Durante il giorno, il caldo in Africa, più che toglierti il fiato, ti teneva in allarme, come chi accusa ininterrottamente, il dolore di una legnata in testa.
La notte era molto peggio.
Uno scirocco caldo come le fiamme dell’inferno avvolgeva tutto il villaggio che invano tentava di riposare.
Moataz che sin da piccolo era sempre stato un tipo molto sveglio, aveva trovato una soluzione geniale: studiava fino a quando il sonno diventava più forte del caldo.
Una scorta di candele gli garantivano una buona autonomia di luce, con la sua determinazione faceva il resto.
Come ogni notte, puntuale il piccolo Shariff, invece di stare a casa sua, si trovava davanti la finestra di Moataz.
Sul davanzale, appollaiato sui gomiti Shariff si reggeva la testa tra le mani.
Per ore ed ore stava a sbirciare, incapace di realizzare quale ragione potesse tenere Moataz incollato a fissare degli insignificanti pezzi di carta.
Sospettava che Moataz fosse una sorta di stregone e che quei libri avessero un potere o un segreto che prima o poi avrebbe scoperto. Continua »
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