Chiude Fiorentino, ma se fosse in vita il commendatore Alfredo…
E ci risiamo. Nonostante l’epilogo possa sembrare il medesimo, il prologo di questa storia ha un marchio inconfondibile che profuma di storia, garbo e cortesia. Ha il colore dell’oro e l’abito del galantuomo.
Io lo ricordo bene il commendatore Alfredo. Se dovessi descriverlo a chi non lo ha mai conosciuto direi che era il classico nonno tenero. Nonno lo era per davvero, non essendo arrivato al traguardo centenario per un pelo, ma nei suoi gesti si poteva riconoscere la carezza di chi, nonostante tutto, nonno di sangue non fosse. Mai il tono della voce alto, sempre elegante, mai una parolaccia né una parola in dialetto. Era un uomo d’altri tempi, metodico e garbato, discreto, di quelli venuti fuori da una fotografia in bianco e nero.
Ogni mattina, puntuale come il canto delle cicale d’estate, faceva ingresso alle 9:30 al civico 315 di via Roma di fronte l’edificio delle Poste. Prendeva posto nella sua scrivania, allocata strategicamente tra il bancone di vendita e la cassa. Una vista privilegiata la sua perché, sebbene stesse spesso con il capo chino e la sua fedele lente d’ingrandimento, al signore dell’oro non sfuggiva mai nulla. Continua »
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