Pregiudizio e omofobia al “Pride”? Che brutte parole!
Ogni anno ci risiamo. Accanto ad una pioggia di asterischi fuxia si alternano banalissimi luoghi comune. «Amor omnia vincit» dicevano i latini. Ed è così che con orgoglio si sono riempite, come un fiume in piena, le strade della città per la parata del Palermo Pride. Un corteo umano, con oltre 40mila persone ha sfilato a festa per l’occasione. Il monito? «O si è felici o si è complici».
Ma ritorniamo al “luogo comune”. Ogni anno, appunto, i giorni di pride si trasformano in un’occasione unica per esprimere il peggio di alcuni mammiferi umanoidi (scusate la provocazione, ma preferisco non usare il termine persone). Mi capita di ritrovarmi in giro, durante il corteo. Di assistere allo scambio di battute tra alcuni. «Talìa quanti ricchioni; ma io unn’è ca ‘unn’accetto, è ca mi parunu malati; ormai ca su tutti addà banna; pi mia pozzuno fare nszocu vogghiono ma ‘i loro casi; iddi si pozzuno accuppiari ma ‘i picciriddi hanno ‘a stari cu na matri e nu patri». Preferisco non ascoltare più e godermi i colori. Ascolto elucubrazioni specchio di banalità e preconcetti. Si rivolgono al mondo in modo goffo e grottesco, credendosi aperti e comprensivi, moderni e consapevoli del problema. Riempiono le loro frasi di “se” e soprattutto di “ma”, di giustificazioni politically correct per paura di essere scambiati per “omofobi”. Omofobi? Che brutta parola! Continua »
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