Da Palermo un messaggio di pace
«Sciarra chitarra musica e battaglia», quante volte da bambini abbiamo cantato questo ritornello per sancire ufficialmente un litigio in atto con un amico, è nella tradizione palermitana, una cosa che si è tramandata da una generazione all’altra.
Chissà da quanto tempo visto che noi siamo di origine araba e dalla lingua degli islamici abbiamo ereditato tantissimi termini di uso comune compreso questo.
Sciarra deriva dall’arabo “sciara” o più probabilmente dal persiano “sciur”; in entrambi i casi la traduzione è “litigio, rissa”.
Da bambini litigavamo spesso ma facevamo altrettanto velocemente la pace; i litigi dei grandicelli invece sono di maggiore portata ed intensità.
Dicono che gli arabi sono litigiosi e quindi noi palermitani gli somigliamo molto; sarà un luogo comune? In fondo noi fummo la capitale del loro regno.
Di certo facciamo pace alla stessa maniera; sarà capitato anche a voi dopo un litigio tra due persone auspicare “’a vasata”, «amunì, ‘un c’è nienti ‘a vasata».
Per una questione di casuale assonanza abbiamo pensato per secoli di parlare il dialetto e di dire “la baciata”, invero il tradizionale bacio pacificatore tra due persone che litigano.
Invece abbiamo parlato arabo utilizzando lo stesso termine che gli arabi usano per le riconciliazioni dopo i litigi o le guerre: “wasatia”, che si pronuncia alla stessa identica maniera, semplicemente perché è la stessa parola tramandata di generazione in generazione di arabi fino ai giorni nostri. Continua »
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