quello del calcio scommesse, come poteva la Curva Nord dimenticarsene? E così la nascente amicizia tra le due tifoserie si arenò definitivamente, qualcuno, non ricordo chi, pronunciò la frase che passò alla storia «Catania e provincia, ‘u miegghiu avi ‘a rugna».
Il coro dei tifosi rosanero, quello che ricorda il numero di una stanza d’hotel, nacque dunque il 18 settembre del 1994.
Nelle partite immediatamente successive la tifoseria si trovò dunque spaccata, una parte in Curva Nord ed una in Curva Sud; la nord ci aveva preso gusto, quel coro sul rilancio del portiere era troppo corna rura.
Ooooooohhhhh … e poi una esplosione di piacere, che qualcuno tappava le orecchie ai pargoletti i quali poi puntualmente chiedevano «Papà, che cosa hanno detto?».
Ed il papà «Luca, il portiere si chiama Luca». Ma dopo due partite il bambino faceva commenti ironici.
«Papà, ma tutti Luca si chiamano sti portieri?» E già in classe quando la maestra gli diceva di fare i compiti lui rispondeva così. Per sua disgrazia la maestra allo stadio ci andava, non mi ci fate pensare, chi mala fiura.
Le risposte da curva a curva vennero spontanee, esattamente la partita dopo il 2 ottobre del 94, Palermo Ascoli 2-0. Doppietta di Maiellaro e poi ancora a quella successiva Palermo Udinese del 16 ottobre 94, 0-0 lancio di oggetti in campo e squalifica della Favorita.
Il giudice sportivo inflisse una giornata al terreno di gioco dei rosanero, si poteva giocare la Cibali o al Celeste di Messina, ma per evitare la guerriglia si optò per il Pian del Lago di Caltanissetta.
L’undici di Salvemini nonostante tutto era ancora in zona promozione e veniva da uno stratosferico successo per sette a uno maturato in quel di Lecce, complice l’euforia del momento ed il clima da scampagnata nel capoluogo nisseno i picciotti fecero pace ed alla successiva partita in casa col Venezia la Curva Nord si presentò compatta al suo solito posto che ci teneva a fare bella figura innanzi a quel cretino polentone che si era permesso di provare a comprare il Palermo due anni prima; in quella stagione i lagunari cambiarono cinque o sei volte allenatore.
Al rilancio del portiere il coro partì spontaneo e la curva sud rispose prontamente: i tifosi normali avevano imparato dagli ultras.
Tra i tanti si distinse un bambino, fu lui il primo a rispondere «Fuoooortiiii» col consenso del papà e l’avallo della maestra, che nel frattempo con la scusa dello stadio si incontrava col papà.
Il resto lo sapete, oramai questo coro è una istituzione rosanero, un qualcosa che si tramanda di generazione in generazione.
Anni dopo in tribuna stampa un attempato giornalista friulano mi chiese che cosa dicevano i tifosi al rilancio del portiere che lui non lo capiva.
Io gli spiegai che era un inno per il bomber rosanero Toni. «Luca è forte, in campo è il più forte» e non era colpa nostra se al nord il siciliano non lo capiscono. Quel babbasone tutto priato lo scrisse paro paro sul gazzettino e per anni essendo stata riportata anche da altri quotidiani del nord tutti ci credettero.
Incontrai lo stesso giornalista qualche stagione appresso durante un match con l’Udinese, mi sembrò che mi guardasse con gli occhi storti e ne ebbi conferma quando Handanovic fece il rinvio.
«Ma tutti Luca si chiamano sti attaccanti?» Rimasi senza parole, poi capii.
Si da il caso che sulla panchina dei bianconeri si sedesse un certo Guidolin da Castelfranco Veneto, che tutti lo sanno che è permalosicchio. Aveva il dentino avvelenato e per ripicca cascittiò con la stampa friulana prima del match, smontando la bufala che andava avanti da anni.
Quel giorno Sanchez e Di Natale si fermarono solo dopo il gol del sette a zero, punendo in un sol colpo i presidenti mangiallenatori, i tifosi maleducati e gli scrittori raccontaballe. Che poi balle non sono.
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La parola 800A oramai è usata da molti giovani alla moda del Nord Italia, che non sanno neanche cosa significhi e da dove venga. Ma poco importa, tanto al rilancio del portiere alla Favorita non capirebbero ugualmente…