Varese 2019
Palermo fino a qualche mese fa si candidava a capitale italiana della cultura per il 2019. La candidatura è stata surclassata da città quali Venezia, Roma, Firenze Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena. Tutte insieme fanno meno abitanti di Palermo. Cosa ha in meno Palermo di queste città vi chiederete. La risposta è arrivata venerdì scorso: ci manca un po’ di amor proprio e rispetto per le professionalità della città. In sede di aggiudicazione provvisoria del Festino ha vinto una società di Varese. Avete capito bene: la città che ambiva ad essere capitale della cultura a detta di chi la candidava non riesce ad esprimere un progetto dignitoso per celebrare la sua festa più antica ed importante. Ad aggravare il tutto è il fatto che l’unico budget disponibile in un comparto stremato come quello della cultura venga allegramente destinato ad una società che con la città non c’entra nulla. Forse avremmo preferito tutti qualche pallone volante in meno (peraltro le palle le abbiamo già viste negli anni passati) e qualche stipendio in più in città.
La valutazione è stata fatta sul progetto e sui curricula e quindi in quella fase poteva (a mio avviso doveva) essere data priorità a curricula ed esperienze provenienti dalla città. Lasciare le risorse economiche sul territorio in un momento di crisi significa comunque favorire l’economia e soprattutto consente di alimentare quel poco del tessuto creativo che ancora sopravvive, sa solo lui come. Non so voi ma ormai gli emici emigrati non li conto più. Se non è stato fatto è perché è mancata una chiara direzione politica, nel senso bello e proprio del termine. Questa latitanza per la verità emerge tutta anche dal bando, che premia tra le altre idiozie le tecnologie innovative (e chi se ne frega di due lampadine led in più o in meno), invece di premiare ad esempio il radicamento alla città, o una visione ed un progetto per la città. Sono scelte strategiche, si capisce, ma viene da chiedersi quale sia la strategia adottata e perché venga scelta una direzione in dispregio delle competenze cittadine, che posso assicurare sono tante. Ovviamente c’è un’altra ipotesi ancora più deprimente: che il bando sia stato fatto a casaccio, e che quindi questo responso, che prima di tutto ridicolizza l’amministrazione che lo esprime, sia semplicemente capitato. Mi scuserete pertanto se preferisco ostinarmi a credere che dietro vi sia una architettura complessa, e se preferisco restare in attesa che qualcuno che lo sa fare ce la spieghi.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Stavolta è andata così. Almeno abbiamo maturato che alla prossima ventata di candidature potremmo candidare Varese a capitale della cultura di Palermo, magari con l’occasione qualche nostro operatore potrebbe essere chiamato per le celebrazioni di Sant’Antonio alla Motta, che, come recita enfaticamente il sito dedicato, attira oltre duemila spettatori. Dico io ci sarà a Palermo uno che sa organizzare una festa per duemila varesini. Continua »
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