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  • Cara Palermo, io vado…

    Cara Palermo, ci conosciamo da ventitre anni, alcuni dei quali vissuti intensamente, pieni di amore, gioie, sole, spiagge fantastiche, cibo meraviglioso.
    Ventitre anni in cui hai tentato di donarmi il meglio che avevi da offrire, tutte le tue sfaccettature più belle, gli stralci di una vita millenaria che ti hanno cambiata, modificata, migliorata.
    Per qualche tempo, in passato, mi sono rifugiato sul tuo seno, come un figlio che cerca protezione dalla madre da tutte le cose negative che la vita gli pone nel corso del suo cammino. Ultimamente, invece, non so cosa sia successo. Non so se stai male, se è un tuo modo di fare che mi hai tenuto volutamente nascosto o se ti sei fatta condizionare dalle persone che ti circondano, ma la realtà dei fatti è che non ti amo più.
    Ho provato in tutti i modi a valorizzarti con la mente e con il cuore, però tutto è stato vano.
    Già una volta sono andato via, pensando che standoti lontano avrei potuto apprezzare nuovamente quelle caratteristiche che ti rendono così bella, così speciale e, dopo poco tempo, decisi di tornare indietro perché mi mancavi tantissimo.
    Come succede sempre in una relazione, se una storia finisce, qualunque sia la motivazione, è difficile, se non impossibile, che possa tornare tutto come prima. Ho tentato di sovvertire quest’ordine, ricucire gli strappi e incollare i pezzi rotti, senza successo.
    Dall’altra parte, tu non hai dimostrato il minimo impegno per potermi trattenere al tuo fianco.
    Molti miei coetanei che ti hanno amata prima di me, e non solo loro, mi avevano avvertito di questo tuo modo di fare, ma non li ho ascoltati e sono andato avanti per la mia strada. Ho preferito sbatterci la faccia in prima persona, capire da solo cosa vuol dire amarti.
    Adesso ho capito e preferisco mollare la presa, abbandonarti del tutto. Sono stanco di te, dei tuoi comportamenti, del tuo giustificarti sempre con la solita frase “abbiamo il sole, il mare, non ci manca niente”.
    Mi dispiace, ma io con il sole e con il mare non mangio a cena, non posso avere un futuro e formare una famiglia mia.
    Preferisco le nubi e la pioggia, con la certezza di potere vivere, piuttosto che continuare con quest’assoluta incertezza su quelli che saranno i prossimi anni della mia vita.
    Ti ho amata, tantissimo, ma adesso è arrivato il momento di dire basta, lasciarci del tutto.
    Abbiamo provato e riprovato e non è andata bene. Adesso ama qualcun altro, qualcuno che abbia il coraggio di restare al tuo fianco, un enorme coraggio.
    Purtroppo l’unico coraggio che sto trovando è quello di andare, lasciarti sola.
    A questo punto, però, dovresti porti qualche domanda, perché se io non sono il primo e, certamente, non sarò l’ultimo, cos’hai che non va? Guarda dentro di te, scoprilo e, magari un giorno, tutti quelli che ti stanno abbandonando ritroveranno il coraggio di tornare e amarti come e anche più della prima volta.

    Ospiti
  • 23 commenti a “Cara Palermo, io vado…”

    1. In bocca al lupo …. Alvise

    2. partire non significa perdere ma anche trovare, c’è chi dice : cu nesce arrinesce.. con questo augurio ti saluto, sperando però che tu possa ritornare e cambiare la tua Palermo.

    3. Ritorna un giorno, anche lontano Palermo ha bisogno di persone come te. In bocca al lupo di cuore

    4. Io ho ritrovato l’amore x palermo una volta andata via, quindi ti capisco bene. Un abbraccio

    5. Vai sereno !

    6. e,
      un ti scuiddari
      ri mannari i picciuli…

    7. Caro Alvise, sono completamente daccordo con te.
      Palermo, i Palermitani non sanno amare ed apprezzare. Le tue parole, vere, pesano come un macigno su tutti noi. Ma, purtroppo, sembra che non esistano parole, azioni, frasi, esempi per potere dare una sterzata.
      Qui…..il sole ed il mare….non compensano affatto la necessità di affermarsi in società. Hai perfettamente ragione, ma tanto……della tua e mia decisione……non importa nulla a nessuno perchè la tanto decantata affabilità e unione è solo una illusione che ci portiamo dietro ma la realtà è quella che si vive e si tocca giornalmente.
      Coraggio e buona fortuna Palermo la si può “amare” solo da fuori; da dentro te la fanno ODIARE!!

    8. Facciamo un discorso serio?
      Cent’anni fa i giovani andavano al fronte,a farsi ammazzare,
      Oggi vanno a cercare un Lavoro,in luoghi distanti più o meno una decina di ore di aereo,
      Non mi pare la fine del mondo.

    9. Basta che non si parli di fuga dei cervelli…. perchè purtroppo tutti quelli con i cervelli in fuga … sono rimasti a Palermo!!

    10. Ho lasciato l’Italia quattro anni fa, cambiato un paio di nazioni. Conosciuto altri modi di pensare. Per noi lasciare il posto in cui siamo cresciuti e’ un lutto, per altri un’opportunita’ (provare per credere). Vai, scopri il mondo, impara che dove fa freddo ti copri e dove piove usi l’ombrello, senza che ne’ l’uno ne’ l’altro influenzino piu’ di tanto la tua vita. Impara che gli altri non sono freddi e che la cucina di mamma non e’ la migliore al mondo. Oppure resta, e “arrangiati”, come fanno i palermitani che restano. Nessuno ti sta mandando al fronte o a morire di freddo in Russia. So che siamo mediterrranei, ma i drammi sono ben altri.

    11. È vero, solo se qualcosa di veramente importante ti lega alla tua terra allora trovi il coraggio di restare…e per fortuna ho trovato qualcosa di veramente importante nella mia Palermo, un Maestro meraviglioso e una Scuola di Evoluzione e Risveglio in cui, in molti, vogliamo far tutto ciò che serve per cambiare le cose, dall’interno…
      Solo per questo trovo ogni giorno il coraggio di cui parli…e resto…

    12. È la stessa, identica, cosa capitata a centinaia di migliaia di ragazzi prima di te, me compreso. Sostanzialmente però sto con Ciccio quando dice che non è la fine del mondo se paragonato a quello che facevano i nostri avi. Discorso a parte per quanto riguarda lo schifo che giornalmente ‘offre’ la nostra città.

    13. Grazie Nadilú per il tuo commento, sicuramente spicca per diversità di contenuti e lascia trasparire una forza d’ animo che spero spinga molti a seguire il tuo stesso cammino. Per caso potresti indicarmi dove posso trovarvi e come si chiama la scuola? Troppi segnali in questo periodo mi spingono ad agire più attivamente, e una scuola di evoluzione e risveglio, qualunque cosa sia, mi sembra un ottimo modo per rilanciare una umanità fallimentare che si riflette sulle nostre città.

    14. Ciao Alvise, una buona fortuna per il tuo avvenire. Non so perchè, ma ho la sensazione che questa terra non cresce e non fa crescere. Mi auguro che altrove potremo trovare delle certezze che questa città e questa terra non vogliono per nulla donarci. Ti saluto carissimo! Ciao e buona fortuna per la tua vita!!!

    15. La notte ci penso a volte nel letto. Me ne vado a non me ne vado? Per ora vince il “non me ne vado”. Non so effettivamente cosa riesce a trattenermi ancora il rimanere qui.

    16. Leggendo i commenti mi chiedo, secondo voi lo schifo a Palermo lo hanno portato i politici? No, io penso dipenda dalla popolazione stessa che ha scelto (perchè siamo lagnusi) di vivere in un posto al di fuori della legalità.

      Lo stato e le forze armate non possono fare nulla per salvarci, dipende da noi. Però credo che la cosa ormai sia irreversibile, ed è un peccato.

      Scappare è l’unica strada, a mio parere, per tentare di salvare la propria singola esistenza, anche se stimo chi ha il coraggio di restare a soffrire.

    17. Condivido il secondo ed il terzo concetto,ma dovresti spiegare meglio il primo.
      Uno che nasce a Palermo,sceglie di nascere a Palermo?
      Se studia e si laurea a Palermo,
      si aspetta un Lavoro a Palermo.
      Ma il Lavoro,degno di tal nome,non c’è.
      Che cosa può fare?

    18. Quella sui politici poi non la capisco proprio…

    19. Non si puo’ generalizzare un discorso sulla Partenza come cosa inevitabile, necessaria, quasi doverosa. Ci sono anche altri valori,E spesso le situazioni della famiglia e gli affetti non consentono scelte cosi’ semplici da effettuare.La societa’ di oggi smembra le famiglie

    20. ..e il nomadismo lavorativo non e’ cosi’ desiderabile.Utile per i carovanieri ,non per gli stanziali.

    21. sono anche io profondamente innamorata della mia città… Tuttavia credo che questa sia sempre più “sterile”… Con tutto il rispetto per le categorie che sto per citare… ma, in questa città, qualcuno mi potrebbe dire che futuro si vede all’orizzonte per chi NON è: AVVOCATO/NOTAIO – DIPENDENTE ARS/AMIA – RACCOMANDATO ?
      Allora forse avevano ragione i nostri avi: “cu nesci arriniesci”…

    22. Caro Alvise. La pensavo esattamente come te quando tre anni fa ho deciso di fare le valigie e andare via. Adesso che però ho deciso di tornare e di lavorare per migliorare questa città non potrei esserne più felice. Chiunque parte fa benissimo, cerca nuove opportunità e allarga i propri orizzonti, io però alla luce di questo ho capito che è giusto lottare, soprattutto in un mondo che sembra remarci contro.
      Vai dunque, e prendi le tue decisioni senza paura, sia che si tratti di rimanere fuori, sia che si tratti di ritornare, con tutti i sacrifici che comporta.
      Ti auguro di cuore buona fortuna.

    23. Alvise, fatti i c***i tua. Comprati una radio tutta tua, con i finanziamenti della regione. Vedrai che chi non se ne va poi riesce. Stringi i denti

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