Orlando contro la Bonafede sugli ex pip al Comune
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha scritto all’assessore della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro della Regione Siciliana Ester Bonafede in merito alla tematica soggetti del bacino “Emergenza Palermo ex Pip”.
Si fa riferimento alla notizia dapprima acquisita per il tramite degli organi di stampa e successivamente oggetto della nota di codesto Assessorato del 17 marzo 2014 prot. n. 10261, con cui, in via unilaterale, è stata preannunciata l’assegnazione presso la scrivente Amministrazione di circa 300 lavoratori provenienti dal bacino ex Emergenza Palermo; ciò – si riferisce – in attuazione di quanto previsto dall’art. 43 della legge regionale 9/2013 e “della previsione contenuta nella convenzione che il Presidente della Regione ha sottoscritto con l’INPS ….”, rispetto alla quale, giova tuttavia precisare, il Comune di Palermo è del tutto estraneo.
Orbene, a prescindere da ogni rilievo in ordine alla dubbia legittimità costituzionale della richiamata norma, certamente lesiva dell’autonomia locale, non può farsi a meno di evidenziare che il citato art. 43 della l.r. 9/2013 fa riferimento ad una “previa intesa” con il Comune di Palermo che, certamente, allo stato non è intervenuta (come è confermato dal tenore della missiva di data odierna) e che si reputa indispensabile prima di qualsivoglia assegnazione.
In disparte ogni considerazione in ordine alla correttezza dei rapporti tra le Istituzioni interessate, non può omettersi di segnalare che qualunque eventuale assenso da parte del Comune di Palermo all’utilizzazione dei predetti lavoratori non può prescindere da una puntuale ricognizione delle qualifiche possedute dai medesimi, onde verificare se queste siano funzionali alle esigenze di questa Amministrazione.
Invero, appare necessario, oltre che rispondente al principio di correttezza tra organi rappresentativi della Comunità territoriale ed in linea con il dettato normativo di riferimento, concordare misure idonee all’inserimento occupazionale dei predetti soggetti, anche per garantire una forma di rispetto della dignità dei singoli lavoratori interessati.
Non può inoltre non evidenziarsi, in quanto incidente sulle determinazioni che questa Amministrazione potrà assumere, che laddove la retribuzione dei predetti lavoratori dovesse essere effettuata dall’Amministrazione comunale con i fondi regionali da allocare nel bilancio dell’Ente, si correrebbe il rischio di aggravare ulteriormente l’incidenza delle spese di personale rispetto all’ammontare delle spese correnti di cui all’art. 14, comma 9, del decreto legge 78/2010, interrompendo il trend positivo fin qui registrato, grazie alle politiche del personale messe in atto con notevoli sacrifici; ciò impedirebbe alla scrivente Amministrazione di continuare nella strada della razionalizzazione della relativa spesa ed allontanerebbe ulteriormente l’ipotesi di qualsivoglia programmazione di assunzione del proprio personale precario e di quello delle società partecipate che da decenni contribuisce alla buona resa dei servizi comunali.
Ci si permette, infine, di ricordare che con missiva del 24 Ottobre 2013, prot. n. 885159, indirizzata al competente Dipartimento regionale, lo scrivente aveva già rappresentato le serie difficoltà che impedivano un ulteriore utilizzo di personale precario, sicché davvero non si comprende in forza di quale presupposto la Regione ritenga di assumere nei confronti dell’autonomia locale iniziative che avrebbe piuttosto potuto legittimamente assumere esclusivamente nei riguardi degli enti pubblici e delle istituzioni (quali le IPAB) da essa vigilate e sottoposte a controllo, circostanza questa che non risulta sia stata realizzata.
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