Competizione e antimafia
Ho avuto modo di assistere qualche sera fa ad un’opera teatrale basata su di un testo del presidente del Senato. Bravi gli attori, ma i contenuti mi sono sembrati un po’ retorici e anche un tantino autocelebrativi: ancora buoni per scolaresche e per un pubblico continentale, ma per chi è abituato ormai da anni al tema, decisamente stanchevoli e lontani, per esempio, dalla freschezza e originalità della recente opera prima di Pif. Si respira sempre più a Palermo una certa insofferenza verso riti e celebrazioni dell’antimafia ufficiale che, in una società permeata da cultura parassitaria, rischia talvolta di sostituire vecchi odiosi parassiti con nuovi e socialmente inutili intoccabili.
Se la lotta civile alla cultura mafiosa è innanzitutto culturale, si sente forse oggi il bisogno di un qualcosa di legato alla grammatica più che alla retorica della lotta alla mafia. La crisi economica che ci attraversa rende peraltro tutti un po’ più insofferenti alle celebrazioni e autocelebrazioni fine a se stesse e fa pretendere risposte anche scomode ed impegnative sul piano culturale e sociale, ma almeno veritiere. Altrimenti non si cambierà mai registro. Continua »
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